ERIC CHENAUX, “Guitar & Voice” (Constellation / Goodfellas, 2012)

E’ di una semplicità disarmante il titolo del nuovo lavoro di Eric Chenaux, ma, in fondo, è davvero ciò che è. Splendido “Sloppy Ground” del 2008, molto meno “Warm Weather” (con la complicità di Ryan Driver) di due anni dopo, ora Eric passa all’azione diretta, armandosi di poliedrica vocalità e della sua chitarra – trattata o meno per simulare mille e più strumenti – per riappropriarsi di un immaginario personale da sempre fortemente inserito in un contesto cantautorale, ma che è dotato di una forza unica e trasversale che gli permette di dire la sua in qualsiasi campo musicale si necessiti di una chitarra, una melodia vocale e la voglia di affermare la fecondità del proprio estro.

“Guitar & Voice” è come un gesto violento, di una nitida violenta bellezza, teso a riaffermare quanto era andato disperso con il capitolo precedente. Ricade in solipsismi talvolta logorroici è vero, come nella pur riuscita giga a base di fendenti di elettricità dal forte nitore orientale di “Slibah Aughty” (meglio la successiva “Le Nouveau Favori” allora) o nella dolce levità di “Dull Lights (White Or Grey), ma il tutto è abbinato a pezzi completamente vividi e riusciti. Sarà anche merito della produzione, appannaggio dello stesso Eric, coadiuvato però da due dei migliori autori della recente produzione Constellation come Radwan Ghazi Moumneh e Sandro Perri, ma la realtà è che Eric ha ripreso possesso della sua arte. Lo si evince dall lirismo anni 50 (intarsiato di stridenti loop di chitarra molto più moderni) di “Amazing Backgrounds”, dalla spazialità folk di “Simple/Frontal”, dalla splendida sortita à la Tim Buckley di “Put In Music”, dall’amabile introversione dei rimbalzi voce e chitarra in fingerpicking di “However Wildly We Dream”.

73/100

(Giampaolo Cristofaro)

17 aprile 2012

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