ELECTRIC WIZARD, “Black Masses” (Rise Above, 2010)

La Psichedelia plasma-ta oggi dagli Electric Wizard brilla di una luce nera e implacabile, profonda come gli abissi infernali di Lovercraft e sensuale come gli sguardi delle vampire lesbiche di Jess Franco. Quel magma incredibilmente denso e psichicamente sconvolgente rovesciato qualche mese fa sul palco dello Stoner Hand Of Doom (chiedete conferma all’insospettabile kalporziano Giordani) è stato condensato in otto tracce nel successore di quel “Witchcult Today” che aveva segnato la rinascita qualitativa del quartetto inglese. C’è da confermare che la via albionica al metal più feroce ed ossianico degli ultimi venticinque anni dà sempre prova di classe infinita ed (auto)ironia a pacchi. I Wizard, dal canto loro, scelgono di accentuare la naturalezza con cui riescono ad approdare ad una forma canzone definibile, se vogliamo, necro-beatlesiana infettando il loro Doom con vertenze Psych di chiara ascendenza ’60ies. “Black Mass” diventa così una sorta di “I Wanna Be Your Dog” occulta, “Venus In Furs”, coi suoi stupendi bagliori melodici, invoca la Salvezza (non Cristiana) tramite la sua più concreta manifestazione carnale in un finale vorticosamente lascivo, mentre “The Nightchild” riemerge dai fanghi in virtù di un ritornello figlio della nuova, sacrosanta infatuazione di Justin Oborn per i Pretty Things.
Il bello è che questa scoperta della “leggerezza” e della “concisione” porta come frutto un album monolitico, quasi insostenibile, in cui la canzone viene usata come esca per accalappiare con un mantra nuove vittime sacrificali. Personalmente, non posso che consigliarvi di cedere alla tentazione di cadere in preda alla vertigine in un terribile bad trip del quale sarà difficile poi fare a meno.

(Lorenzo Centini)

2 dicembre 2010

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