LARRIKIN LOVE, The Freedom Spark (Infectus / Rykodisc, 2007)

È con un filo di amarezza che mi accingo a scrivere queste righe dedicate al primo e verosimilmente ultimo disco dei Larrikin Love. E’ infatti di qualche giorno fa la notizia dello scioglimento del gruppo, diramata attraverso il sito ufficiale della band. Un vero peccato perché questo giovane quartetto londinese raccolto attorno alla figura del compositore e cantante enfant prodige Edward Larrikin aveva belle storie da raccontare e sarebbe stato interessante seguirne le future evoluzioni stilistiche. Occorre comunque aggiungere che il disco giunge in Italia a quasi otto mesi dalla sua uscita nel Regno Unito, nel quale circolava già dall’autunno del 2006, raccogliendo tra l’altro unanimi consensi sia di critica che di pubblico.

Il gruppo si ispira vagamente, in un modo non troppo dissimile dai The Good The Bad and The Queen, all’immaginario picaresco e dickensiano di un Inghilterra fin troppo scopertamente vittoriana (per rendersene conto basta dare un’occhiata furtiva alla foto che ritrae il gruppo in copertina) ma quello che più colpisce sin dal primo ascolto è l’intricata promiscuità dei riferimenti musicali che la band riesce ad amalgamare con una fantasia e un eclettismo davvero insoliti per degli “esordienti”. L’universo poetico e concettuale dei Larrikin Love risulta dunque estremamente frastagliato e composito: da un’iniziale oscillazione folk rintracciabile nei vaporosi boccoli di violino che contornano “Edwould” o “Happy As Annie” (ispirata dalla bellissima poesia di Arthur Rimbaud, “Le dormeur du val” dell’ottobre 1870) si arriva alle cantiche celtiche della splendida “At the Feet of Re”, che sembra avvalorare gli accostamenti ai Waterboys e soprattutto agli amatissimi Pogues di Shane McGowan, per i quali i Larrikin Love hanno avuto l’onore di aprire ben tre concerti alla Brixton Accademy nel dicembre 2006.

Il disco tende ad assecondare un’indole vagabonda e cosmopolita, “zingara” (e per una libera associazione d’idee verrebbero in mente i Guillemots), come in fondo è anche quella del suo creatore Edward Larrikin, la cui verve compositiva guizza come un volpe (anch’essa ben visibile nella copertina del disco) tra tentazioni ska poco distanti da Clash e Specials (significative a questo proposito soprattutto:”Forever Untitled”, “Six Queens”, primo singolo in assoluto della band, e “Meet me by the Getway Car”, scritta quando Larrikin aveva solo sedici anni!) per approdare a brani di punk pop più disteso e bozzetti di ordinaria frustrazione metropolitana che evocano forse lo spettro dei Libertines o addirittura dei Kooks (e quindi, indirettamente, i Police…), come viene ben documentato da brani decisamente più catchy come “Downing street kindling”, “Well Love does fulrise life” e “Oh sussex Donns”.

Nel complesso i Larrikin Love realizzano dunque un disco convincente ed estremamente orecchiale, pieno di belle intuizioni e piacevoli spunti melodici e letterari, all’insegna di un sano divertimento e di un romanticismo ingenuamente adolescenziale che, in una certa misura, appartiene o è appartenuto a tutti noi… A questo punto non resta che incrociare le dita e sperare in un ripensamento da parte della band riguardo al proprio futuro.

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