JOAN AS POLICE WOMAN, Real Life (PIAS / Self, 2006)

Ultima fidanzata di Jeff Buckley. Amica di Elliott Smith (cui è dedicata la struggente “We Don’t Own It”). Violinista dei Johnsons di Antony. Corista di Rufus Wainwright. Partecipazioni varie con Sebadoh, Nick Cave e Sparklehorse. Strano, visto il curriculum, che questa “Real Life” sia la prima occasione per Joan Wasser di mettersi in discussione in prima persona come Police Woman. Canzoni d’autore al pianoforte che più che a Tori Amos fanno pensare a Carole King, Joni Mitchell e Chrissie Hynde. I brani sono come sussurri e c’è poco spazio al vocalizzo esasperato, al virtuosismo gratuito e alla melassa fine a sé stessa (nonostante l’inquietante apparizione di Antony in “I Defy”). Si tratta di una donna “con le palle” che, per di più, sa scrivere grandi canzoni e sa interpretarle con il carisma necessario per non passare inosservata. Qui lo scrivo e lo confermo. Meglio di Tori Amos. Meglio di Fiona Apple. Meglio di Amanda Rogers. Se ne accorgeranno in pochi, ma quei pochi non potranno non restare indifferente al suo fascino. Perdersi in “The Ride”, “Flushed Chest” e “Christobel” è come un dolce naufragio. Punte dell’iceberg di un disco che non ha un momento o un punto debole.

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