THE GO-BETWEENS, Oceans Apart (Tuition, 2005)

Ritrovare i Go-Betweens due anni dopo il delizioso “Bright Yellow Bright Orange” è una fantastica, quanto prevedibile, sorpresa. Prevedibile perché da quando hanno deciso di riunirsi nel 2000 per confezionare “The Friends of Rachel Worth” i nostri non sembrano sbagliare un colpo. Fantastica perché il livello medio delle canzoni di quest’ultimo “Oceans Apart” è altissimo. Nell’arco di quaranta minuti infatti, Robert Forster e Grant McLennan mettono assieme una raccolta di pop-songs che vivono nella loro semplicità e nella loro assoluta perfezione.

Certo, niente che i nostalgici e reduci degli anni ’80 underground del college rock e della mai troppo incensata scena australiana – alla quale i nostri appartengono assieme ai Died Pretty, Stems, Hoodoo Gurus e Church, solo per citarne alcuni – non mandino a memoria, ma la delizia che accompagna l’ascolto supera le barriere generazionali e ogni nuovo attacco è una nuova emozione che si accompagna lungo i minuti che scorrono sul display. Mai troppi. E quando il disco finisce non si può far altro che rimetterlo nel lettore un’altra volta per ascoltare a ripetizione “This Night Is For You”, “Here Comes A City”, “Born To A Family”.

Perché ogni accordo è al posto giusto e ogni melodia è così perfetta da mantenere intatta la sua bellezza, perchè di quest’anno ancora mancava un album di semplici “canzoni” (per dire: 2004 Elf Power, 2003 The Shins) e perché forse è ancora presto per decretare il miglior lavoro del 2005, ma azzardare ed esagerare sulle emozioni che nascono da questa musica è sempre bello, perché forse è anche vero che troppi ascolti disilludono l’appassionato, ma quando sembra la prima volta che si ascolta una cosa non c’è razionalità che tenga. In fondo è solo rock, no?

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