THE TWILIGHT SINGERS, Blackberry Belle (One Little Indian, 2003)

Per gli amanti degli Afghan Whighs di Gred Dulli è tempo di rallegrarsi. I dubbi lasciati dal disco di esordio dei Twilight Singers vengono spazzati via da “Blackberry Belle”. Vi si trovano tutti gli ingredienti che hanno fatto di Greg Dulli una delle migliori voci del rock indipendente americano. L’amore viscerale per il soul e la musica nera, un senso del ritmo e del groove che appassiona lungo tutti i cinquanta minuti del disco, le storie dai colori scuri, di amori difficili e tormentati, di eccessi.

Il tutto brucia al ritmo di un suono che è sempre meno aspro e sempre più sensuale, che ha il dono di redimere un mondo fatto di rancori e sentimenti torturati. In fondo è questa la sottile differenza tra i dischi di Greg Dulli e quelli degli altri. In lui il tono sofferto e l’aura maledetta non sono mai una maschera, ma l’essenza stessa della sua musica. Non è uno spettacolo, è soltanto realtà raccontata con una buona dose di ironia.

Con una voce che sa essere seducente e graffiare al tempo stesso, Dulli canta dei suoi istinti, delle sue frustrazioni e delle sue perdizioni. Tutto qua. Come bruciano le note di “Teenage Wristband” dove si ascoltano le parole “Ho sedici ore da bruciare e starò in piedi tutta la notte”.

E poco dopo in “Decatur St.”, non meno febbrile, ecco una sorta di confessione: “Sono infantile, senza senso pratico e ti farò piangere, sono isterico, vuoi fare un giro?”. “Blackberry Belle” smorza le inflessioni elettroniche dell’esordio dei Twilight Singers e riabbraccia le chitarre, pur non suonando urticante come “Congregation” o “Gentleman” degli Afghan Whigs.

Dulli si affida ai toni caldi della sua voce e della sua vena soul anche quando compone ballate. Cominciando dalla fine e dal momento più alto del disco, “Number Nine”, sontuosa ballata dove il soul incontra il country e la voce di Dulli quella di Mark Lanegan, in una canzone profonda come quelle di Johnny Cash. Ma lo stesso avviene in “St. Gregory” dove chitarre acustiche e un tappeto di percussioni sinuoso si sposano in modo pressoché perfetto. Dulli è sempre pronto a spingersi in accelerazioni mozzafiato, “The Killer” e “Teenage Wristband”, ma più spesso ama toni più smorzati.

Ecco allora “Martin Eden”, ballata elettrica che cresce dagli accordi di piano con cui inizia, e “Esta Noche”, sinuosa fino a sfociare in un finale soul con tanto di fiati. “Blackberry Belle” è un disco che parla d’amore in modo vero e crudo, un amore tormentato e scuro, che è comunque la forza che muove il mondo di Greg Dulli, perché,.come canta in “Papillon”, “Lei mi farà risorgere”.
Un ritorno in grande stile.

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