LA CRUS, Ogni cosa che vedo (Wea, 2003)

Il nuovo lavoro dei La Crus riafferma l’assoluto valore come autori dei musicisti milanesi, dopo il lavoro di interpretazione di brani altrui dell’ultimo “Crocevia”. Lo fa perché, a dispetto di qualche passo falso, contiene semplicemente alcune delle cose migliori mai comparse a firma La Crus, dimostrando come siano tra i pochi artisti a saper raccontare davvero le proprie inquietudini e i propri dubbi, a mettere a nudo i propri sentimenti e la propria malinconia.

“Ogni Cosa Che Vedo” è un lavoro che affina questo talento, cambiando gli orizzonti, trovando l’ispirazione in suoni più moderni senza accantonare la forma canzone e coniugando la leggerezza di “Dietro La Curva Del Cuore” e l’introspezione di “Dentro Me”. Per questo anche i momenti più sofferti sembrano meno scarni, come
nella ballata che apre in grande stile il disco, “Voglio Avere di Più”,
oppure nel jazz moderno di “La Giacca Nuova”, in cui i La Crus
incontrano la scrittura di Marco Lodoli.

Non è un caso che la vena letteraria da sempre presente nelle canzoni dei La Crus venga approfondita in queste tracce e illumini tutto il disco. L’altro brano che ospita un contributo letterario è il blues scurissimo e ricco di fascino intitolato “La Nevrosi”, di cui la poetessa Mariangela Gualtieri ha composto le liriche. Se le parole sono ancora più importanti che in passato e scavano ancora più in profondità i suoni si aprono fino a “Se”, che ha l’incedere ritmato del soul, e a “Come Una Nube” che mostra una inaspettata vena pop.

Altrove, “Prima che La Notte” e il singolo “L’Urlo”, il ritmo invece sembra soffocare le canzoni e i suoni appaiono troppo scontati. In ogni caso sono questi gli unici due passi falsi di un disco per il resto ispirato ed intenso. A cominciare da “Meglio Non Dormire”, lento e disarmante racconto di amore, per proseguire con i due riusciti ritratti di Milano, quello estivo leggero e pieno di speranze, quello autunnale introverso e velato di amarezza. E poi ancora l’attesa dell’amore raccontata in “Sembra un Sogno”, ballata che si distende lenta tra elettronica minimale e archi e l’incantevole duetto insieme a Cristina Donà intitolato “Ad Occhi Chiusi”. Un gradito ritorno.

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