VOTIVA LUX, Solaris (Cyc Promotions, 2002)

” Solaris” è un album sorprendente, bellissimo e avvolgente; tanto per mettere da subito le cose in chiaro.

I Votiva Lux sono un quartetto emiliano, composto da Andrea Ghidini (chitarre, e-bow, feedback, programmazione), Giulio Sangirardi (chitarre, e-bow, feedback e “voci dallo spazio”), Gabriele Bufalini (bassi, piano elettrico, effetti, programmazione) e Stefano Grassi (batterie).

Definire in due parole la musica dei Votiva Lux è impresa non da poco: diciamo che ad un primo ascolto può apparire come il fortunato incontro fra il rock spaziale degli Hawkwind di “In Search of Space”, il muro di feedback teso a nascondere la natura di un pop etereo dei My Bloody Valentine, le ossessive pause acustiche dei Tortoise, il flusso di coscienza psichedelico dei Pink Floyd di “Atom Heart Mother” e le narcolettiche sfuriate elettriche tipiche della new wave.

Il brano di apertura, “Ffair” esemplifica perfettamente questa fusione di intenti: su un dolce arpeggio si aggiungono suoni, feedback, la batteria segue un tempo da marcetta, e come strumento aggiunto si sente la profonda voce di Brychan Llyr che narra versi in gallese. Sarà l’unico brano non prettamente strumentale (peculiarità che accomuna la band a molti esponenti del nuovo rock internazionale, dai già citati Tortoise ai Dirty Three fino ai lavori d’esordio dei Trans Am).

Splendido l’incedere spaziale della stralunata “Il villaggio degli Uomini Fungo”, aperto dal suono del Moog Rogue suonato da Andrea Mussi e accompagnato anche dal vibrafono di Roberto Celi e dalle percussioni di Mimmo Mellace, danza suadente e ottenebrante.

Pacificante l’attacco acustico di “Inisheer” che forma una trilogia insieme alla tesa “Inishmore” (attacco ossessivo di un arpeggio di chitarra, tappeto sonoro dato da una slide guitar, fino all’attacco angosciante della sezione ritmica), e a “Inishmaan” (basata su un solo arpeggio pianistico a cui si aggrappa prima la batteria e poi un muro di feedback).

Di nuovo il Moog Rogue in “Gasteropod-1” ad anticipare feedback, basso, chitarra, batteria, fino all’esplosione della trascinante e rabbiosa parte centrale del brano, destinato ad interrompersi di netto e a sfumare in una serie di effetti spaziali e riverberi. Meraviglioso pop-rock psichedelico in “Rommel”, nuovamente musica in bilico fra pace acustica e rabbia elettrica in “Atlantic”.

Un album da ascoltare, quello dei Votiva Lux (e questo sembrano voler puntualizzare i membri della band evitando di mettere loro foto all’interno del booklet a favore delle foto attinenti alla musica), un raggio di luce inaspettato e sorprendente in questo uggioso ottobre romano.

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