Almamegretta, Colonia Sonora, Collegno (TO) (27 giugno 2002)

Già un decennio si è dissolto dal debutto di “Figli di Annibale”: un decennio che ha visto la band dalle solari radici partenopee fluttuare costantemente tra tradizione e sperimentazione, in un moto oscillatorio scosso da quel sound tutto caratteristico e linfa vitale di Raiz e compagni.

In occasione di questo anniversario, gli Almamegretta si trasformano in cantastorie di sé stessi, gitani di note che li hanno seguiti sui palchi della penisola (e non solo) dacché l’eclettico progetto non era che una pura scommessa con le forze di musica e destino. E lo fanno scivolando tra quelle melodie pietre miliari nella loro evoluzione, rivestite di nuovi arrangiamenti e diluite in un concerto che non sa tanto di greatest hits quanto piuttosto di rivisitazione studiata per l’evento.

Proprio in questo modo, “Fatmah” si trasforma in un turbine di energia immediata, una sorta di bolero a trapianti elettronici, e “Fattallà” rivela la carica dance così contrapposta eppure equilibrata da una linea di voce in perfetto stile black. Forse tracce come “Rubb da dubb” e “Catene”, entrambe tratte dall’ultimo album in studio “Imaginaria“, un poco soffrono per la perdita del mood originario a favore dei nuovi arrangiamenti live. Certo è che veterane quali “Sanghe e anema” e “Figli di Annibale” realizzano un connubio perfetto tra le vibrazioni reggae e la frenetica carica del dub, riposando su di un cantato in perfetto stile Almamegretta che ricorda tanto bene le melodie classiche del canto napoletano, ma anche, perché no, di stile decisamente mediorientale. E poi le canzoni del tanto celebrato “Sanacore”, si parla di “Nun te scurdà”, “Maje”, “O sciore cchiù felice” sono quelli che più felicemente si manifestano in una esecuzione pulita ed immediata, che vede un lavoro di batteria districarsi perfettamente tra i tempi dispari ed incastrarsi tra le variegate ed onnipresenti improvvisazioni del soundman.

Restano sempre gli stessi seppure evolvendosi, gli Almamegretta, ed anche questo fa parte del loro gioco di ombre e luci: live che palpitano nell’accelerazione dei tempi dispari e nei battiti della drum’n’bass, un sound che non conosce diffidenza alcuna nel proporsi, riproporsi e combinarsi in uno stile che sa di continua innovazione.

3 luglio 2002