PAOLO CONTE, Aguaplano (CGD, 1987)

“Aguaplano” è l’opera che consacra definitivamente Paolo Conte, attesa in maniera spasmodica dalla critica e da un pubblico sempre più attento ed interessato alle gesta del cantautore astigiano. In effetti, tre anni sono ormai passati dal precedente lavoro in studio, tre anni in cui l’artista ha ottenuto un attenzione davvero rilevante, creando aspettative sempre più pressanti verso nuove composizioni originali.

Eccole, dunque, queste nuove canzoni, 21 tracce raccolte in un album doppio che emoziona al solo impatto visivo/tattile. La cover di “Aguaplano” è tratta da un disegno di Conte stesso, il quale non perde occasione per mostrare anche le sue qualità di artista figurativo. A proposito di qualità, qui siamo di fronte ad uno strabiliante caleidoscopio sonoro che ci travolge in modo irreversibile fin dalla prima nota della title track. “Aguaplano” è esotica, incalzante, è un aeroplano sopra un mare tropicale, è una sensazione che vorremmo definire esattamente ma che continua a sfuggirci. “Max” è un altro capolavoro, il suo crescendo è ormai entrato nella leggenda, sarà una presenza fissa in tutti i concerti, ottenendo ovazioni. Bellissima e felpata è “Hesitation”, mentre “Nessuno mi ama” è un elogio ed un’elegia agli anni ’30, con un coro femminile molto charleston. “Spassiunatamente” cita, in modo leggero ed ironico, l’amata canzone tradizionale napoletana, “Anni” è una cavalcata vecchio stile ’70 (con la fisarmonica suonata dal vecchio compare Nando Francia), “Jimmy, ballando” è una chiusura meravigliosa e dolceamara dell’album, con dedica esplicita a Jimmy Villotti, chitarrista finissimo e compagno di avventure del Nostro in giro per il mondo. Produce Renzo Fantini, alla direzione artistica Antonio Marangolo, alla genialità sempre lui, Paolo Conte. Da “Nessuno mi ama”: “Facciamo un po’ di letteratura con la miseria della mia bravura…”.

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