VINICIO CAPOSSELA, Il ballo di San Vito (CGD East West, 1996)

“Salsicce, fegatini, viscere alla brace, … e fiaccole danzanti, … lamelle dondolanti.. sul dorso della luna fiammegiar; vino, bancarelle, terra arsa, rossa…, terra di sud, terra di confine, terra di dove finisce la terra…”
In un clima di sagra paesana, fra fuochi e tradizioni culinarie, tra balli e canti di antiche contrade, mi immagino si ambienti il pezzo che dà il titolo a questo album.
Un continuo incalzare, un’agitazione che parte da terra, una vibrazione che si trasmette a tutto il corpo e non consente a chi ascolta di rimanere fermo; un magistrale connubio di musica, modulazione della voce e testi che si fondono e trasmettono un brivido, un fremito… insomma un Vinicio indiavolato, morso da una tarantola, affetto dal “Ballo di San Vito”, nome volgare (non scientifico) attribuito ad una malattia i cui effetti sono contagiosi … al primo ascolto… provate a rimanere impassibili…
Ancora una volta Capossela cantastorie, storie di vita comune, di giornate “senza pretese” (per dirla con il titolo di un brano del suo primo album), di allegri “gallinacci” che ballano “a l’incontraire”, di giovani di periferia, racconti di sarcastica drammaticità, con una sempre ben evidente verità.
Superfluo aggiungere che testi e terminologia sono ricercati, velati di ironia che edulcora la realtà: poesie, vignette e racconti che descrivono ambienti e personaggi fra i più diversi: “Al Veglione”, un capodanno rimasto nella memoria di un fanciullo, rappresentato come una fotografia dal sapore felliniano; l’inesorabile “Pioggia di Novembre”, che cade su ogni cosa, su ogni persona, “sulle collette di spicci e sigarette”, “sugli attacchini, sugli spazzini”, “sulle africane in mezzo ai viali, sopra ai silenzi negli ospedali”; “Contrada Chiavicone”, un difficile scioglilingua, incalzante nel ritmo e “nervoso” nello stile; e tanti altri.
Musicalmente tradizionalista, strumenti ben modulati e armonicamente combinati, come sempre con poco spazio per strumenti elettrici, ma con il prezioso contributo di Marc Ribot alla chitarra.
Un album maturo, nuovo: emozioni, musica, storie, sorrisi e riflessioni per chi ascolta.

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