ANTI-POP CONSORTIUM, Tragic Epilogue (75 Ark, 2000)

Si possono usare gli Antipop Consortium per molti discorsi. Il primo è un bel discorso, e riguarda la nuova scena hip hop. Intanto l’underground, che finalmente riesce a venire fuori con la dignità che merita. Un buon periodo davvero per gli artisti sottoterra. Hanno già approfittato i Jurassic 5, i The Lox, i The Nextmen e i Blackalicious, e tutta la truppa Rawkus, i campioni del mondo nel torneo dell’hip hop globale. Gli Antipop hanno una storia simile. Sono insieme dal 1997, ma pubblicano il primo album solo nel 2000, e è proprio un peccato. Un gioiello, quest’album. Un gioiello di piatti e suoni trip-hop, scintillante di old style e avanguardia. Eccoci al secondo discorso, “Tragic Epilogue” appunto, che riprenderemo dopo. Prima vi voglio parlare di un paio di cosette per nulla belle.
Gli Antipop fanno un hip hop sperimentale, dalla visibilità abbastanza ampia da arrivare senza problemi in Europa. Di più, in Italia! Per non parlare dell’influenza loro e dei loro amici dall’underground, e parlo di influenza culturale per l’uditorio più ancora che per gli altri artisti. Bene, lasciatemi osservare ancora un paio di cose. Mo Wax benemerita, intanto. Label storica di disco e dub, di musica moderna insomma, da un po’ di tempo si mette a distribuire hip hop. Che confusione! Zack De La Rocha, leader capelluto dei Rage Against the Machine, si prepara al debutto solista. Producono Premier e altre superstar del rap. Limp Bizkit, l’ultimo album, è hip hop e basta. I Prodigy già qualche anno fa avevano inserito “Diesel Power” in “The Fat of the Land”, un pezzo hip hop in un mare di sintetizzatori e urli. E via così tra nuovo reggae e ‘pop rock’ un po’ troppo simile a ‘hip hop rock’. Badate, non sono un integralista o un purista o un crociato del vero rap. E’ che qui in Italia non si può scherzare. Se cercate i Beastie Boys alla Ricordi a Bologna, dovete andare nel pop/rock, mica nel rap. E se volete qualcosa di DjShadow, di DjKrush o di Kid Koala dovrete dirigervi nel vicino scaffale di techno/dub/disco. Gli Antipop non li trovate proprio, quindi niente paura. Tutto questo piagnisteo per dirvi di fare attenzione. Supportate la disciplina misconosciuta del djing, acquistate i lavori di gente che fa parlare due dischi e un mixer e costringete il vostro negoziante di fiducia a piazzarli dove meritano. E nel mentre, se non siete pratici di scratch e turntablism, se non avete ancora conosciuto il flava della versione unplugged della musica elettronica, potete acquistare e godervi questo “Tragic Epilogue”.

Chiudiamo in bellezza con il debutto commerciale degli Antipop. Provengono da New York, dai sotterranei della musica newyorkese mai come questi anni ricchi di coccodrilli bianchi. Queste leggende metropolitane si chiamano Priest, Beans e M.Sayyid, con alle produzioni E.Blaize. Alla prova dei fatti le leggende spesso smungono, presentati alla platea. Non succede al nostro quartetto, con tutte le novità che si portano appresso. Le basi robotiche e il lavoro raffinato e potente ai piatti sono la specialità della casa. Il flow intelligente dei tre mc asseconda la base, la valorizza senza coprirla, si fanno un favore a vicenda. Nel complesso non è un album esaltante, ma è un album a cui si deve perdonare tutto. La tecnica e l’inventiva nelle basi ha ben pochi compagni, nella scena. Un dj per tre mc, bassi e piatti per rime e liriche. Le basi non sono il meglio in circolazione, e di rime ce n’è di più stilose, ma legatele insieme e ne sarete emozionati. Su Kid Koala non si può rappare così, e Jay-Z non potrebbe snocciolare le sue liriche tra i fasci sonori di Blaize. Gli Antipop Consortium invece possono, con tutti limiti del caso, e con il pick di merito sulle basi, lo ripeto. Tra i feat, notevole Pharoahe Monch in “What Am I”. Un veterano dell’underground newyorkese, una garanzia anche in mezzo a un progetto così inusuale. Alla fine, “Tragic Epilogue” non è il miglior album in circolazione, e nemmeno il più innovativo. Ma un’esperienza intrigante per chi vuole scoprire l’arte acuminata del turntablism, e per tutti gli affamati di sperimentazioni musicali.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *