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Quinto album per i Preoccupations che vede nella band canadese una significativa evoluzione. Nati dalle ceneri del gruppo precedente, i Viet Cong, Matt Flegel e Mike Wallace si sono progressivamente allontanati dai suoni abrasivi post-punk degli esordi, per abbracciare una direzione più melodica.
In questo nuovo lavoro la band si mostra più comunicativa, i brani uniscono i testi apocalittici e introspettivi alle sonorità sempre abrasive ma a tratti persino gioiose. L’album esplora temi di angoscia esistenziale e vulnerabilità emotiva con un’eleganza e una lucidità inedite, cosa che sembra essere la vera nuova rivoluzione.
Canzoni come “Focus”, “Bastards” e “Andromeda” dimostrano l’abilità del gruppo nel bilanciare contenuti oscuri con arrangiamenti orecchiabili. Proprio “Focus” si apre con un ritmo incalzante e un ritornello solare, mentre “Bastards” sovrappone riflessioni fatalistiche a una struttura synth-pop, mentre l’apice di questo contrasto si raggiunge in “Sken”, dove Flegel canta “You’re the only thing that’s keeping me calm” su un groove che richiama i Depeche Mode.
Rispetto ai lavori precedenti la produzione è più snella e con meno dissonanze ritmiche a favore di una scrittura più diretta che aiuta a far scorrere l’album. Non mancano i momenti di complessità, come nelle tracce più cerebrali quali “Retrograde” e “Panic”, che mescolano elementi industrial, disco e malinconia poetica.
Nonostante l’outro prolungata e poco incisiva della title track o l’esecuzione poco energica di “Retrograde”, “Ill at Ease” ha una sua profondità emotiva, una chiarezza sonora e una maturità artistica che erano finora rimaste nascoste nelle sperimentazioni sonore.
I Preoccupations sono riusciti a trasformare l’urgenza del post-punk in un linguaggio accessibile e coinvolgente, consolidando la loro posizione tra i migliori interpreti del genere.
75/100