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Le trame subacquee di Drexciya, le progressioni ipnotiche della prima IDM, la malinconia aliena di Aphex Twin, architetture elettroniche che non erano solo un ricordo nostalgico, ma un vero appiglio emotivo, carico di senso. Edo Pietrogrande, in arte P41, viene da lì. È cresciuto dentro quel mondo, con oltre un decennio di esperienza come produttore, sound designer e ingegnere del suono collaborando con giganti come Jeff Mills, Derrick May, Chris Liebing, Henrik Schwarz, Francesco Tristano, giusto per menzionarne qualcuno.
Collaboratore di riferimento per lo stesso Francesco Tristano e per il leggendario duo di Detroit Octave One, Edo ha scelto di celarsi dietro questo alias ispirato a Dance Around Parallel 41 di Joe Zawinul, per dar vita a un percorso musicale visionario, sospeso tra ambient, techno mentale e attitudine da dancefloor. Il suo live set lo ha portato sui palchi dei più importanti club e festival del mondo: Sónar, Club to Club, Rex Club (Parigi), Space Ibiza, Amore Festival, Dommune Tokyo, D-Edge, Barrakud, Sisyphos, Watergate e Berghain. Ha partecipato a diversi broadcast del format Boiler Room, condividendo la console con artisti del calibro di Derrick May, Carl Craig, Moritz Von Oswald.
E oggi sceglie di rilanciarne lo spirito, in un album che si muove con precisione tra ricerca e devozione, in uscita per la sua Festina Lente, “Computer Music Before AI Supremacy”. Un’opera costruita con rigore assoluto: undici tracce nate e finalizzate interamente al computer, utilizzando solo DAW, cuffie, scheda audio e controller. Nessun sintetizzatore esterno, nessun suono analogico.
“Ho cercato di lavorare a questo album seguendo una mia personale serie di regole, ispirate ma non rigide, come il Dogma 95 di Lars Von Trier. Volevo che ogni fase del progetto, dalla composizione al mix e al mastering, fosse frutto diretto della mia visione creativa. Un processo artigianale, autenticamente legato al gesto dell’artista”, spiega P41. “Questo album è un progetto 100% computer-based, per essere coerente con il titolo e riflettere su dove siamo arrivati grazie alla creatività e alla tecnologia, e su cosa ci aspetta, con l’avvento sempre più impattante dell’IA nelle nostre vite. Anche se è musica d’ascolto apparentemente ‘leggera’, ho voluto adottare un metodo che rendesse omaggio ai pionieri della musica elettronica, campionando le loro voci, citandoli, tenendoli vivi”.
Abbiamo approfondito con lui le 7 ispirazioni del suo intrigante percorso musicale.
John Cage: “Everything we do is music”
Da questa frase, dalle sue interviste riportate in alcuni brani dell’album, una rivoluzione: nell’elevare il rumore a suono, la casualità a progettualità, l’astrazione a elemento concreto, l’idea prima del risultato. Una rivoluzione che nasce nelle arti del ’900 e che in musica arriva con Edgar Varèse prima (o i fratelli Russolo) e che viene canonizzata, studiata e approfondita in diverse declinazioni dai grandi pionieri della musica elettronica.
Iannis Xenakis
Se dovessi indicare un punto di riferimento nella mia vita, come Dante indica Virgilio all’inizio della Divina Commedia, sceglierei Xenakis. Per tutto, in tutto: anarchico, combattente, ingegnere, compositore, progressista. Ha teorizzato il futuro in architettura come in musica, un esempio totale, un gigante, il vero pioniere.
Lester Bangs: Guida ragionevole al frastuono più atroce
Un libro che ho letto, riletto, studiato. Ho scoperto tutti i gruppi che citava, l’essenza del rock, l’essenza della musica come espressione forte, dove conta poco la ragione: è tutto sentimento, pelle d’oca, rapimento, estasi, trasporto. Mi ritrovo in tutto quello che dice, in come lo dice, nel ricercare in ogni disco quella sensazione primordiale di totale abbandono che ognuno di noi ha provato una volta nella vita ascoltando per la prima volta l’album che ci ha cambiato, il punto di non ritorno di ogni adolescente.
Italo Calvino: Lezioni americane
Un libro per me fondamentale nella composizione e, in generale, un punto di vista totalmente condiviso sul rapporto tra l’opera e l’artista: il non prendersi troppo sul serio, anche se dietro l’ispirazione e il lavoro, la ricerca, hanno radici profonde; l’avanzare lentamente (festina lente), da cui ho preso ispirazione per il nome della label.
Lars Von Trier: Dogma 95.
Non il primo né l’ultimo decalogo, ma uno dei più emblematici. L’idea di creare e comporre dandosi delle regole, dei paletti che creino un linguaggio, non come giustificazione del risultato, ma come disciplina per avere coerenza e coesione.
Rick Rubin: L’atto creativo. Un modo di essere
Uno dei produttori più influenti degli ultimi 40 anni racconta il suo punto di vista sul percorso che un artista compie, delle difficoltà descritte in molteplici situazioni, in saggi brevi. Una lettura fondamentale in cui ho ritrovato diverse osservazioni rivelatrici, come se avessi conferma di alcuni step che ho sempre affrontato in fase compositiva, con un tocco naïf di magia e ispirazione in cui ormai credo, con fede, e cerco sempre di comporre e finalizzare quando mi accorgo palesemente della sua presenza. Il resto sono esercizi, pratica, e cerco sempre di considerarli tali.
Ableton Live
Tutto inizia e finisce in questo rapporto uomo/macchina: l’idea, la creatività, il sound design, la composizione, l’arrangiamento, il mix, il mastering. Tutto questo album è frutto del mio rapporto con questo software, del modo di generare e pilotare suoni in maniera generativa: la sintesi FM, il beat making, i layer… È un mio universo in espansione, come il socialismo negli anni ’70, per citare gli Offlaga Disco Pax.