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«Non puoi separare la politica dall’arte. […] Quando abbiamo lavorato insieme a Saif, quella era già una cosa politica». Con questa dichiarazione chiara e concisa rilasciata a The Quietus nel 2023, Kwinten Mordijck – una delle tre menti che ha dato vita al trio belga-iracheno Use Knife – poneva l’accento sulla natura socio-politica del progetto artistico che stavo mettendo in piedi con Stef Heeren e Saif Al-Qaissy. Sono passati quasi due anni e venerdì scorso, il 28 marzo, è uscito il secondo disco a nome Use Knife – État Coupable – ma la frase di Mordijck suona più vera che mai. Il primo album del trio The Shedding of Skin (2022) nasce dall’incontro di Mordijck, Heeren con Al-Qaissy durante una residenza di ricerca musicale presso il centro culturale di Gent Viernulvier: lunge jam sonore in cui confrontarsi con la necessità di «sentire il punto di vista dell’altro quando si fa musica» e di pensare come «reagisce qualcuno di un’altra cultura quando fa musica con te» (parole virgolettate di Heeren – sempre – a The Quietus). Da una parte due musicisti belgi che hanno abbandonato la loro veste sonora precedente tra alt-folk e musica elettroacustica (Kiss The Anus Of A Black Cat) per sperimentare con synth analogici e modulari e misurarsi con la complessità ritmica della musica araba e irachena (nella fattispecie), dall’altra un cantante e percussionista iracheno che ha lasciato la propria terra (l’Iraq) per fuggire dalla guerra e nella musica dà voce al proprio vissuto (si legga il testo di “Freedom, Asshole”). Due mondi distanti: nessuno dei due prevale sull’altro ma viene a crearsi un magma ritmico dalle tante sfaccettature, tra Occidente e Oriente. Paradigmatico in tal senso il brano d’apertura di État Coupable, ultimo lavoro discografico del trio missato da Radwan Ghazi Moumneh (Jerusalem in My Heart): “Demain Sera Mieux”. Nei quattro minuti e mezzo del pezzo un tempo in 10/6 (popolare in Iraq ma pure nella musica armena e turca) è innestato in un vortice di synth. O ancora: le vibrazioni, i battiti industrial di un brano come “Iraqi Drum Set” sono accesi anche dalle percussioni daf (ossia un tamburo a cornice facente parte della tradizione musicale del Medio Oriente) e dal caos di parole, risultato dal campionamento delle conversazioni del trio sugli strumenti iracheni e sulla loro pronuncia.
Il discorso sonoro degli Use Knife (il nome deriva da un verso dei Current 93, «the stars spell grammar or use knife») è tagliente e in media res: non ci sono preamboli, si entra nel vivo di una creazione artistica che vuole farsi azione.
(Monica Mazzoli)