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Setti, Freakout Club, Bologna, 15/2/2025
Reduci dal festival di Sanremo abbiamo capito che un artista italiano come Lucio Corsi è una nuova scoperta del panorama cantautorale. Peccato che lui come tantissimi altri musicisti e cantautori fanno tour in giro per l’Italia da anni e sono sicura che chi legge questo articolo sa di chi parlo. C’è un grosso problema di scouting in Italia, mi sembra ovvio. C’è da chiedersi perché la valorizzazione della musica italiana è affidata ai talent o più in generale alla televisione, e dobbiamo aspettare che l’artista si presti alle logiche televisive invece di mostrare il talento che lo accompagna da sempre.
La scoperta che non scopriamo mai
Ci sono cantautori in Italia che meriterebbero molta più visibilità e Setti è uno di questi. Nel live di sabato scorso al Freakout ha presentato il disco “Al mare” uscito ad agosto 2024 per l’etichetta La Barberia. Al mare, perché da Modena si è trasferito ad Ancona o meglio “in Ancona”, così come direbbe un anconetano. Questo cambio di panorama si avverte nel disco, come si sente il tempo che è passato, circa sei anni dal disco precedente, una consapevolezza a volte amara ma espressa con un misto di rassegnazione e distacco simile a quello che si ascolta nei discorsi da bar, che spesso si dimostrano molto più rivelatori rispetto a tanta retorica che tanto è cara alla canzone italiana. Spesso mi chiedo se non sia proprio la vita regolare e a volte banale di provincia la reale linfa per una narrazione autentica del cantautorato, magari è così. Forse è da snob orientare il mio ascolto sempre verso musicisti indipendenti o underground, ma la realtà è che il grande pubblico oramai è disabituato a sentir parlare della quotidianità, o forse la rifiuta. Pare quasi inadeguato cantare dei bar di provincia, degli scazzi del lavoro, degli amori non corrisposti, degli anni che passano. Invece io trovo particolarmente interessante e molto più “utile”, passatemi il termine, ascoltare un brano come “Il filo d’ansia della sera”, distante dall’ipocrisia dei buoni sentimenti ma molto vicino alla fragilità che ci accomuna, come l’ansia per i problemi concreti e quotidiani o come la malattia, che raramente sentiamo in una canzone. Non c’è da sentirsi inadeguati nel ricercare un po’ di schiettezza nella canzone e sarebbe ora ce ne rendessimo conto.
Il quotidiano senza retorica di Setti
Il live di Setti dello scorso 15 febbraio al Freakout di Bologna si è inserito all’interno del Festival “Non mi piace questa musica”, assieme al cantautore Fabbri e alla band d’ispirazione punk Plastic Palms. Un set suonato con il suo gruppo marchigiano, composto da Carlo Minucci al basso (Dj Minaccia, Soria, Turbopeluches) e Riccardo Iencinella alla batteria (Roseid), i cui arrangiamenti riportano i brani ad una dimensione indie rock old school che si sposa benissimo con le tematiche dei testi. Il live è stato breve e intenso e ha incluso sia la presentazione del nuovo disco, che il recupero di brani indimenticabili e cantati all’unisono dal pubblico come “Seppia”, che fu omaggiata con una cover da Bob Corn una decina di anni fa, “Mi mancavi” e “Un mare”, di cui è stato proposto un remix dallo Stato Sociale nel 2014. Setti è ermetico e esplicito allo stesso tempo, mostra una semplicità nella composizione che ci riporta al reale ma allo stesso tempo ci ricorda che è la vita di tutti giorni e come la affrontiamo, che ci rende quello che siamo e che vale la pena celebrare, anche nelle canzoni.
(Caterina Cardinali)