Share This Article
Mentre negli Stati Uniti e Inghilterra le tv già da diverso tempo avevano iniziato a trasmettere programmi dedicati ai teen-ager, altrove, negli anni ’60, si assiste a una propagazione più lenta delle tendenze provenienti dal mondo anglosassone. In Germania, dove era presente una fervida scena beat e rock’n roll, solo a partire dal 1965 i musicisti trovano uno spazio dove è possibile farsi conoscere dal grande pubblico generalista televisivo. E proprio da uno dei luoghi più emblematici della scena tedesca di quel periodo prende avvio la storia che ricodiamo oggi.
Infatti, tra i personaggi che frequentavano lo Star Club di Amburgo, dove i Beatles si erano esibiti con regolarità all’inizio della loro carriera, c’era anche un certo Michael Leckebusch, che diventerà il produttore del Beat Club. Lo show, in onda dal 1965 al 1972, diventa uno luogo frequentato da tutti – o quasi tutti- gli artisti più in voga dell’epoca. Il logo del programma riprende quello della metropolitana di Londra e durante le esibizioni fanno spesso la loro comparsa ballerine di go-go dance, ispirate ai club americani.
Sebbene qualche esibizione fosse in playback, la maggior parte dei gruppi suonava dal vivo. Durante un periodo della messa in onda lo studio televisivo ricalcava le sembianze di un locale live, dove il pubblico veniva ripreso mentre ballava. Le scenografie, sempre studiate e all’avanguardia nella resa televisiva, si perfezionano con l’arrivo del colore negli anni della psichedelia, e le riprese nel programma risultano oggi tra le migliori a disposizione per molti artisti.
Ricordiamo alcune delle performance più iconiche.
In bianco e nero
I Monks, con le loro tipiche acconciature da monaci, si scatenato sul palco con una delirante esibizione dai toni tribali e proto noise.
In mezzo al pubblico che assiste, gli Animals offrono un intensa versione del classico della Motown “A love like Yours”.
I Blue Cheers e l’incendiaria cover di “Summertime Blues” di Eddie Cochran.
Bagno di folla per i Move e “I can hear the Grass Grow”, brano recentemente coverizzato dai Lemon Twigs.
A colori (la psichedelia e il prog)
La sigla.
Visuals e luci da capogiro accompagnano il classico dei Black Sabbath, “Iron Man”.
All’inizio i gruppi tedeschi non trovano spazio all’interno della trasmissione. A partire dal 1970, con gli Amon Duul II, il krautrock ottiene piena licenza al Beat Club (vale la pena ricordare anche l’esibizione dei Can).
Gli ultimi anni, prima della fine delle trasmissioni e il passaggio al programma Musikladen, trova voce il prog con King Crimson e Emerson, Lake & Palmer.
(Eulalia Cambria)