Cronache tedesche: come sta il fumetto tedesco?

Da quando mi sono trasferito in Germania e ho iniziato questa rubrica, ho cercato di dare, attraverso recensioni e interviste, una panoramica sul fumetto tedesco quanto più ampia e variegata possibile. Al tempo stesso, nel corso della mia ricerca mi sono trovato di fronte a potenzialità e criticità che mi hanno fatto scattare molte domande sullo stato del settore fumettistico tedesco, come ad esempio: quanto fa bene l’esplosione dei manga agli autori e alle autrici tedesche? Davvero gli unici generi su cui puntare per farsi riconoscere e apprezzare sono biografie pedagogiche o adattamenti letterari? Quanto pesano le graphic novel autobiografiche? E che importanza hanno le accademie nella formazione di nuovi fumettisti e nuove fumettiste?

Non potendo basarmi solamente su semplici, parziali e soggettive impressioni avute dalla mia esperienza personale, basata su visite a librerie, fumetterie e qualche fiera, ho deciso di interpellare alcuni giornalisti e giornaliste, critici e critiche che si occupano di fumetto su quotidiani e siti tedeschi per avere quantomeno più elementi su cui riflettere. Da queste interviste sono nate alcune interessanti riflessioni e sono emerse opinioni diverse che permettono quantomeno di iniziare un confronto sullo stato del fumetto in Germania.

COSA È SUCCESSO NEGLI ULTIMI ANNI: NOVITÀ NEL FUMETTO TEDESCO

Malcolmmax

Per questa ricerca, partiamo da una domanda semplice che riguarda le novità e i maggiori cambiamenti degli ultimi anni, che hanno comunque visto un sostanziale aumento delle pubblicazioni, anche di autori e autrici tedeschi.

Negli ultimi venti anni sia la qualità che la quantità delle pubblicazioni sono aumentate in modo significativo.” – afferma Lars Von Törne, giornalista del Tagesspiegel, quotidiano berlinese di stampo progressista e che dedica ampio spazio al fumetto – “Le condizioni generali sono notevolmente migliorate: ci sono più editori che pubblicano fumetti tedeschi. C’è più attenzione nei media e nel mercato librario. Ci sono più programmi di promozione del fumetto. Ci sono più programmi di laurea in cui i fumetti svolgono un ruolo importante. Ci sono più mostre e festival in cui i fumetti hanno un buono spazio, in parte con finanziamenti pubblici. Il pubblico è in crescita. E ci sono gruppi di interesse attivi come la German Comics Association o, più recentemente, la neonata Comics Union, che stanno contribuendo a fare di più per l’immagine pubblica dei fumetti e dei loro creatori.

Andreas Platthaus, storico giornalista del Frankfurter Allgemeiner Zeitung che da tanti anni si occupa di fumetto, concorda, dando anche una prospettiva internazionale: “Si vendono meglio (anche all’estero) e vengono pubblicati più frequentemente in questo paese. La più grande innovazione è stata l’istituzione di corsi di formazione sui fumetti nelle università tedesche. Alcuni dei migliori artisti di lingua tedesca insegnano lì e da lì sono usciti numerosi esordienti che sono stati in grado di affermarsi.

Penso che la scena sia diventata più femminile, ma più diversificata in generale, e lo è stata per molti anni.” – aggiunge Barbara Buchholz, giornlista freelance e uno dei membri (come gli altri intervistati) della classifica di qualità sul fumetto redatta trimestralmente dalla radio RbbKultur (Rundfunks Berlin-Brandenburg) – “Inoltre credo che sia aumentato il numero di pubblicazioni per ragazzi, dopo che per un periodo si volevano fare solo fumetti per adulti“.

Alex Jakubowski, blogger e giornalista di ARD (televisione di stato tedesca), trova invece difficile individuare una tendenza: “Penso che i disegnatori tedeschi siano eterogenei come gli artisti di altre nazionalità. Se guardo ai fumetti pubblicati negli ultimi anni vedo un’enorme varietà. Si va dalle graphic novel autobiografiche, come “Bei mir zuhause” di Paulina Stulin, a storie basate su eventi reali, come “Stockhausen” di Thomas von Steinaecker. Ci sono anche opere storiche, come “Freistaat Flaschenhals” di Bernd Kissel e Marco Wirsch, e anche serie tedesche come “Malcolm Max” di Ingo Römling e Peter Mennigen. E poi adesso i disegnatori tedeschi sono autorizzati a interpretare anche i classici francesi:Flix con “Spirou a Berlino”, Mawil e Ralf König con le loro variazioni di Lucky Luke. Questo è sicuramente un riconoscimento importante per questi fumettisti, se non per tutto il fumetto tedesco.

Spirou Und Fantasio Spezial Spirou In Berlin

Christian Gasser, docente di design e letteratura all’Università di Lucerna nonché critico fumettistico e giornalista attivo su varie testate, radio e portali, fa infine una disamina partendo da un po’ più lontano per poi riassumere i punti finora esposti: “I fumetti tedeschi sono stati particolarmente innovativi negli anni Novanta. La generazione di Anke Feuchtenberger, Anna Sommer, Atak, Martin Tom Dieck e altri ancora ha portato qualcosa di completamente nuovo nei fumetti, un linguaggio sperimentale e poetico che ha rotto molti stereotipi. Questo gruppo di autori e autrici è stato accolto in tutto il mondo e ha esercitato una grande influenza, non da ultimo in Francia e negli Stati Uniti.
Dal 2000, i fumetti tedeschi sono stati caratterizzati dalla normalizzazione e dalla professionalizzazione e questo lo vedo come un aspetto fondamentalmente molto positivo; i creatori di fumetti di lingua tedesca hanno un vivace scambio con la scena internazionale e recepiscono i contenuti e le tendenze visive internazionali, a cui aggiungono il proprio tocco. La qualità del loro lavoro è così alta che sempre più autori di fumetti in lingua tedesca vengono pubblicati anche all’estero.
A mio parere, questo è un fenomeno generale: le tradizioni nazionali hanno perso la loro distinzione; il fumetto/graphic novel è diventato un linguaggio internazionale e le scene stanno convergendo anche dal punto di vista tematico. Tuttavia, nella scena del graphic novel tedesco, la rivalutazione della storia tedesca gioca naturalmente un ruolo importante: il Terzo Reich e l’Olocausto (ad esempio “Irmina” e “Emmy Arbel” di Barbara Yelin), la DDR (ad esempio “Drüben” di Simon Schwartz e “Kinderland” di Mawil), la Repubblica di Bonn e l’autunno tedesco (ad esempio “Das Gutachten” di Jennifer Daniel).” In chiusura, anche lui concorda con Buchholz su un punto che colpisce se si guarda il fumetto tedesco: “Ciò che caratterizza la scena del fumetto in lingua tedesca rispetto a quella francese o americana, ad esempio, è l’alta densità di creatrici di fumetti femminili. Nel mondo di lingua tedesca, i fumetti si sono molto femminilizzati, il che si riflette ovviamente anche nei contenuti. Questo è un vero arricchimento.

IL FUMETTO TEDESCO: ARTISTƏ DI IERI, ARTISTƏ DI OGGI

In questo contesto, è importante individuare alcuni nomi interessanti per iniziare a navigare la contemporaneità del fumetto tedesco, in un elenco non esaustivo ma che riesce a rendere l’idea del numero e dell’eterogeneità dei fumettisti e delle fumettiste di questo paese.

Irmina

Oltre a quelli appena citati, aggiungerei anche Isabell Kreitz, Anke Feuchtenberger e Barbara Yelin. E poi Jan Bauer, per esempio, con le sue esperienze personali, o Adrian Pourviseh, che porta il tema dei rifugiati in forma di fumetto: due nomi nuovi e molto interessanti.” – cita Jakubowski. A questi ne aggiunge alcuni anche Buchholz – “Franz Suess (di lingua tedesca, di Vienna…), Noëlle Kröger, Birgt Weyhe, Anna Haifisch, Max Baitinger, il collettivo di illustratrici Spring, sono i primi che mi vengono in mente. Ma ne potrei citare molti altri e non sarebbe sufficiente.” La stessa cosa dice Platthaus, che concorda con i nomi di Buchholz: “Se si guarda agli ultimi vent’anni, sono semplicemente troppi i nomi. Birgit Weyhe mi ha colpito molto nell’ultimo decennio. Barbara Yelin deve essere menzionata, così come Anna Haifisch e Ulli Lust (anche se lei è austriaca). E per includere un uomo: Max Baitinger.” Sulla stessa linea anche Gasser: “L’elenco è infinito. La scena tedesca è piena di grandi artisti e talenti promettenti e, per quanto lunga possa essere la lista, sono sicuro di dimenticare molti nomi di cui apprezzo molto il lavoro. Oltre a quelli già citati posso dire: Mawil, Reinhard Kleist, Lina Ehrentraut, Nicolas Mahler, Nando von Arb, Anja Wicki, Sascha Hommer, Katharina Klingler, Josephine Mark, Tanja Esch, Jennifer Daniel, Markus Färber, Andreas Kiener, Mikael Ross, Franz Süess, David Füleki, Paulina Stulin, Dominik Wendland, Jan Bachmann, Nadine Redlich e molti altri.

Artistannahaifisch

Se dovessi elencare qui tutti i nomi che ritengo importanti, riempirei diverse pagine.” – così esordisce Von Toerne, e in effetti quella che riportiamo qui è una risposta accorciata ed editata: oltre a citare i nomi indicati da Buchholz e Jakubowski, ne aggiunge qualcuno di nuovo e interessante: “Alcuni dei vincitori delle borse di studio sul fumetto dell’anno scorso sono completamente nuovi, nel senso che non sono ancora stati pubblicati, e le loro opere mi sono piaciute, anche se per ora se ne possono vedere solo degli estratti perché spesso sono appena terminate. Prendiamo ad esempio Constantin Satüpo, il cui libro “Am Hügel” (Sulla collina), realizzato durante un soggiorno a Parigi sponsorizzato dal Senato di Berlino, sarà presto pubblicato da Avant-Verlag. Basandosi sulle sue ricerche, racconta la vita quotidiana nella tendopoli “Crack Hill”, abitata da senzatetto e tossicodipendenti. Oppure l’illustratrice Julia Beutling con il suo webcomic “Being Monsters”, che è un misto di fiaba per adulti, dramma e giallo. L’albo “Ein verdammter Handschlag” di Matze Ross e Jan Bintakies, recentemente pubblicato da Splitter-Verlag, non rientra nei miei gusti personali, ma è ugualmente ben realizzato. Questa storia d’azione dal ritmo incalzante, arricchita da un umorismo di fondo, parla di uno strano patto con il diavolo. Il lavoro di squadra tra l’autrice Anna Rakhmanko e l’artista Mikkel Sommer non è più del tutto nuovo, ma sempre valido. Nel loro ultimo libro “Hinterhof”, con l’aiuto della dominatrice berlinese Dasa Hink, offrono una visione profonda di un mondo a me finora sconosciuto, ovvero quello del BSDM.
Di recente ho apprezzato anche il libro di Lisa Frühbeis “Der Zeitraum”, che utilizza l’esempio di un’artista madre single per esplorare il conflitto tra realizzazione personale, esigenze familiari e vincoli economici. Anna Haifisch è un’artista che seguo con entusiasmo da anni. Tra i suoi fumetti, “Residenz Fahrenbühl” è stato uno dei miei preferiti del 2021, ma mi piace molto anche il suo lavoro di illustrazione. Dal giugno 2024, al Museo delle Arti Decorative di Amburgo le sarà dedicata una mostra personale che non vedo l’ora di visitare. Oltre al suo inconfondibile stile di disegno, mi piace anche l’umorismo asciutto delle opere di Anna Haifisch. Trovo molto bello e divertente anche il lavoro di Josephine Mark. In particolare, la sua storia di strada “Trip mit Tropf”, adatta a lettori di tutte le età, riesce nell’impresa di raccontare una storia sul cancro con due protagonisti animali che risulta molto divertente nonostante il tema pesante.  Anche l’ultima opera di Aisha Franz, “Work-Life-Balance”, sugli abissi del nuovo mondo del lavoro è molto divertente.
L’antologia “Gerne würdest du allen so viel sagen” offre una buona panoramica dei diversi stili di numerosi disegnatori attualmente rilevanti, soprattutto della metropoli del fumetto di Berlino, in cui sedici creatori di fumetti tracciano le conseguenze a lungo termine degli sconvolgimenti del XX secolo, tra cui Katia Fouquet, il cui stile mi piace particolarmente, e Bianca Schaalburg, che nel 2021 ha pubblicato un’opera eccezionale sulla sua storia familiare con “Der Duft der Kiefern”.Trovo sempre interessanti anche i libri di Mikael Ross, e ora attendo con ansia il nuovo libro “Der verkehrte Himmel”, che sarà pubblicato da Avant nella primavera del 2024. Se piacciono i manga, consiglio la serie tedesca “Kiela und das letzte Geleit” dell’illustratore di Colonia Sozan Coskun, il cui primo volume è stato pubblicato di recente. La serie tratta l’approccio della società al tema della morte e combina uno stile ispirato ai modelli giapponesi con la propria storia, ambientata in Germania, di una giovane donna che vuole entrare in contatto con il fratello morto.

Nick Knatterton 2

Ma per comprendere meglio il fumetto contemporaneo è importante anche studiare il passato e riscoprirne alcuni importanti fumettisti e fumettiste o, cosa che in Germania non è mai molto semplice sia per una limitata attività di saggistica e ricerca storica, sia per la difficoltà di reperire opere storiche e vecchi albi a fumetti, sia anche per una limitata produzione precedente al nuovo millennio, che però ha anche lati positivi, come sottolinea Platthaus: “Prima del 2000, la creazione di fumetti tedeschi era relativamente scarsa e ciò che c’era di buono è ormai noto e non ha bisogno di essere riscoperto. È bello, tuttavia, che l’illustratore Hans Hillmann stia attirando l’attenzione internazionale con il suo libro “Fliegen Papier”. Ma non si tratta di una scoperta in Germania.” Sul passato del fumetto tedesco, la pensa allo stesso modo anche Gasser: “La storia del fumetto tedesco non è molto ricca rispetto a quella francese o italiana, quindi non credo che ci siano molti autori e disegnatori precedenti al 1990 che debbano essere riscoperti. Ralf König è ancora attivo, così come Matthias Schultheiss, per citarne solo due, e anche “Nick Knatterton” di Manfred Schmidt viene ripubblicato ogni pochi anni.

“La parola chiave “riscoperta” mi fa pensare a un’artista che era già molto importante vent’anni fa e il cui lavoro sta ricevendo di nuovo molta attenzione per una buona ragione: Anke Feuchtenberger.” – inizia von Törne – “Per me, la sua storia a fumetti di ispirazione autobiografica “Genossin Kuckkuck” è uno dei migliori fumetti dell’ultimo anno, se non dell’ultimo decennio. Tra l’altro, sta attualmente lavorando al seguito del suo graphic novel “Der Spalt”, che per me è stato uno dei fumetti dell’anno nel 2020. E la sua opera giovanile in più parti “Die Hure H”, pubblicata insieme alla scrittrice Katrin de Vries a partire dalla metà degli anni Novanta, è stata appena ripubblicata in edizione integrale da Reprodukt.

Sempre bravo e anche lui in circolazione da decenni, Ralf König con le sue strisce umoristiche di Konrad e Paul, ispirate alla sua vita quotidiana. L’ultima raccolta dell’illustratore di Colonia è “Abba Hallo!”: in essa, König analizza in modo divertente gli effetti della crisi del coronavirus e l’invecchiamento dei suoi protagonisti, di cui scrive le storie di vita dal 1990.

Anche Jakubowski condivide la scelta di König, a cui aggiunge, come Gasser “Matthias Schultheiss, che ha creato storie senza tempo conosciute anche in Francia e nel mondo anglosassone, come Bell’s Theorem e Propellermen.

Grandi classici quelli indicati da Buchholz: ” Riscoprirei Erich Ohser alias e.o.plauen con le sue storie “Padre e Figlio”, e Manfred Schmidt, mi piace molto il suo “Nick Knatterton”.

IL FUMETTO TEDESCO TRA MANGA E LIBRERIE

Come in tutto il mondo occidentale, anche in Germania l’industria fumettistica ha visto due grandi novità: l’esplosione del manga e l’espansione del fumetto in libreria (fenomeni di fatto associati e in cui il manga fagocita spesso tutto). In quest’ottica, c’è un vantaggio per il fumetto tedesco in termini di visibilità oppure c’è un ulteriore schiacciamento? E c’è invece una spinta a realizzare prodotti quali “Manga tedeschi”? Come era lecito immaginarsi, le posizioni in questo caso si differenziano molto.

Kiela Und Das Letzte Geleit 01 Taschenbuch Sozan Coskun

Credo che anche altri tipi di fumetti possano beneficiare del boom dei manga, semplicemente perché l’interesse per i fumetti sta aumentando, soprattutto tra i giovani, che in seguito potrebbero dedicarsi anche ai “non-manga”.” – afferma Buchholz, a cui fa eco Jakubowski: – ” Due fumetti su tre venduti in Germania sono ormai manga. Questo è diventato un fattore enorme per il commercio di libri. Personalmente, vedo il boom più come un’opportunità per altri fumetti di essere riconosciuti e accettati più ampiamente, anche i manga tedeschi: penso a Christina Plaka di Offenbach, per esempio, o Aljoscha Jelinek e l’illustratrice Mareike Noske, in arte Blackii, che erano presenti al German Manga Day, in cui gli editori pubblicizzano il loro programma con copie gratuite, con “Children of Grimm”.

A loro si accoda anche Platthaus, che aggiunge a questa prospettiva economica e commerciale: “Grazie al loro successo di vendite, i manga offrono ai giovani la possibilità di sviluppare un interesse per la lettura. Non è detto che questo si trasferisca per forza ai classici fumetti occidentali, ma succede spesso. E dalla scena dei fan dei manga sono già emersi diversi talenti del fumetto: Olivia Vieweg o Katja Klengel, per esempio. Nel campo dei manga, gli autori tedeschi hanno difficoltà: la concorrenza giapponese è semplicemente troppo forte. Il fatto che il commercio librario stia dando molto spazio ai manga non va però a discapito dei fumetti, che prima non si trovavano al di fuori dei negozi specializzati. È stato il boom dei manga a spingere molti negozi ad avventurarsi nei fumetti.

Anche Gasser vede il fenomeno come positivo: “È un passo avanti il fatto che le librerie vendano i fumetti. Nel 1990 era ancora molto raro. Al massimo c’erano “Asterix” e “Tintin”. Il fatto che oggi quasi tutte le librerie vendano fumetti è in parte merito dei manga, ma anche, ovviamente, delle graphic novel. In generale, ho un atteggiamento positivo nei confronti dei manga e del loro successo e percepisco un effetto positivo in particolare: i manga hanno rivitalizzato l’industria dei fumetti nel mondo di lingua tedesca; hanno avvicinato ai fumetti nuovi lettori e, soprattutto, lettrici che prima non avevano alcun interesse per i fumetti; hanno ampliato e affinato la comprensione della narrazione per immagini. Il boom delle graphic novel si è verificato contemporaneamente al boom dei manga. Quindi non sembra che il manga abbia soppiantato il fumetto/graphic novel. Oggi vengono pubblicati più fumetti e graphic novel che mai e più fumetti e graphic novel di autori di lingua tedesca che mai. Non sarebbe così se i manga avessero schiacciato il mercato dei fumetti.

Die Kaenguru Comics 2 Du Wuerdest Es Eh Nicht Glauben Gebundene Ausgabe Marc Uwe Kling

Rispetto agli altri, von Törne ha una posizione più pessimista :”Purtroppo questo fenomeno è abbastanza distaccato dal resto del mercato tedesco dei fumetti in termini economici. Tuttavia, credo che la grande attenzione riservata ai manga e il grande spazio che gli viene dato dal commercio librario possano attirare maggiormente l’attenzione sui mangaka tedeschi. Ad esempio, due produzioni tedesche sono state recentemente rappresentate al secondo “Manga Day”: oltre alla già citata “The Children of Grimm”, anche “Kiela and the Last Escort” di Sozan Coskun. Entrambe le opere combinano elementi della tradizione manga giapponese con influenze tedesche, soprattutto nella scelta del soggetto, e sono state ben accolte dal pubblico, per quanto ho potuto vedere.” A questo aggiunge una riflessione sul fumetto in libreria: “Il settore dei non-manga nelle sezioni fumetti delle librerie deve affermarsi ancora di più. Tra i bestseller ci sono anche fumetti occidentali – e talvolta anche di disegnatori tedeschi. L’adattamento di Marsupilami di Flix è stato un bestseller l’anno scorso, così come l’attuale lavoro di Ralf König e la produzione tedesca “Die Känguru-Comics” di Marc-Uwe Kling e Bernd Kissel, il cui contenuto è basato sulla serie di commedie radiofoniche di Kling. Anche l’ultimo fumetto della serie “Arazhul”, basato sull’omonima serie di video di successo su YouTube, “Golemkönig”, un fumetto dal mondo della star di YouTube Paluten, e “Die Abenteuer vom Rosenhof” delle YouTuber di successo Victoria e Sabrina sono stati molto in alto nelle classifiche dei fumetti più venduti.

BIOGRAFIA, AUTOBIOGRAFIA, ADATTAMENTI LETTERARI: LA STRADA SEGNATA DELL’EDITORIA TEDESCA CONTEMPORANEA

Sempre parlando di librerie e diffusione del fumetto, una cosa abbastanza evidente dell’industria tedesca è l’esplosione delle autobiografie e degli “slice of life”, che si accompagna alla diffusione delle graphic novel. Ma ancora più forte è la tendenza a produrre moltissime biografie e adattamenti letterari, dando l’idea che la legittimazione del medium passi da una sua funzione pedagogica. Questi due tipi di opere sembrano schiacciare tutti gli altri possibili generi, andando quantomeno a limitare le possibilità offerte da questo linguaggio.

Sì, c’è un accumulo che non piace neanche a me.” – concorda von Törne – “Purtroppo, credo che questa sia una conseguenza tardiva del modo in cui il fumetto è stato trattato in Germania. Per troppo tempo, i fumetti sono stati considerati roba per bambini e una forma di intrattenimento per analfabeti. Per cambiare questa percezione, gli editori, i creatori di fumetti, i media e altri attori si sono concentrati a lungo su fumetti che contribuissero a smentire questo vecchio pregiudizio. A mio parere, tuttavia, il fumetto come forma d’arte è ormai talmente affermato in Germania che dovremmo concederci una maggiore varietà di generi e contenuti. Mi piacerebbe che questo cambiasse e che fumetti con temi completamente diversi, stili diversi, formati diversi avessero una presenza più forte.“.

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Spesso ci si concentra molto sulle parole, ma nei fumetti è l’intreccio di parole e immagini a essere fondamentale.” – aggiunge Buchholz – “Penso anche che sia un peccato quando il valore di un fumetto viene misurato in base a quanto sia “educativo” o quanto sia vicino alla “cultura alta”. Come per la letteratura, penso che ci siano buoni e cattivi fumetti in tutti i generi.”

Di opinione diversa è Jakubowski: “Non vedo nulla di fondamentalmente sbagliato in questo. Quando guardo l’adattamento letterario di “Der nasse Fisch”, per esempio, il fumetto di Arne Jysch, basato sui libri di Babylon Berlin di Volker Kutscher, o “Auerhaus” di Janne Marie Dauer, che adatta un romanzo di Bov Bjerg, vedo un buon intrattenimento che porta l’altrettanto buon materiale di partenza a un altro livello. Il medium ha sempre lottato con il fatto che i fumetti devono essere educativi per essere riconosciuti in Germania. Ma credo che ora ci siano abbastanza esempi di fumetti che mirano a intrattenere, indipendentemente dal livello. Se sono anche educativi, va bene lo stesso. Ma non devono necessariamente esserlo. Con Nic Klein, abbiamo anche un illustratore che lavora nel genere dei supereroi alla Marvel. Oppure Trachtman, il supereroe bavarese di Chris Kloiber: non si tratta necessariamente di pedagogia.

Anche Gasser non si mostra d’accordo con questa osservazione: “Riguardo gli adattamenti letterari, non mi sembra che gli editori di graphic novel in lingua tedesca stiano spingendo in modo particolare in questa direzione; anzi, se ne trovano ancora meno rispetto al mercato francese dei fumetti. Certo, Suhrkamp Verlag, ad esempio, si nutre del canone letterario e un editore come Kneesebeck è specializzato in adattamenti letterari. Anche Carlsen ama pubblicare adattamenti di classici della letteratura, ma non sono così numerosi da caratterizzare l’immagine della casa editrice. Nelle altre case editrici, gli adattamenti letterari tendono a essere un’eccezione. Per le biografie, è vero che ne vengono pubblicate molte, ma in definitiva si tratta di una tendenza internazionale e non di un fenomeno specificamente tedesco. Tuttavia, credo che la tua affermazione secondo cui non ci sono sforzi per produrre altri tipi di storie sia un po’ eccessiva. Reprodukt, Avant, Jaja, Rotopol, Edition Moderne, Carlsen, ma anche Cross Cult e Splitter, quando si muovono nel campo delle graphic novel, pubblicano cose molto diverse. Ciò che può essere diverso nel mondo di lingua tedesca rispetto ad altri paesi sono i media e come questi considerano il fumetto. C’è un interesse da circa vent’anni e questo è un aspetto molto positivo. Ma, come ho notato più volte in qualità di critico indipendente, sono davvero molto interessati a materiale “socialmente rilevante”. Ecco perché le graphic novel (saggistica, reportage, fumetti non narrativi, saggi a fumetti, ecc.) ricevono molta più attenzione rispetto alle storie di pura fantasia. Questo è anche uno dei motivi per cui le pagine dei giornali in lingua tedesca parlano quasi solo di graphic novel e quasi mai di materiale seriale mainstream. Il feuilleton in lingua tedesca ama essere coinvolto in dibattiti sociali.

La tendenza è vecchia, ha una decina d’anni, ed è stata importante nella misura in cui anche editori che non si occupavano di fumetti prima d’ora li hanno improvvisamente inseriti nel loro programma perché potevano fare qualcosa con gli adattamenti letterari e le biografie. Sono pochi gli autori che si fermano qui: vedi Nicolas Mahler o i già citati Yelin e Weyhe, tutti attivi anche con altri soggetti narrativi. Tuttavia, le biografie e gli adattamenti si vendono meglio nel settore di fascia alta, quindi continueranno ad essere importanti. Ma più soldi per gli autori sono una buona cosa.” conclude anche con un pizzico di praticità Platthaus.

UN’EDITORIA IN TRASFORMAZIONE

Il 2023 ha visto alcune turbolenze nel mondo dell’editoria fumettistica tedesca: la chiusura di Zwerchfell Verlag, editore tra i più dinamici degli ultimi dieci anni; i crowdfunding di Reprodukt e Edition Moderne per sostenere con più mezzi la propria produzione, specie dopo gli anni della pandemia e della crisi della carta; l’anno sabbatico di Jaja verlag e della sua editrice. Un segnale di preoccupazione per il mercato oppure solo una trasformazione naturale? Alcuni dei nostri intervistati vedono questi eventi come delle opportunità più che dei segnali di crisi.

Genossinkuckkuck

Per quanto ne so, Reprodukt e Edition Moderne hanno più che raggiunto i loro obiettivi di crowdfunding, il che dimostra che il loro lavoro è apprezzato. Anche l’editore indipendente Rotopol Verlag di Kassel è ancora attivo e pubblica bellissimi fumetti di illustratori tedeschi. Kibitz Verlag, fondata nel 2019, per quanto ne so, ha occupato con successo una nicchia con i suoi fumetti per bambini (anch’essa tedesca), e la bella rivista indie di fumetti per bambini “Polle” continua ad essere prodotta e ha buona diffusione.” – afferma Buchholz. Platthaus aggiunge che “le case editrici non sono costruite per durare in eterno e i fallimenti e le crisi sono purtroppo normali. È così in tutti i generi di libri. Ma trovo che il successo dei  crowdfunding dimostri l’attaccamento del pubblico dei fumetti a questi editori. Inoltre, non solo ci sono delle nuove case editrici che si dedicano a cose particolari, come Kiebitz e Dante,, ma lo spettro degli editori di fumetti si sta allargando sempre di più, più recentemente C.H. Beck o Spector Books, per citare due grandi realtà di altri settori editoriali. Quindi non sono affatto preoccupato.

Jakubowski si mostra più allarmato: “La pandemia ha anche dimostrato che i rivenditori e gli editori hanno potuto contare sui loro clienti, visto che molti negozi sono più che sopravvissuti grazie alle campagne di solidarietà (vendita di buoni, consegne, ecc.). Ma poi è arrivata la guerra in Ucraina, che ha cambiato nuovamente le condizioni generali. E questo purtroppo dimostra che la cerchia degli acquirenti di fumetti in Germania non è infinita. Soprattutto i piccoli editori, che pubblicano autori meno noti e offrono fumetti prodotti con amore e quindi più costosi, sono spesso al limite delle loro capacità economiche. Se non hanno un longseller nel loro programma per finanziare altre pubblicazioni, le cose si fanno difficili.Anche in termini di prezzo, ci sono dei limiti. E il numero di acquirenti disposti a pagare 30 euro o più per una graphic novel è gestibile.” E sulla stessa linea è von Törne, che si lancia in una previsione: “Molti importanti editori di fumetti in Germania hanno ancora una base economica troppo debole. La pandemia lo ha evidenziato ancora una volta. Inoltre, il lavoro di molte case editrici medio-piccole poggia su poche spalle. E a un certo punto, queste persone potrebbero voler avere più tempo per una vita al di fuori del mondo dei fumetti o raggiungere l’età della pensione nei prossimi anni. Temo che ci aspettino altri sconvolgimenti.

Trachtman

Anche io sto osservando con preoccupazione questo sviluppo.” segue Gasser “Il problema nel mondo di lingua tedesca è e rimane il mercato. È semplicemente troppo piccolo per permettere agli editori tedeschi, ma anche agli artisti, di vivere in modo adeguato e stabile con il proprio lavoro.  Prendiamo Aisha Franz: in Francia avrebbe senza dubbio un successo tale da potersi concentrare interamente sui fumetti. Non dovrebbe insegnare o accettare commissioni. Sarebbe in grado di pubblicare un nuovo romanzo grafico ogni anno; acquisirebbe maggiore esperienza, maggiore sicurezza artistica, sarebbe in grado di svilupparsi in modo diverso, ecc. Tuttavia, essendo un’illustratrice tedesca (con famiglia), è impossibile per lei guadagnarsi da vivere con i fumetti.Questo rende la produzione di fumetti nel mondo di lingua tedesca un’impresa precaria.” Ma non tutto è negativo: “D’altra parte, Edition Moderne esiste da oltre quarant’anni, Reprodukt da oltre trenta, Avant e Cross Cult da venti e più, come Rotopol e Splitter da quasi un ventennio: questa è la prova che sono stati economicamente solidi e che è possibile mantenere e sviluppare ulteriormente tali strutture professionali nel corso di decenni. Quindi non sembrano esserci problemi strutturali. Il problema principale per gli editori negli ultimi anni è stato il prezzo della carta. Tuttavia, anche le grandi case editrici francesi ne hanno risentito. Anche La Revue Dessinée si è salvata grazie al crowdfunding; persino un editore come Casterman ha preso in considerazione strategie per affrontare il prezzo della carta.Penso quindi che gli sviluppi economici globali abbiano portato a questi colli di bottiglia, più che alle caratteristiche specifiche del mercato tedesco dei fumetti, anche se la sua dimensione ridotta rende la situazione particolarmente precaria per i suoi editori.

IN GERMANIA IL FUMETTO SI INSEGNA

Come ho avuto modo di dire in alcune mie cronache dai maggiori festival tedeschi, uno degli aspetti che colpisce di più è la presenza di tantissime università e accademie d’arte presenti con i loro studenti di corsi di fumetto: un segnale importante di una progettazione e investimenti a lungo termine sullo sviluppo del fumetto in Germania. Al tempo stesso, ci si potrebbe chiedere se questa formazione sia anche orientata alle nuove tendenze richieste dal mercato. Su questi temi, i nostri intervistati hanno dato risposte molto simili tra loro, riconoscendo una realtà che non permette di vivere di fumetto ma che inizia a offrire opportunità diverse.

Il vantaggio è che in nessun altro luogo le università offrono una formazione così ampia per il mercato come in Germania. Inoltre, l’aumento di fondi attraverso le borse di studio è generalmente ben accetto. Ma purtroppo queste non sono abbastanza per il numero di persone da sostenere. Inoltre, al di fuori delle università non vengono creati molti nuovi lavori e gli autori con formazione accademica raccontano storie a volte lontane da quello che potrebbe interessare il mercato.” – questo secondo Platthaus. Anche von Törne: “Le università formano autori e autrici che producono lavori eccellenti, ma a differenza di altri paesi queste persone spesso non sono formate in una direzione che corrisponda alla domanda del mercato e solo raramente riescono a vivere del loro lavoro. Mi piacerebbe che in Germania la formazione dei giovani fumettisti si concentrasse maggiormente su come guadagnarsi da vivere con la propria arte, oltre a promuovere le forme espressive individuali e le abilità tecniche.” A queste considerazioni, Gasser aggiunge alcuni spunti ulteriori: “Bisogna considerare che non tutti coloro che completano la laurea o il master con una graphic novel o un manga andranno a disegnare e pubblicare fumetti, ma avranno imparato qualcosa di importante che li aiuterà nel loro lavoro di illustratori, ad esempio come raccontare storie con le immagini. Oggi anche questa è un’abilità essenziale per gli illustratori, che si impara meglio attraverso i fumetti. Inoltre, gli artisti non lavorano solo per il mercato tedesco. Più della metà degli artisti che ho elencato sopra pubblicano i loro libri in almeno un’altra lingua. Questo non va sottovalutato.

Tutti citano le sovvenzioni da parte dello stato, come sottolinea Jakubowski con un esempio ben preciso: “La maggior di chi fa fumetti vive in realtà di illustrazioni o commissioni di agenzie o ha lavori completamente diversi con cui si guadagna da vivere. Quindi fanno “solo” fumetti a margine. Il fatto che ora ci siano alcune sovvenzioni è molto gradito. Per esempio, penso a Vatermilch di Uli Oesterle: se non ci fossero state sovvenzioni, probabilmente staremmo ancora aspettando il secondo volume di questo grande fumetto.

Sovvenzioni che sono anche importanti non solo per l’aspetto economico, ma anche per altro, come sottolinea Buchholz: “I programmi di formazione nelle università creano anche le basi per guadagnare con illustrazioni, registrazioni grafiche o altri lavori su commissione. Mantenere una libertà sufficiente per portare avanti i propri progetti di fumetto è probabilmente una sfida. Tanto meglio se ci sono borse di studio e premi in denaro che permettono di concentrarsi su questi progetti in totale libertà.

Questa tendenza è iniziata molto prima in Svizzera che in Germania, negli anni ’90, e non è andata a scapito della scena del fumetto.” conclude Gasser. “Perché una pratica indiscussa nelle arti visive o nella letteratura dovrebbe essere sbagliata o fornire incentivi sbagliati nel campo dei fumetti? Non la vedo così. In Svizzera, gli editori indipendenti vengono sostenuti anche con i cosiddetti “contributi strutturali” per diversi anni; anche questo è importante.

UNO SGUARDO AL FUTURO

Per chiudere questa analisi, abbiamo provato a guardare al futuro del fumetto tedesco, che per tutti, nonostante le difficoltà esposte, appare ricco di possibilità.

Spero che la buona produzione di lavori di alta qualità continui e che a un certo punto sia sostenuta da una situazione economica più stabile. Attualmente vedo alcuni modelli che probabilmente si affermeranno. In primo luogo, la promozione del fumetto attraverso sovvenzioni statali o private, che continueranno a contribuire alla creazione di fumetti innovativi, sofisticati, ma forse non sempre destinati al mercato di massa. Poi c’è la crescita dei modelli di crowdfunding, con cui i creatori o gli editori di fumetti finanziano le pubblicazioni con il sostegno della comunità dei fan. E poi ci sono gli altri fumetti che gli editori producono a proprie spese e per i quali contano sulla sostenibilità finanziaria. Quest’ultimo gruppo, a mio avviso, si ridurrà un po’ e si concentrerà su un minor numero di titoli per minimizzare il rischio economico.” questa la previsione di von Toerne.

Birgitweyhe

Sia von Toerne che Barbara Buchholz concordano sul vedere il fumetto spostarsi sul digitale: “Penso – spero – che la tendenza al fumetto continuerà a crescere. Credo che un numero maggiore di persone si sposterà online o su dispositivi di lettura digitali. Ma l’esperienza tattile dei fumetti stampati rimarrà certamente importante.” – afferma quest’ultima.

Spero che lo sviluppo possa continuare. Che continueremo a scoprire nuovi autori validi in Germania. E che l’atteggiamento nei confronti del fumetto continui a svilupparsi in una direzione positiva. Molte persone non sono mai entrate in una fumetteria in vita loro e quindi non si sono rese conto dell’ampia gamma di fumetti disponibili nella nona arte. Perché per me i fumetti sono questo: arte, in cui confluisce un’incredibile quantità di lavoro e passione. Mi piacerebbe che nei prossimi anni il grande pubblico lo riconoscesse.” – è l’auspicio di Jakubowski.

“Presumo che ci saranno sempre abbastanza persone che vorranno disegnare storie; ci saranno sempre editori che pubblicheranno queste storie. E ci saranno sempre persone che vorranno leggere storie raccontate per immagini. Con la varietà che le case editrici di graphic novel e fumetti offrono oggi, possono anche rivolgersi a un ampio pubblico di lettori, non solo agli appassionati e ai nerd dei fumetti. Il successo di Liv Strömquist dimostra che ci sono molte persone al di fuori dei lettori di fumetti classici che leggono un fumetto se il soggetto e i disegni sono abbastanza interessanti.” si immagina, con cautela, Gasser.

E Platthaus conclude guardano alle nuove generazioni: “Finché ci sarà una nuova generazione che vedrà nei fumetti un modo di esprimersi, non sono preoccupato. E non vedo nulla che possa ridurne la crescita.

Insomma, per il fumetto tedesco, forse ancor di più che negli altri paesi occidentali, questi sembrano essere anni di grandi cambiamenti e trasformazioni, con rischi da prendere e sfide da affrontare. Sperando che la produzione si possa allargare a nuovi generi e che ci sia una diffusione non solo nazionale, ma anche internazionale.

Interviste realizzate tra gennaio e febbraio 2023

HANNO CONTRIBUTO:

Barbara Buchholz: ha studiato lingue e letterature romanze/francesi, storia dell’arte e archeologia classica e vive a Bonn. Scrive di fumetti dal 2002, per la rivista cittadina di Bonn Schnüss, il Tagesspiegel, la rivista di fumetti Strapazin e Deutschlandfunk Kultur. È membro della giuria del Comic Book Prize della Berthold Leibinger Foundation e giurata della Comic Best List.

Alex Jakubowski: lavora per le emittenti ARD dal 1993. Dal 2004 al 2009  è stato corrispondente televisiva nello studio della capitale ARD, da allora è tornato a Francoforte e lavora per ARD-aktuell.  Sul suo blog, premiato con il Golden Blogger Award, si occupa di fumetti. Cresciuto con Topolino e Spider-Man, crescendo i fumetti di Mœbius e Franquin sono diventati i suoi preferiti. Quando possibile, si occupa di fumetti come giornalista televisivo e scrive di fumetto per tagesschau.de e hessenschau.de,sulle riviste specializzate Alfonz – Der Comicreporter e Reddition. Con “Don Rosa – Ho ancora i brividi” e “Die Kunst des Comic-Sammelns” ha pubblicato due libri sull’argomento. È anche responsabile della sezione editoriale dell’edizione completa di Karl – Der Spätlesereiter. È inoltre membro della giuria del German Cartoon Prize e di una giuria di trenta critici che seleziona i migliori fumetti tedeschi su base trimestrale.

Andreas Platthaus: è un redattore della sezione “Articoli” della “Frankfurter Allgemeine Zeitung” dal 1997. Oggi è responsabile della sezione letteratura e vita letteraria. Dal 1998 ha pubblicato diversi libri sulla storia e l’estetica del fumetto. Recentemente è stata pubblicata la biografia “Lyonel Feininger – Ritratto della sua vita”. Nel 2017, la Repubblica francese lo ha nominato Chevalier de l’ordre des arts et lettres per i suoi servizi alla promozione del fumetto francese in Germania. È membro onorario dell’Organizzazione degli Illustratori e dell’Organizzazione Tedesca dei Sostenitori del Donaldismo (Deutschen Organisation der Anhänger des lauteren Donaldismus, D.O.N.A.L.D., una organizzazione di appassionati e ricercatore dei fumetti di Paperino, e Disney più in generale).

Lars von Törne: giornalista, lavora per il Tagesspiegel dal 1997. Il suo lavoro principale è nel reparto storie, dove è responsabile di argomenti chiave da tutto il mondo, oltre a supervisionare i servizi del giornale dedicati al fumetto (www.tagesspiegel.de/comics). È stato membro di diverse giurie di fumetti, tra cui il Max and Moritz Preis, la Berlin Comic Scholarship e il Comic Book Prize della Berthold Leibinger Foundation. È anche coinvolto in numerosi eventi fumettistici come moderatore e curatore, tra cui il Salone Internazionale del fumetto di Erlangen.

Christian Gasser: docente presso Hochschule Luzern – Design Film Kunst, giornalista e scrittore freelance. È co-editore della rivista di fumetti STRAPAZIN e recensisce fumetti per vari media come Neue Zürcher Zeitung, SRF2 Kultur e Deutschlandradio Kultur. È membro della giuria Max e Moritz del Salone internazionale del fumetto di Erlangen. Le sue pubblicazioni più recenti includono il romanzo “Rakkaus! (finlandese: Amore)” e i libri di saggistica “Comics Deluxe” e “animation.ch”.

Lo Spazio Bianco è una rivista online, amatoriale e indipendente, dedicata a informazione, critica e divulgazione del fumetto, attiva dal 2002. Le ragioni della collaborazione tra Kalporz e Lo Spazio Bianco puoi leggerle qui