[#tbt] Ultramarine, l’oscuro disco proto-shoegaze dei A Primary Industry

Tra le produzioni più atipiche e oscure di quel contorto groviglio di stili e generi che avvolge gli anni ’80 c’è un disco singolare pubblicato sotto l’etichetta inglese Sweatbox, intotolato “Ultramarine”. Gli autori sono un collettivo sperimentale proveniente dall’Essex, composto da Ian Cooper e Paul Hammond, rispettivamente alla chitarra e al basso, da Simon Hammond e Jemma Mellerio (voce e fiati) e da Guy Waddilove (percussioni) che ha dato vita a un progetto che sfugge a ogni tentativo di classificazione precisa, chiamato A Primary Industry. Con poche canzoni all’attivo prima esplorare nuove direzioni, i membri della band hanno pubblicato insieme un solo album e alcuni altri singoli ed Ep (“At Gunpoint/Perversion”, “7 Hertz”) tra il 1984 e il 1987. “Ultramarine” del 1986 è un disco sganciato dall’epoca in cui venne realizzato e rappresenta un episodio a sé, un originale momento di passaggio tra il post punk, l’industrial, le prime sperimentazioni post rock e shoegaze.

Al suo interno si sussegue un incedere martellante alternato a vertici estatici e celestiali. Cori angelici appaiono intervallati da frastuoni metropolitani (suoni che richiamano il rumore degli elicotteri in volo e il chiasso di luoghi affollati, come nel brano “Cicatrice”). La voce femminile si intercala a enfatici contrappunti sonori che spaziano tra elettronica e ambient. Suoni ancestrali e vortici spaziali conducono l’ascoltatore in uno stato quasi iptonico, fino a cedere in squarci minimali e momenti di appartente calma che deflagano verso istanti accessi dominati da trombe e chitarre. Molti gli effetti, gli echi e i riververberi utlizzati, che conferiscono all’album quell’impressione al tempo stesso concreta e reale ed eterea, fluttuante. A definire l’album sono i giri di basso ipnotici e le trombe con echo, mentre la voce, come sarà poi appunto per lo shoegaze, non è il focus dei brani, ma contribuisce a delineare l’atmosfera. “Ultramarine” costituisce quindi un esperimento, decisamente avanti sui tempi, che contiene qualcosa dei primi Cocteau Twins e che si inserisce nella trama di generi (dal post punk, dark, new wave) che prende piede nello stesso periodo, senza per questo avere una collocazione precisa, ma cogliendo molti elementi che si stavano profilando.

La band in seguito fondata da Paul Hammond e Ian Cooper prenderà proprio il nome da questo disco, tracciando anche in questo caso un originale metamorfosi di stili (che si trova a partire dal primo album, “Folk” 1990″ fino a “This time last year” del 2013).

(Eulalia Cambria)