Fino al 7 aprile 2024 il Museo degli Innocenti di Firenze accoglie la prima mostra, in città, dedicata all’artista ceco Alphonse Mucha, il padre dell’Art Nouveau. Oltre 170 opere, fra manifesti, disegni e oggetti d’arte applicata, accompagneranno gli spettatori in un viaggio nella Parigi di fine Ottocento, immergendoli nella Belle Epoque. (foto 1, foto 2)
L’artista, nato nel 1860 nella Repubblica Ceca, si trasferì a Parigi nel 1887 e lì affinò le sue tecniche artistiche, ma soprattutto ebbe la fortuna di incontrare l’attrice Sarah Bernhardt, che affidò a lui la sua immagine, portandolo alla fama e dando il via al mito delle “donne di Mucha”.
Grande patriota e sostenitore della libertà dei popoli slavi, l’impegno sociale fu per lui sempre molto importante, tanto che una delle sue opere più importanti è considerata l’Epopea slava: venti enormi tele che raccontano la storia del suo popolo. (foto 3, foto 4)
Fra gli artisti più imitati di sempre, credeva che l’arte non dovesse solo limitarsi a dare piacere alla vista: il suo ruolo era quello di elevare gli spettatori, di dar loro un messaggio spirituale.
Il suo stile si rifà ai preraffaelliti, alla decorazione bizantina, alle xilografie giapponesi e alla potenza della natura e propone, grazie a questa mescolanza, una modernità: le sue donne sono donne libere e capaci di comunicare come mai era stato possibile prima, rivendicando questo diritto come tale.
Il percorso espositivo si suddivide in sei sezioni, disposte tematicamente e cronologicamente. La prima – Donne, Icone e Muse – si concentra sulle protagoniste assolute delle opere del maestro: donne meravigliose, sensuali e insieme innocenti.
La seconda sezione è dedicata alla cultura bretone. Da buon patriota quale era, Mucha riteneva che l’arte dovesse esprimere l’identità culturale e ideologica di un popolo.
Le sue opere sono quindi pervase da elementi che rimandano alla sua patria, dagli abiti ai motivi floreali o botanici, fino ai temi geometrici che richiamano le chiese barocche ceche. L’artista considera tutti questi motivi ornamentali come alfabeti capaci di portare messaggi universali.
La terza sezione si concentra sui Manifesti pubblicitari. In circa vent’anni, Mucha ne realizzò almeno 120, molti dei quali sono oggi considerati esempi di Art Nouveau.
La quarta sezione è invece dedicata all’Epopea slava, monumentale opera dal messaggio messianico, che invita il popolo a imparare dal passato e lo esorta a volgersi verso un futuro di libertà. Allo Stile Mucha è dedicata la sezione successiva, che cerca nell’arte un valore immutabile, come abbiamo già detto, universale. (foto 10, foto 11)
Scrive, infatti:
La sesta e ultima sezione guarda all’Art Nouveau in Italia e riflette su come gli artisti del nostro paese abbiano appreso e interpretato la lezione di Mucha, sia per quanto riguarda la figura femminile, sia per l’uso delle linee in movimento, facendone un punto di riferimento per il Liberty, con cui il nostro paese, sebbene con un po’ di ritardo, segnerà il suo ingresso sulla scena europea. (foto 12, foto 13)
Merito dell’attenta analisi delle opere esposte è fornire non solo un’occasione di approfondimento e conoscenza di grandi maestri che arricchiscono il proprio bagaglio culturale, ma anche la comprensione delle tecniche esecutive e dei materiali che hanno utilizzato per creare i loro capolavori. Non ultimo, si ha la sensazione di averli incontrati e ascoltati.
art a part of cult(ure) è il magazine online nato con l’intento di promuovere, diffondere, valorizzare l’arte contemporanea e più in generale la complessità della cultura nelle sue molteplici manifestazioni.
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