“Bicycle Day”: la graphic novel sul primo acid trip della storia

“Bicycle Day”: la graphic novel sul primo acid trip della storia

Brian Blomerth ci accompagna nel viaggio in bici che ha cambiato la storia alterando le nostre coscienze con l’LSD

Nonostante non sia mai stato dimostrato che provochi dipendenza, l’LSD viene spesso ed erroneamente ricondotta al calderone delle cosiddette droghe pesanti. Questo pur avendo giocato un ruolo importante in ambito scientifico, basti dire che le neuroscienze non esisterebbero se non fosse per l’LSD, che ha permesso lo sviluppo di tecniche terapeutiche per molteplici disturbi mentali.

E fuori dall’ambito della ricerca scientifica, malgrado la campagna di repressione avvenuta a cavallo degli anni ‘60 e ‘70, l’LSD è stata persino protagonista di una rivoluzione sociale e culturale che continua a scuotere le fondamenta della nostra società. Fu proprio grazie a essa che si diffusero in Occidente le filosofie orientali, nel tentativo di trovare risposte alle domande da questa stimolate. Fu sempre l’LSD ad accompagnare i movimenti pacifisti e rivoluzionari e a cambiare per sempre il mondo delle arti: musica, cinema, teatro, fumetto e poesia non furono più gli stessi.

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In ambito medico, invece, il 2008 fu l’anno in cui si arrivò alla prima sperimentazione dell’LSD sull’ansia da fine vita dei malati terminali, inizio di un susseguirsi di sperimentazioni mediche e di successi, tali per cui si iniziò a parlare di Rinascimento psichedelico.
Questa doverosa premessa all’opera dell’illustratore newyorchese Brian Blomerth Bicycle Day è ulteriormente approfondita nell’interessante introduzione curata dall’etnofarmacologo Dennis McKenna, ma era importante riassumerla per scoraggiare chi sperasse di trovare, in quest’opera, intenti bacchettoni e di denuncia delle droghe psicotrope. No, Bicycle Day è piuttosto un omaggio sentito e divertito a una figura leggendaria e alla sua miracolosa e fortunosa scoperta.

Stiamo parlando del chimico svizzero Albert Hofmann, che negli anni ‘30 lavorava a Basilea per la Sandoz Pharmaceuticals quando venne incaricato di studiare gli alcaloidi della segale cornuta.
La ricerca di Hofmann era diretta alla scoperta di suoi derivati semisintetici che potessero essere utilizzati come analettico per la respirazione e la circolazione. Fu così che tra i molteplici derivati della segale cornuta che Hofmann sintetizzò, il venticinquesimo fu l’LSD. Il composto venne poi affidato al dipartimento di farmacologia che lo pose al vaglio dei test biologici sugli animali che non diedero i risultati sperati. L’LSD venne così accantonato fino al 16 Aprile 1943, giorno in cui Hofmann, colto da una premonizione, riprese in mano la sua creatura. Decise di risintetizzarla e così facendo si espose accidentalmente a una piccola quantità di LSD. Colto da vertigini e nausea, decise di abbandonare il laboratorio per tornare a casa in bicicletta.

Il viaggio si trasformò in un’esperienza onirica, venne sopraffatto da un caleidoscopio di visioni che cessarono solo dopo due ore. Non avendo la certezza che ciò fosse dovuto all’esposizione all’LSD, tre giorni dopo, il 19 Aprile 1943, Hofmann tornò in laboratorio e ingerì deliberatamente una quantità, che oggi sappiamo essere una dose alquanto consistente (0,25 milligrammi), del composto. Il seguente viaggio di ritorno a casa in bici fu la prima esperienza da LSD mai documentata e il 19 Aprile 1943 diventò tra le date più significative del ventesimo secolo venendo ricordato, ancora oggi, come il Giorno della Bicicletta.

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Quel viaggio in bicicletta del 19 Aprile è dunque il soggetto dell’opera di Blomerth, che si cimenta in una rappresentazione grafica che coniuga pop e psichedelia e che non assume a punto di vista quello di un narratore esterno ma si avventura nell’immaginare le stravaganti allucinazioni visive di Hofmann. In Bicycle Day la storia svolge infatti la sola funzione di pretesto, e l’attenzione è rivolta esclusivamente ai disegni, con l’obiettivo di suscitare lo stupore e la meraviglia del lettore. Per restituire l’esperienza di un trip da acido lisergico, Blomerth sperimenta infatti con le forme e i colori.

Nel rappresentare i suoi personaggi, i cui tratti morfologici riprendono quelli dei cani (vedi Pluto), l’autore sembra rifarsi alla filosofia Yukai (piacere, gioia, felicità..) del mangaka Shigeru Sugiura1 accantonando qualsiasi pretesa di serietà, ma rappresentando i corpi in movimento libero esagerandone le pose e le forme e ricercando uno stile al tempo stesso surreale e divertito per il quale, dovessimo trovare un omologo italiano, non esiteremmo a indicarlo in Benito Jacovitti. Uno stile che richiama, si presume intenzionalmente, il disegno che veniva stampato sui “blotter” (cartoncini assorbenti della dimensione di un francobollo) che venivano utilizzati per assumere l’LSD e in cui era rappresentato Hofmann in bicicletta con sullo sfondo una montagna.

La resa degli ambienti, che sono quelli del laboratorio e della campagna svizzera, richiamano invece l’espressionismo astratto e la bidimensionalità delle illustrazioni di Tom Seidmann-Freud (pseudonimo di Martha Gertrud Freud). I piani prospettici, la cui separazione è netta, sono infatti rappresentati in maniera piatta, come quinte teatrali. C’è inoltre una forte contrapposizione tra linee curve, usate per disegnare tutto ciò che è natura, e linee rette, impiegate per gli edifici e il laboratorio.
Ma laddove l’opera di Blomerth aspira a riprodurre l’autentica esperienza lisergica è nell’utilizzo dei colori che punta a sorprendere il lettore tramite una tavolozza ultrasatura. L’editore in fase di stampa, oltre alla canonica quadricromia, ha impiegato quattro pantoni fluo per un risultato stupefacente (mai aggettivo fu più indicato), che ci apre a un’esperienza nuova, straniante. Pochi illustratori, di cui una sicuramente è Nicole Claveloux, hanno saputo impiegare il colore con tanta forza eversiva, sfoggiando cipiglio infantile e restando incuranti di qualsiasi pretesa razionale. Gli occhi sono lasciati liberi di vagare per un mondo dalle tinte vivaci, senza regole e senza barriere (ecco la rinuncia alla canonica vignetta e a tutto ciò possa inquadrare razionalmente quanto avviene) in cui il tempo è sospeso, sciolto come in un quadro di Salvador Dalì. Tutto diventa surreale e onirico pur rimanendo familiare. Una medicina per l’anima somministrata per via oculare che ci permette di fare esperienza dell’universo attraverso gli occhi di un infante.

In Bicycle Day non faticherete a rintracciare le stimmate della cosiddetta controcultura, quella che ha nella street art la sua naturale forma di espressione. Le tavole di Blomerth diventano, in quest’ottica, graffiti su carta e utilizzando la medesima palette accesa di colori squarciano il velo di ipocrisia della società facendosi portavoce di una pratica sì illegale ma che pure diventa, per mezzo dell’atto creativo, paradigma di libertà.

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Ma Bicycle Day è anche storia vera che si fa fiaba, capace di celare i suoi significati in un caleidoscopio visivo spesso sfociante nel nonsense. Se state pensando ad Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll lo fate con ragione: anche lì, tra le interpretazioni più diffuse, vi è quella che riconduce il viaggio di Alice a un trip mentale provocato dall’assunzione di droghe. L’Hofmann di Blomerth ne raccoglie idealmente l’eredità, e mentre in Europa stava andando di scena l’Olocausto e in America si studiava la bomba atomica, lui iniziò il suo lungo viaggio per condurre gli uomini verso un futuro migliore grazie al suo “bambino difficile” – come chiamava l’LSD.

Abbiamo parlato di:
Bicycle Day
Brian Blomerth
Traduzione di Matteo Pinna
WoM Edizioni, Aprile 2023
200 pagine, cartonato,  colori – 27,00 €
ISBN: 979128106033

Di Stefano Rapiti

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