“Up”, quando i R.E.M. diventarono un cane a tre zampe

Oggi 26 ottobre si celebra un anniversario un po’ particolare, i 25 anni non del più importante album dei R.E.M. ma di uno dei più significativi visto che fu il primo senza Bill Berry. Lo ricordiamo con due articoli personali, un approfondimento e una news sulla deluxe edition in uscita il 10 novembre.

Un album che viaggia su più livelli

Dopo 25 anni Up, il primo disco dei R.E.M. senza lo storico batterista Bill Berry, è più facilmente leggibile, ha un posto ben preciso all’interno della discografia del gruppo di Athens (Georgia): la frase di Michael Stipe «immagino che un cane a tre zampe sia pur sempre un cane. Deve solo imparare a correre in maniera differente», pubblicata nel comunicato stampa del 30 ottobre 1997, assume nell’oggi un significato chiaro, difficile da fraintendere. Con Up, uscito nell’autunno del 1998 e con alla produzione Pat McCarthy (e non più Scott Litt, in cabina di regia dai tempi di Document), i R.E.M. non sono diventati un’altra band, hanno continuato a percorrere la stessa strada con mezzi diversi e aspetti prima nascosti sono venuti alla luce: «[…] in passato, avevamo trenta tracce su ogni pezzo, ma la chitarra e la batteria si mettevano davanti, e tutto il resto, pur essendo interessante, rimaneva indistinto, sotterraneo. La differenza, in Up, è che quegli elementi sotterranei si spostano in primo piano. E la batteria elettronica prende il sopravvento su quella normale» racconta Stipe alla rivista Uncut nel 1999 (parole riportate, tra l’altro, anche da David Buckley in “R.E.M. Fiction. Una storia vera”). Era quindi superficiale, sbagliata quella voce, girata solo inizialmente (per fortuna), che considerava Up come il “disco di musica elettronica fatto dai R.E.M.” perché drum machine, tastiere, sintetizzatori non sono una parte per il tutto ma solo un elemento di un quadro sonoro stratificato che viaggia su più livelli: fatta eccezione per “At My Most Beautiful” (omaggio dichiarato ai Beach Boys e la canzone d’amore che mai ti aspetteresti da Stipe) e “Daysleeper” (non a caso scelto come primo singolo promozionale), gli altri brani escono fuori dagli schemi classici dei R.E.M. non alterando però la visione musicale della band che anzi ne esce arricchita.

(Monica Mazzoli)

La grande opportunità

“Great opportunity awaits”: questa frase contenuta nella canzone di apertura “Airportman” potrebbe riassumere il senso di “Up”, un album che poteva rappresentare un tonfo per una band che aveva perso improvvisamente un pezzo fondante come il batterista Bill Berry oppure una grande opportunità di crescita. Si materializzò la seconda opzione. La “rivoluzione” fu individuata dai tre nell’elettronica basica introdotta in buona parte della tracklist, ma senza che ciò potesse suonare strano o forzato bensì rappresentare solo un’altra modalità espressiva baciata da un livello compositivo sempre altissimo. Un’elettronica non invadente: il ’98 è pure l’anno di “Moon Safari” degli Air e mi piace pensare che ci sia un po’ di comunanza di spirito nell’artigianalità di uso dei sintetizzatori in “Up” e nell’album dei francesi.

(Paolo Bardelli)

Joey Waronker: sostituire Bill Berry è impossibile ma…

Molte canzoni di “Up” hanno come ritmica delle semplici programmazioni di drum machine, ma quelle con “batteria vera” sono state suonate da Joey Waronker e Barrett Martin. Naturale che per sostituire Bill Berry i R.E.M. si affidassero a degli ottimi turnisti e, senza nulla togliere a Martin, già membro – tra gli altri – di Screaming Trees, Mad Season e Skin Yard, nel caso di Waronker stiamo parlando di un vero e proprio gigante che magari potrebbe essere non così noto ai più. Figlio d’arte, Waronker è uno dei sessions-man che ha messo di più le “mani in pasta” nel rock degli ultimi 30 anni: più propriamente è il batterista di Beck (ha suonato in “Odelay“, “Mutations”, “Midnite Vultures”, “Sea Change”, “Guero”, “Modern Guilt” e  “Morning Phase”) ma le sue collaborazioni sono pressoché infinite. Sono sue dunque la quasi totalità delle magnifiche batterie “ovattate” e spaziali di “Sea Change” (il cui merito del suono va equidiviso con il produttore Niger Godrich”): lo stesso suono di batteria lo possiamo ritrovare però – se ci pensiamo bene – nel penultimo album di Roger WatersIs This the Life We Really Want?” che, guarda caso, è prodotto sempre da Godrich e suonato da Waronker. E – toh! che coincidenza – Waronker è anche il batterista, questa volta ufficiale, della band dello stesso Godrich, gli Ultraísta. È suo dunque il drumming incessante e riconoscibilissimo nella memorabile “Smalltalk”:

Per chiudere il “discorso Godrich” basti dire che Joey Waronker ha pure suonato in “The Eraser” di Thom Yorke e nella sua band Atoms For Peace, oltre che in tre brani di “Pocket Symphony” degli Air, tutte situazioni in cui la sua versatilità si è incarnata in un suono piuttosto “elettronico” (come in “Up”, se ci pensiamo). Ma questo non vuol dire che Waronker non sia un batterista “potente”: due delle sue più famose performance sono incalzanti, e cioè “Perfect” degli Smashing Pumpkins e “Get Free” dei Vines. La lista delle collaborazioni è lunghissima, e potrebbe sembrare solo un elenco ma leggete bene e capirete da soli che non lo è: Paul McCartney, Johnny Cash, Norah Jones, Yoko Ono, Pink, Leonard Cohen, Thurston Moore, Daniel Johnston, Bat For Lashes, Charlotte Gainsbourg, Gnarls Barkley, Nelly Furtado, Yusuf Islam (Cat Stevens), Willie DeVille, Badly Drawn Boy e Rufus Wainwright. Non male eh per quello che potremmo definire – visto che suonò poi in tutto “Reveal” – il “nuovo” Bill Berry…

(Paolo Bardelli)

L'”Up”-grade alla versione Deluxe

Craft Recordings celebra il 25° anniversario dell’undicesimo album in studio dei R.E.M., Up, con una serie di ristampe ampliate e rimasterizzate, in uscita il 10 novembre.

L’edizione deluxe da 2 CD/1 Blu-Ray offre ai fan una grande quantità di materiale, tra cui l’inedito set della band durante la sua partecipazione alla serie televisiva di successo Party of Five. Registrata nel 1999, la performance comprende una scaletta di 11 canzoni (tra cui successi come “Man on the Moon”, “Losing My Religion” e “It’s the End of the World as We Know It (and I Feel Fine)”), oltre a un’introduzione parlata. Il Blu-ray allegato contiene video musicali in HD tratti dall’album del 1998 (“Daysleeper”, “Lotus”, “At My Most Beautiful”), una performance di sei canzoni dell’epoca (intitolata Uptake), registrata in uno studio londinese, l’EPK originale dell’album, oltre a un audio ad alta risoluzione e surround 5.1. Racchiusa in un libro di 32 pagine con copertina rigida, la raccolta include anche nuove note di copertina del giornalista e Talkhouse Executive Editor Josh Modell (A.V. Club, SPIN, Rolling Stone, Vulture), con nuove interviste ai membri della band.

La ristampa ampliata, che contiene l’album e l’esibizione dei Party of Five nella sua interezza, è disponibile anche su 2 CD, in formato digitale e in alta risoluzione, mentre l’album di 14 tracce e 2 LP sarà ristampato su vinile da 180 grammi. Una stampa in edizione limitata su vinile Green Marble è inoltre disponibile esclusivamente presso il negozio ufficiale dei R.E.M. insieme a uno speciale merchandise Up. Tutti i formati della ristampa presentano un audio rimasterizzato da Bob Ludwig presso il Gateway Mastering.