Ypsigrock 2023, un’esperienza immersiva tra natura, unicità e shoegaze

Il futuro è già nostalgia” è un mantra, un’espressione che con regolarità campeggia sui tabelloni ad ogni edizione, parola d’ordine che sintetizza con formula ciclica il rito celebrato dal popolo degli ypsini. L’Ypsigrock, nella consueta venue di Catelbuono (Pa), dal 10 al 14 agosto, ha raggiunto il traguardo numero ventisei, entrando di diritto tra le rassegne più longeve in Italia, superando lo status di semplice Festival per elevarsi, con sempre maggiore forza, a spazio immateriale, luogo ideale dove assistere all’esibizione dei propri gruppi del cuore e scoprire, con anticipo sui tempi, molte next big things, condividendo il tutto insieme a una comunità affezionata.

Quest’anno il Festival siciliano ha replicato la vitalità dimostrata nelle edizioni post covid, dotandosi di una organizzazione che non ha fatto per nulla rimpiangere realtà maggiori e più blasonate, sopratutto in considerazione del fatto che i biglietti sono andati venduti con grande velocità e tutte e quattro le giornate hanno raggiunto il sold out, attestando più di 12 mila spettatori. La presenza di un pubblico tanto numeroso ai piedi di un antico castello e lungo le vie di un caratteristico borgo montuoso del Parco delle Madonie, non ha appesantito e complicato lo svolgimento del Festival che ha mantenuto una atmosfera estremamente godibile e rilassata.

Forse più che altre volte questa edizione ha mostrato di possedere un indirizzo chiaro dal punto di vista musicale, a conferma della cura nella selezione delle scelte artistiche che compongono la line up. Dagli Slowdive, il nome storico in scaletta quest’anno, fino ai gruppi che hanno suonato nel pomeriggio al Chiostro di San Francesco, la componente maggiore è andata allo shoegaze e alla psichedelia, mettendo in evidenza il generale revival delle sonorità eteree e fluttuanti nelle uscite discografiche più recenti. L’esistenza di un filo conduttore è in realtà un aspetto piuttosto nuovo del Festival, che in passato ha forse in qualche caso un po’ anche deviato verso derive più pop, e la coerenza, nonché la qualità delle band, sono state gli aspetti preminenti dell’Ypsigrock 2023.

Dopo l’aperitivo di benvenuto al Bar Cycas che raduna i primi avventori dietro la consolle di Fabio Nirta (Shirt vs T-shirt), lo spazio ad ospitare l’evento inaugurale è l’ex Chiesa del Crocifisso. Quest’anno la consueta residenza artistica The sound of this place è affidata a una crew al femminile (Marie Davidson, Dana Gingras, Lucie Bazzo e Francesca Fabrizi) che ha messo in piedi una performance sospesa tra danza e musica elettronica. Con una leggera sovrapposizione oraria, il primissimo concerto sul palco di Piazza Castello è quello degli statunitensi Thus Love. L’energia post punk, tendente al cantato evocativo dei Bauhaus, senza toni eccessivamente cupi, avvolge l’arrivo del pubblico con una coinvolgente presenza scenica (in particolare, menzione per il cantante e chitarrista – nella foto – Echo Mars), tra le migliori dell’intero Festival. I Pale Blue Eyes, secondi a salire sul palco, riescono a fondere in maniera intrigante il piglio melodico dell’indie anni ’80 con psichedelia e dream pop, senza disdegnare lisergici ritmi alla Neu. Forse meno memorabile l’esibizione degli Ekkstacy, che nonostante l’attitudine rockettara, vicina al nu metal, restituiscono l’impressione di maggiore staticità.

La quota italiana, dopo lo splendido concerto del 2022 di Manuel Agnelli, quest’anno spetta ai Verdena. La band mostra un ottimo affiatamento sul palco e nei confronti pubblico, esibendosi per quasi un ora e mezza. La scaletta accontenta i desideri dei fan giunti nell’occasione grazie alla presenza di brani estrapolati omogeneamente da tutti gli album, concludendo il bis con il loro primo singolo “Valvonauta”, seguito da un brano (“Pascolare”) tratto dal recente album Volevo magia.

Tra le migliori sorprese di questa edizione va citato il gruppo inglese dei Traams. Con tre dischi all’attivo, usciti nell’arco di dieci anni, di cui l’ultimo, Personal Best è del 2022, la formazione guidata da Stuart Hopkins si esibisce con un alternative rock di matrice sonicyouthiana provocando uno scossone adrenalinico che colpisce il pubblico con lunghi intermezzi strumentali adagiati su ossessivi ritmi morik e frequenti crescendo finali. Liela Moss, del roster Bella Union Records (protagonista nel 2022 nell’edizione curata in partnership appunto con l’etichetta – vedi report), ha calcato con carisma e ottime doti vocali la venue dell’Ypsi Once in questa seconda giornata, dispensando il suo ringraziamento “for the beautiful week end in Sicily.”

Se la line up di questa edizione ha accolto una quantità notevole di adepti del suono distorto e rarefatto, offrendo spazio a un buon numero di celebranti del culto shoegaze, gli Slowdive, di questo medesimo filone, sono stati sacerdoti indiscussi. Mentre il castello dei Ventimiglia si colorava di luci viola e lilla, la band di Reading è riuscita a sospendere gli animi degli ypsini con una atmosfera davvero unica, che soltanto certi gruppi sono in grado di creare. Un flusso di emozioni si è librato attorno il palco dell’Ypsigrock con una scaletta che ha mostrato Rachel Goswell e il resto della band in splendida forma, intenti a offrire una sequenza di brani al cardiopalmo, a partire da “Slomo”, attraverso pietre miliari come “When the sun hits”, “Catch the Breeze” e “Alison”. Uno dei momenti più intensi è stata la proposizione di una cover di un pezzo di Syd Barret. “Golden hair”, tratto da una poesia di James Joyce: “I heard you singing in the midnight air/ Singing and singing a merry air ”; Ed è su note come queste, liete e insieme traboccanti di accenti malinconici, che il pubblico abbandona lentamente la piazza.

Siamo a metà Festival e la terza giornata riserva delle cartucce decisamente interessanti già dal primo pomeriggio. Nel Chiostro di San Francesco, tra i bicchieri di sambuca Molinari (main sponsor dell’evento) e la distesa di camicie e t-shirt policrome che anima il cortile, dopo i Plastic Mermaids arrivano i King Hannah, Il duo di Liverpool formato da Hannah Merrick e Craig Whittle, che ha catalizzato l’attenzione nell’ultimo anno dopo la pubblicazione dell’Ep I’m Not Sorry, I Was Just Being Me, sprigiona la sua verve con un live in cui, accanto voce vellutata della cantante, a spiccare sono soprattutto gli interventi del chitarrista che effonde intriganti soli a base di fuzz, Durante il concerto, accompagnato da un grande hype, Hannah assicura:

Italy is our favorite place to play. Not just becase of the ice-cream, but beacuse you are the laudest crowd!”

La serata si apre con The Haunted Youth, band belga guidata da Joachim Liebens che presenta, grazie anche alle tastiere e alle chitarre effettate, un suono indie pop dai toni riverberati, senza fare a meno, di tanto in tanto, di note più concitate. La venatura dream pop è la cifra caratteristica della line up del 12 agosto, che con il live degli Still Corners porta sul palco dell’Ypsigrock una delle formazioni maggiormente attese quest’anno. L’elegante duo, composto da Tessa Murray e Greg Hughes, grazie anche ai bellissimi visuals, fa viaggiare il pubblico, tra luci soffuse, assoli di chitarra, suoni synth-pop e atmosfere anni ’80. Ed è appunto “The trip” il brano con cui salutano il pubblico. Gli austriaci HVOB proseguono nel segno di un indietronica sognante, con un incursioni verso l’house. A conclusione, quando è calata la notte e le stelle cadenti fioccano su Piazza Castello, i The Comet is coming regalano una delle migliori performance di questa edizione, grazie a un sound imprevedibile che coniuga nu jazz (con il sassofonista Shabaka Hutchings), psichedelia, space rock e echi afrobeat.

Al Chiostro il quarto giorno ha inizio con Monikaze, artista lituana che propone un set elettronico che spazia dall’IDM al jazz. Quindi compare una della band rilvelazione del festival, i Noisy, che dalla costa sud dell’Inghilterra fanno ballare e pogare il pubblico con la loro irresistibile miscela di rock e rap, breakbeat e piglio punk. Graditissima sorpresa la cover di “Praise You” di Fatboy Slim, perfettamente integrata nel loro stile, mentre il cantante Cody Matthews si lancia nel body surfing.

Al castello le danze prendono avvio con i canadesi Kiwy Jr., band dal songwring molto catchy, che smuove le corde di tutti gli appassionati dell’indie-pop anni 80, tra il jangle della chitarra di Jeremy Gaudet e melodie beatlesiane. Singoli come “Unspeakable Things” e “The Sound Of Music” senza dubbio non sfigurerebbero nella famosa compilation C86. Una proposta intenzionata a donare a tutti una sana dose di good vibes e di attitudine nerd. A seguire, i Just Mustard trasportano gli ascoltatori in una zona grigia che si trova esattamente a metà tra la psichedelia e lo shoegaze più rimoroso e oscuro, guidati in questo strano viaggio dalla voce onirica di Katie Ball.

Ma è il momento finalmente dell’esibizione della strana coppia formata da Panda Bear e Sonic Boom, freschi del loroalbum di recente uscita Reset. Un lavoro particolare in cui ogni traccia si sviluppa partire a una sample di un brano degli anni ’60. Il disco viene eseguito nella sua interezza in maniera impeccabile e per l’occasione il duo è accompagnato da uno sfondo di ipnotici visuals. L’aspetto visivo è fondamentale per creare la giusta atmosfera, come dimostrano anche i videoclip usciti per accompagnare i singoli “Edge of the Edge” e “Danger“. La psichedelia proposta dai due è solare e positiva, melodica e stralunata, e conduce gli ypsini in un’atmosfera felice e colorata. Siamo di fronte a quello che, a mio parere, è uno dei concerit migliori dell’edizione ’23 del Festival. L’ultima band a calcare il palco sono gli Young Fathers che offrono uno spettacolo perfetto per dare degna conclusione al festival (toccando anche accenni politici, con affermazioni contro il fascismo) tra percussioni, cantato a tre voci e acrobazie in mezzo al pubblico.

La gioia di avere preso parte ancora una volta all’esperienza totalmente immersiva e memorabile dell’Ypsigrock Festival -per tutti quelli che l’hanno vissuta e che tornano più o meno a ogni edizione come una grande famiglia che si riunisce in un preciso periodo dell’anno, questa volta ancora con maggiore comunanza e partecipazione a causa dei terribili incendi che hanno colpito la Sicilia poche settimane prima e anche diverse zone del Parco delle Madonie – è stata riassunta nel finale dall’applauso commosso all’associazione Glenn Gould e agli organizzatori riuniti al completo, non a caso, sotto le note di “All I want for Christmas is you” di Mariah Carey. Ciò che rende un Festival qualcosa che va oltre l’aspetto musicale è appunto questo contesto fatto di autenticità e contatto con il territorio (la presenza, ad esempio, del backstage proprio dentro la chiesa alle spalle del main stage!) e anche tutto ciò che ruota attorno, come la rassegna Avanti il prossimo che offre il palco del Cuzzocrea Stage nell’area camping ad artisti emergenti vincitori dell’annuale contest (quest’anno sono stati i Wism, Hollyspleef, Nòe, Kick, Maury111, Ekranoplan). Proprio al camping, nel bosco di San Focà, va in scena l’ultima grande festa finale all’alba, con l’assurdo e disturbante spettacolo del gruppo polacco Siksa, tra costumi mostruosi e sprazzi monologhi alieni. Intanto, dalla pagina Facebook, apprendiamo le date della prossima edizione, dall’8 all’11 agosto ’24, e quella frase citata all’inizio, “Il futuro è già nostalgia”, nel conto alla rovescia, torna a caricarsi di significato.

Thanks to Saverio Paiella and Luigi

(Eulalia Cambria)