Nuovo singolo (già uscito) e nuovo album (in arrivo) dei Wilco
Samuele Conficoni
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Già vi avevamo comunicato che il 24/08 i Wilco faranno tappa a San Mauro Pascoli, nella splendida cornice di Villa Torlonia, all’interno della programmazione del festival musicale romagnolo acieloaperto. Giusto un mese dopo questo evento uscirà il loro nuovo disco: l’annuncio è di pochi giorni fa. Il lavoro è intitolato Cousin ed è prodotto dalla cantautrice gallese Cate Le Bon. Si tratta del primo disco sin dai tempi di Sky Blue Sky (2007) che non è prodotto dai Wilco stessi. Uscirà il 29/09 per la dBpm.
Nell’annunciare l’uscita del nuovo LP il gruppo ha anche diffuso il singolo “Evicted”, accompagnato da un lyric video. Cate Le Bon ha inoltre dichiarato dei Wilco che «they can be anything» e ancora che «there aren’t many bands who are able to, this deep into a successful career, successfully change things up». Nel 2022 Jeff Tweedy l’aveva invitata negli studi di Chicago proprio per lavorare al nuovo progetto della band. I Wilco stanno per iniziare un tour dell’Europa e del Regno Unito che si tiene tra agosto e settembre e poi, tra fine settembre e ottobre, si esibiranno negli States.
Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo.
Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai.
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14 settembre 2010
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