Idles e Murder Capital sbarcano (e sbancano) in riva al Mare Adriatico

Idles + The Murder Capital, Fake Fest, Bellaria-Igea Marina (RN), 13 Luglio 2023
Data unica italiana per gli alfieri del nuovo post-punk britannico grazie a All Things Live Italy e Beky Bay di Bellaria-Igea Marina, quest’anno centro nevralgico degli appuntamenti estivi con la grande musica rock (pur se fa male l’annullamento di Libertines e La Femme previsti il giorno seguente).

Aperti dal Dj Set di Fabio Nirta che ha pescato nel miglior alternative di oggi e domani – sì, questo gergo marino sarà ricorrente nel report – il quintetto di Dublino guadagna il palco alle 21 tra l’imbarazzo e la delusione delle centinaia di spettatori, me compreso, in fila da ore ad un ingresso limitato a un unico passaggio. Devo dire che sarà l’unico inconveniente di una serata magnifica; tuttavia bisogna mettersi nei panni di chi si accolla tanti chilometri di viaggio e non è in vacanza: o ritardi l’inizio dei live o fai in modo di accelerare le operazioni con qualche steward in più.

I Murder Capital, che saranno protagonisti anche di tre date novembrine nel Belpaese, dimostrano la crescita esponenziale nella resa dal vivo con una manciata di nuove canzoni dall’ampio respiro e che li smarca dal fardello di epigoni dei Fontaines D.C. La setlist è comunque divisa equamente tra l’ultimo “Gigi’s Recovery” e il debutto “When I Have Fears” del 2019, da cui segnaliamo la tellurica “For Everything” e l’inno da pogo “Don’t Cling To Life” scritto dopo la prematura scomparsa della madre di un membro e avvenuta durante le registrazioni del disco, che aprono e chiudono il loro concerto. James McGovern (voce), Damien Tuit (chitarra), Cathal Roper (chitarra/tastiere), Gabriel Paschal Blake (basso) e Diarmuid Brennan (batteria) si conoscono solo dal 2018 eppure hanno già una simbiosi invidiabile che regala passaggi math-rock in “A Thousand Lives”, “Return My Head” dove si incontrano Editors e Strokes oltre a momenti più riflessivi ma aperti, nella lezione dei National, per la stessa “Gigi’s Recovery”. Su tutte svetta “Ethel”, brano definitivo e catartico che stempera tutta la tensione accomulata in questi anni difficili con la speranza della rinascita; peccato manchi “Only Good Things” ma la loro energia e amore per i fan sono stati notevoli.

Gli Idles da Bristol cominciano alle 22.15 scatenando il pandemonio. In “Colossus” Joe Talbot fa roteare il microfono come un lazo per domare i chitarristi Mark Bowen e Lee Kiernan che hanno iniziato a correre lungo lo stage e picchiare duro; per il secondo pezzo “Car Crash” Kiernan è già atterrato di schiena sulle prime file! Un blocco vincente di musicisti, completato da Jon Beavis alla batteria e il basso pulsante di Adam Devonshire, che sommerge i 2000 dell’arena riminese con le fucilate punk di “Mother” e la durezza rumorosa – non lontana dai Nirvana, secondo me – di “War”. Tra inni cantati a squarciagola dalla folla (“Never Fight A Man With A Perm”) e divertissement da balera (la platea messa a sedere o il medley in “Love Song” con le hit di Celine Dion, Lionel Richie e Mariah Carey) si apprezza il grande impegno degli Idles nella lotta al potere e all’ingiustizia con la doppietta finale, nel segno dell’antifascismo, “Danny Nedelko”/”Rotweiler”.


Si suda e si beve tra pezzi già classici del filone post-punk come “I’m Scum” e “A Hymn”, non dimenticando però che gli Idles ultimamente sono stati capaci anche di ben altro: “The Beachland Ballroom”, una torch-song tra Otis Redding e Clash, oppure la ruspante “Crawl!” che sarebbe stata benissimo in “Songs For The Deaf” dei Queens Of The Stone Age. Nota di colore l’abbigliamento di Bowen e Kiernan che vestiti in toga ha ricordato tra gli amici presenti le feste tenutesi in estate nella stessa location: con la differenza che noi almeno potevamo infilarci in mare! Usciamo quindi soddisfatti a mezzanotte, da bravi lavoratori. Aspettando le prossime mosse di due formazioni che sono diventate in breve tempo parte della colonna sonora della nostra vita.