Il caso Alex Schwazer

Il caso Alex Schwazer

SERIE TV

La nuova docuserie di Netflix ricostruisce il caso Alex Schwazer attraverso una bella corsa sull’orlo del precipizio tra true crime e il Premio Oscar Icarus

Egli deve perdersi per essere trovato, deve essere trovato per perdersi (Giorgio Manganelli)

Chi è Alex Schwazer? La medaglia d’oro a Pechino 2008 per la 50km? Il ragazzo mite ed ex fidanzato di Carolina Kostner? L’atleta perso e approdato sui lidi del doping? Lo sportivo e l’uomo alla ricerca di giustizia? 

Alex Schwazer è tutto questo e altro ancora: ombra e luce, enorme spettro di grigi che si staglia come una nube su un mondo, quello dell’atletica leggera, di cui sappiamo ancora poco. Già Icarus, documentario Premio Oscar diretto da Bryan Fogel, aveva ripreso, involontariamente, le fila della denuncia di Alex Schwazer – e, ancora prima, del suo allenatore Sandro Donati – su quel continente sommerso che è il mondo sportivo russo.

Il caso Alex Schwazer

Sia in Icarus che nella docuserie di Netflix Il caso Alex Schwazer, viene fuori lo scandalo dell’uso sistematico di doping da parte degli atleti russi, la sostituzione dei campioni di urina in un sistema perfetto a orologeria, facendo diventare la Russia, così come la WADA e la IAAF, una vera cartina tornasole per capire cosa non funziona nello sport. Ne Il caso Alex Schwazer abbiamo tutto ciò che cerca il pubblico: la gloria e la caduta dell’’eroe’, i personaggi ambigui come i medici Francesco Conconi e Michele Ferrari, il riscatto, il doping, l’amore e un complotto internazionale che inizia dagli anni ’80. Tutto questo in quattro episodi dove, paradossalmente, non è tanto la breve gloria dell’atleta altoatesino negli anni zero, o la sua forma mostruosa e performante prima di Rio 2016, ma sono il rapporto con la legge e coi media le parti migliori: le scene in tribunale, i depistaggi, le ambiguità delle organizzazione sportive e antidoping, il silenzio degli atleti, ex compagni di Schwazer, quando non si sprecano a rinnegarlo (come Federica Pellegrini in una dura risposta a un giornalista), e il sistema dei media che ha bisogno di statue da erigere per poi buttarle giù. Alex Schwazer nel 2012 ha fatto uso di EPO (eritoproietina) per sua stessa natura u t,5ammissione, per colmare il ‘vuoto’ da lui citato dopo aver toccato le pendici del Parnàso, dopo essere stato abbandonato dal suo ex allenatore Sandro Damilano; un giovanissimo Schwazer è in preda a un blocco emotivo e pensieri suicidi, di cui neanche la ex Carolina Kostner, sembrava esserne cosciente. Vieni preparato tutta una vita per raggiungere un obiettivo, ma nessuno poi ti dice come gestire il risultato conseguito.

In quel gioiello di Tony Richardson Gioventù, amore e rabbia (The loneliness of the long distance runner, 1962), è lo stare fermi, il dare uno stop alla corsa la vera risposta, e il tutto per evitare, in questo atto di ribellione, le fantasie che l’altro riversa su di noi e, in questo caso, l’altro è un pubblico che pretende gesta disumane da quelli che sono esseri umani, molto spesso, più fragili di noi.

Ayrton Senna vinse il Gp del Brasile, nel 1991, col cambio bloccato in sesta; Maradona e la sua mano di Dio; Alex Schwazer che vinse le Olimpiadi, senza doping, con una infiammazione forte a entrambi i tibiali, ignorando il dolore per dare concretezza ad anni di sacrifici fatti. “Siamo tutti colpevoli” dichiarò Maradona riferendosi al triste caso Pantani, altro Agnus Dei di un mondo, che sa esattamente quale sono le regole falsate del gioco, e se non ti rimetti a questa volontà diventi l’equivalente sportivo di Serpico. El silencio es salud era un leitmotiv in voga durante la dittatura argentina, e non solo, vale oggi e in ogni campo come dimostra questo ottimo lavoro diretto da Massimo Cappello.

Per quanto la giustizia italiana abbia scagionato Alex Schwazer da ogni accusa penale, il tribunale sportivo, però, mantiene la squalifica fino al 2024. Schwazer e Donati sono come Don Quijote e Sancho Panza, la docu-serie tratteggia due personaggi che sono stati umiliati, derisi e isolati ma che, a modo loro, trionfano, come il Colin Smith del film di Tony Richardson.

Oggi Alex allena persone a livello amatoriale, è felicemente sposato con Kathrin Freund e ha due bambini. Forse fermarsi prima di un nuovo traguardo è un epilogo ingiusto, ma non del tutto tragico.

di Daniel Paone

  • Il caso Alex Schwazer  [Id., Italia, 2023] 
  • REGIA Massimo Cappello 
  • CAST Alex Schwazer, Sandro Donati, Carolina Kostner
  • SCENEGGIATURA Marzia Maniscalco
  • FOTOGRAFIA Francesco di Pierro, Vito Frangione, Luigi Montebello, Luca Ranzato
  • Documentario, Serie tv giudiziaria, durata 190 minuti

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