AA.VV., “Piombo” (CAM SUGAR, 2022)

Pallottole vaganti, folli inseguimenti, incontri equivoci bagnati da un tempo da lupi o baciati dal sole; la filmografia del poliziesco italiano degli anni ’70 e inizio anni ‘80 è diventata negli anni oggetto di appassionato recupero e di tenera dedizione, chiudendo anche mezz’occhio sulla effettiva qualità di alcuni dei titoli che ne compongono il genere. Pellicole per e di un’epoca storica in cui nelle strade dell’Italia accadeva letteralmente di tutto e le cui ferite e misteri ancora oggi riverberano sulla spina dorsale di questo nostro Paese tanto amabilmente mascalzone quanto ribollente di travagli mai sopiti.

Non è quindi un caso che la nuova compilation di genere della sempre benemerita CAM Sugar si intitoli semplicemente “Piombo – Italian Crime Soundtrack From The Years Of Lead (1973-1981)”. Tuttavia il titolo non deve ingannare: “Piombo” non è una raccolta musicale su come il sonoro del cinema ha declinato in toto quel periodo, ma è più che altro un tributo alle colonne sonore di un genere allora molto in voga come il poliziesco nostrano.

Fatta questa doverosa premessa, come suona questo pot-pourri musical-malavitoso? I richiami sono quelli ad un sound jazz-funk urbano in cui chitarre lisergiche, percussioni martellanti e bassi vorticosi e pungenti forniscono una solida struttura per ensemble di fiati dal suono aspro e inzuppato d’acqua. Ne sono esempio “Poliziotto Sprint”, musica per i titoli di testa dell’omonimo film del 1977, marchiata a fuoco da un lungo solo di sax dal timbro caldo e roco su un ritmo ipnotico di charleston; o la vignetta funk “Il Cappotto di Legno”, con il suo pianoforte da taverna e gli insolenti slap di basso; o ancora l’irresistibile groove dimezzato de “L’intoccabile Mr. Cliff” – dal film con il delizioso titolo de “Si può essere più bastardi dell’Ispettore Cliff?”  – , dal ritmo dinoccolato come passi nel buio e i fiati che squarciano l’aria come nella migliore tradizione delle epiche big band degli anni d’oro del jazz. E nemmeno mancano episodi più misteriosi che sfiorano quasi la malinconia, come l’ottima “Il Marsigliese Fugge” con il suo tema chitarristico intriso di lirismo – dal film “Squadra Volante” del 1974 – o la desolata “Il Vecchio Boss”, sorta di pastorale dei bassifondi per synth, batteria e basso.

Tuttavia, a lungo…ascoltare, il disco mostra un po’ la corda ad una certa ripetitività sonora. Nulla da dire sulle musiche di per sé, che sono realizzate con ingegno da alcuni dei nostri migliori compositori e sonorizzatori per il cinema, come il leggendario Bruno Nicolai, Stelvio Cipriani, Riz Ortolani o Louis Bacalov; singolarmente, in ogni traccia ci sono dettagli sonori che non possono lasciare indifferente l’orecchio più o meno raffinato. Ma queste primizie rischiano di perdersi nell’andamento complessivo del disco, dove a dominare sono sempre gli umori jazz funk da un lato e le umbratili ballate che sanno di vicoli solitari e rimorsi dall’altro.

Ricalcando vagamente quanto fatto con l’ottimo “Morricone Segreto” – raccolta dedicata alla musica del Maestro capitolino per il “giallo all’italiana” – ma senza raggiungerne il bagliore smeraldino e la finezza armonico-melodica, la CAM realizza un altro lavoro d’archivio degno di menzione ma che soffre di eccessiva lunghezza e, forse, dei limiti intrinseci dei film per i quali queste note erano destinate.

67/100

(Edoardo Maggiolo)