[aapoc] Palazzo Reale, Milano

Prosegue il viaggio alla scoperta delle architetture italiane e di ciò che esse contengono, realizzate dai più importanti artisti al mondo, che ancora oggi ci raccontano il loro vissuto, le famiglie nobiliari ad esse legate, le loro trasformazioni, la storia delle loro collezioni d’arte.
Alla scoperta dei palazzi più belli d’Italia, ci rechiamo a Milano, fra le sale del meraviglioso Palazzo Reale, oggi vero e proprio cuore espositivo della città grazie all’eccellenza, sia qualitativa che di varietà, delle interessanti mostre che il Comune vi organizza.

La storia di questo Palazzo è fortemente intrecciata con quella della città e delle grandi famiglie che, succedendosi nel tempo, lo abitarono. Inizialmente era chiamato Palazzo del Broletto – poi detto Broletto “vecchio”, per non confonderlo col “nuovo”, ossia l’ora Palazzo della Regione – e fin da subito era stato concepito come il luogo destinato al governo della città: il termine “broletto”, infatti, che nel Medioevo indicava un’area recintata, a Milano aveva assunto il senso di palazzo del municipio. (foto 1)

immagine per Foto 1: Palazzo Reale Scalone d'Onore. Foto Lorenzo Pennati Credits: https://www.palazzorealemilano.it
Foto 1: Palazzo Reale Scalone d’Onore. Foto Lorenzo Pennati Credits: https://www.palazzorealemilano.it

Alla signoria dei Visconti (1395-1447) succedette quella degli Sforza (1450-1535, in alternanza con la dominazione francese), che considerò il Palazzo come suo luogo di rappresentanza ufficiale in città, nonostante avesse come residenza il Castello Sforzesco, che era però troppo simile a una fortezza.

È solo con i francesi, però, che nel primo Cinquecento vi spostarono definitivamente la Corte, che il palazzo divenne Ducale. Nei difficili anni di dominio spagnolo (1535-1714), in cui la città si trovò ad affrontare due terribili epidemie, il Palazzo venne ristrutturato e ampliato, diventando sede anche del primo teatro di Milano, poi demolito definitivamente nel 1776, quando fu costruito il meraviglioso Teatro alla Scala.

Seguì il governo spagnolo quello austriaco. Con loro il palazzo divenne il centro della vita di corte, e furono avviati una serie di lavori di rinnovamento che coinvolsero in particolare la facciata esterna, dandole la veste con cui possiamo osservarla ancora oggi. Il Piermarini, a cui era stato affidato il progetto, diede all’edificio la forma di una reggia neoclassica, spazzando via qualunque traccia architettonica dell’arte lombarda.

Negli anni successivi, fu residenza di molti regnanti, da Maria Teresa d’Austria a Napoleone, a Ferdinando I di Savoia. Al Palazzo, che in quell’epoca raggiunse il massimo del suo splendore, lavorarono Andrea Appiani, Pelagio Palagi e anche un giovane Francesco Hayez.

Con l’unità d’Italia, Milano perse la sua nomina a capitale e il palazzo iniziò ad essere usato sempre meno e solo per eventi ufficiali, fino ad essere donato dai Savoia al Comune di Milano nel 1919. Durante i bombardamenti del 1943 fu gravemente danneggiato: molti ambienti del piano nobile furono distrutti, insieme ai loro arredi e alle loro decorazioni, mentre il bellissimo Salone delle Cariatidi fu completamente scoperchiato.

Passata la guerra, quindi, negli anni Cinquanta si decise di utilizzare il salone per ospitare grandi mostre, così da lanciare un messaggio di rinascita, sia sociale che culturale.

Volendoci addentrare tra le suggestive e ricche stanze del Palazzo Reale, possiamo iniziare con una delle più spettacolari del piano nobile: la Sala dei Ministri. Realizzata in epoca napoleonica, era chiamata anche Sala della Rotonda, per via della volta emisferica che la caratterizza.

Utilizzata dai Savoia come sala del trono, fu quasi completamente distrutta dai bombardamenti del ’43 e oggi ne possiamo osservare l’ottimo risultato del restauro condotto dalla Soprintendenza e dal Comune di Milano fra il 2004 e il 2006, che ha restituito una fedele riproduzione dell’aspetto della sala nel periodo napoleonico, nonostante non sia stato possibile recuperare tutto quanto il perduto. (foto 2)

immagine per Foto 2: Palazzo Reale Sala dei Ministri. Foto di Lorenzo Pennati Credits: https://www.palazzorealemilano.it
Foto 2: Palazzo Reale Sala dei Ministri. Foto di Lorenzo Pennati Credits: https://www.palazzorealemilano.it

Un’altra importante sala del trono è quella che Napoleone fece costruire per la sua incoronazione a Re d’Italia nel 1805.

Fortunatamente, sopravvissero alla seconda guerra mondiale le bellissime decorazioni della volta, con motivi geometrici e vegetali alternati a riquadri monocromi con vittorie alate e lunette semicircolari. Al centro di questa si trova un grande ottagono in cui si intravede la figura di Napoleone in veste di Giove.

In realtà, però, quello che osserviamo è soltanto lo strato di pittura sottostante all’affresco originale, che venne staccato e riprodotto su tela per essere meglio conservato nel dopoguerra. Al centro della sala si trovava il trono dorato di Napoleone, disegnato da Luigi Canonica, architetto imperiale, e di cui ci resta solo un disegno; il resto degli arredi è conservato invece al Museo della Reggia di Villa Reale a Monza. In seguito alla Restaurazione e all’Unità d’Italia, la sala divenne di rappresentanza e prese il nome di Sala del Consiglio. (foto 3)

immagine per Foto 3: Palazzo Reale Sala del Trono. Foto di Lorenzo Pennati Credits: https://www.palazzorealemilano.it
Foto 3: Palazzo Reale Sala del Trono. Foto di Lorenzo Pennati Credits: https://www.palazzorealemilano.it

La Sala delle Otto Colonne invece ci si presenta come un vasto salone rettangolare neoclassico, ripartito in tre navate dalle colonne che gli danno il nome. Della sala originaria, dopo i bombardamenti, rimasero solo i muri: documenti conservati nell’Archivio Fotografico del Castello Sforzesco mostrano il disastro, con le colonne distrutte sul pavimento.

Oggi nella sala, destinata ad ospitare conferenze ed eventi, possiamo osservare una parziale ricostruzione delle colonne e del soffitto cassettonato – con stucchi della scuola di Giacomo Albertolli – di tipo scenografico-teatrale, realizzato negli anni Novanta. (foto 4)

immagine per Foto 4: Palazzo Reale Sala delle Otto Colonne. Foto Lorenzo Pennati Credits: https://www.palazzorealemilano.it
Foto 4: Palazzo Reale Sala delle Otto Colonne. Foto Lorenzo Pennati Credits: https://www.palazzorealemilano.it

Sempre da quattro sostegni con capitelli in stile ionico prende il nome la Sala delle Quattro Colonne, con un’alta e meravigliosa volta a botte, decorata con lunari e rosoni, realizzata da Giacomo Tazzini nel 1822.

La sala sarebbe una galleria di disimpegno che collega l’Appartamento di Parata con l’Appartamento di Riserva dei Principi, ossia le camere destinate agli ospiti, ed è proprio in questo che si vede la maestria di Tassini, che trasformò un corridoio in uno spazio ampio e monumentale, illuminato da un lampadario ottagonale e con alle pareti affreschi che rappresentano trofei e medaglioni. (foto 5)

immagine per Foto 5: Palazzo Reale, Sala delle Quattro Colonne Credits: https://www.palazzorealemilano.it
Foto 5: Palazzo Reale, Sala delle Quattro Colonne Credits: https://www.palazzorealemilano.it

Due dipinti appartenuti alle collezioni di Palazzo Reale sono ancora visibili nell’Anticamera di Sinistra dell’Appartamento di Parata.

Si tratta del Ritratto di lady Venetia Digby come allegoria della prudenza (1633-1634 circa), del fiammingo Antoon Van Dyck, sulla parete est, e del Ritratto dell’Imperatrice Maria Teresa d’Austria, di autore anonimo, sulla parete nord. Del primo vennero commissionate due copie – l’altra si trova oggi alla National Portrait Gallery di Londra –, mentre probabilmente il secondo è una copia da un dipinto del ritrattista ufficiale della corte viennese, Martin van Meytens, per la Milano del Regno Lombardo Veneto. (foto 6)

immagine per Foto 6: Palazzo Reale Anticamera di Sinistra. Foto di Lorenzo Pennati Credits: https://www.palazzorealemilano.it
Foto 6: Palazzo Reale Anticamera di Sinistra. Foto di Lorenzo Pennati Credits: https://www.palazzorealemilano.it

Si hanno poi le Sale degli Arazzi, che già alla fine del Settecento ospitavano una serie di arazzi, realizzati dalla manifattura francese dei Gebelins, raffiguranti il mito di Medea e Giasone, come lo racconta Ovidio nelle Metamorfosi, e donati nel 1771 da Luigi XV agli arciduchi, in occasione delle loro nozze.

Per motivi conservativi, però, l’attuale disposizione degli arazzi non segue il corso narrativo preciso della storia del mito.

Nella Prima Sala degli Arazzi, decorata con chiaroscuri ornamentali sul modello di quelli dell’Albertolli e con pannelli attribuiti ad Andrea Appiani, sono rappresentati gli episodi “La fuga di Medea” (1769), “Giasone doma i tori” (1770) e “Creusa è consumata dal fuoco del fatale abito che Medea le ha donato” (1770). La seconda Sala, invece, realizzata insieme alla Terza alla seconda metà del Settecento, mostra l’episodio “Giasone giura fedeltà a Medea che gli promette aiuto con a sua arte” (1766) e “Le nozze di Giasone e Creusa” (1773). Alle pareti, inoltre, sono presenti una serie di pitture a tempera di Giuseppe Levati.

La Sala conserva i suoi originari elementi d’arredo, fra cui la grande specchiera con sotto una consolle in legno laccato e dorato, con primo piano in marmo bianco.

Infine, la Terza Sala degli Arazzi si contraddistingue per essere ricchissima di decorazioni. Qui si conclude il ciclo del racconto del mito, con la rappresentazione degli episodi Giasone conquista il vello d’oro (1767) e I Guerrieri nati dal dente del serpente volgono le armi contro se stessi (1764).

Il tema, in ogni caso, non è trattato soltanto negli arazzi, ma anche nei sovrapporta monocromo, attribuiti al fiorentino Giuliano Traballesi.

Questi raccontano: “Il Re Fineo istruisce Giasone intono alla navigazione a Colco; Giasone domanda al Re Eeta il Vello d’oro; Giasone ritorna in Tessaglia col Vello d’oro; Medea fa ringiovanire Esone; Medea fa uccidere Pelia dalle proprie figlie; e Medea sta per avvelenare Teseo. Anche in questa sala troviamo poi una grande specchiera con un camino in marmo, decorato sui lati, e accanto a quello, due tavoli da parete in legno di manifattura lombarda del XIX secolo. (foto 7, foto 8, foto 9)

immagine per Foto 7: Prima Sala degli Arazzi foto Lorenzo Pennati Credits: https://www.palazzorealemilano.it
Foto 7: Prima Sala degli Arazzi foto Lorenzo Pennati Credits: https://www.palazzorealemilano.it
immagine per Foto 8: Palazzo Reale Seconda Sala degli Arazzi. Foto di Lorenzo Pennati Credits: https://www.palazzorealemilano.it
Foto 8: Palazzo Reale Seconda Sala degli Arazzi. Foto di Lorenzo Pennati Credits: https://www.palazzorealemilano.it
immagine per Foto 9: Palazzo Reale Terza Sala degli Arazzi. Foto di Lorenzo Pennati Credits: https://www.palazzorealemilano.it
Foto 9: Palazzo Reale Terza Sala degli Arazzi. Foto di Lorenzo Pennati Credits: https://www.palazzorealemilano.it

Palazzo Reale è un luogo eccezionalmente ricco di storia e profondamente segnato da tutte le varie dinastie per cui è stato dimora, che adesso offre ai suoi visitatori mostre meravigliose, capaci di dare allo spettatore sempre nuovi spunti e nuovi approcci alle opere e ai più grandi maestri della storia dell’arte.

Il Palazzo aveva già ospitato, nel 1929, una mostra nel cinquantesimo anniversario della morte di Tranquillo Cremona, ma fu quella curata da Roberto Longhi su Caravaggio e i caravaggeschi, nel 1951, a consacrare il palazzo come luogo espositivo. Seguirono anni ricchissimi e pieni di stimoli, in cui il Palazzo ospitò le opere di Van Gogh (1952) e Picasso (1953), Modigliani e i reperti degli Etruschi; e molto altro. Inoltre, ià avevamo parlato, ormai tempo fa, di una bellissima esposizione, Le Signore dell’arte, dedicata alle più grandi artiste italiane.

In questo momento, il Palazzo sta ospitando la mostra Tiziano e l’immagine della donna nel Cinquecento Veneziano e sempre nel 2022 sono in programma Joaquin Sorolla. Pittore della luce; e Grazia Varisco. Il Caso; Tra le pieghe della mente, Max Ernts; Appiani; Canova; Raffaello; Palazzo Reale nella Milano napoleonica; Hieronymus Bosch e l’Europa Meridionale.

Un bel programma, tutto da segnare in agenda.

Una nota a margine, dolorosa: questo terribile momento storico non risparmia neanche l’arte, purtroppo; la guerra investe tutti i campi, anche quelli che sono nati per unire le persone e mostrare come sia importante e bello far convivere culture diverse e quale forza possa nascere dalla pace.

È recente la notizia che il Ministero russo della Cultura rivoglia indietro tutti i prestiti in essere, che dovranno essere restituiti dall’estero alla Russia entro fine mese 8a meno di proroghe o nuove decisioni); ebbene: questa richiesta comprende i due dipinti Giovane donna con cappello piumato di Tiziano (foto 10) e Giovane donna con vecchio di profilo di Giovanni Cariani, di proprietà dell’Ermitage di San Pietroburgo, presenti alla citata mostra su Tiziano e l’immagine della donna nel Cinquecento veneziano e nonostante il Direttore del Museo Russo – Mikhail Piotrovsky – nella lettera di richiesta non faccia riferimento diretto al fatto che il Presidente Russo Putin abbia inserito il nostro Bel Paese nella (lunga) lista dei Paesi Ostili, immaginiamo chiaramente che questo sia il motivo della richiesta.

immagine per Foto 10: TIZIANO Giovane donna con cappello piumato, 1534-1536 circa Olio su tela, 96×75 cm San Pietroburgo, Museo dell’Hermitage  Credits: https://www.artapartofculture.net/2022/03/03/tiziano-e-i-suoi-contemporanei/
Foto 10: TIZIANO Giovane donna con cappello piumato, 1534-1536 circa Olio su tela, 96×75 cm San Pietroburgo, Museo dell’Hermitage  Credits: https://www.artapartofculture.net/2022/03/03/tiziano-e-i-suoi-contemporanei/

Di fronte a ciò, il nostro Ministro della Cultura, Dario Franceschini, ci ricorda che il ministero ha le mani legate, non avendo competenza in materia, e che le opere andranno quindi restituite ai legittimi proprietari in anticipo rispetto agli accordi precedentemente presi.

Davanti a Palazzo Reale si è creata una fila di persone che, anche senza prenotazione, proveranno ad entrare per vedere i dipinti prima che vengano restituiti: la risposta del pubblico all’arte è sempre affettuosa, senza riconoscimento o disconoscimento di bandiere.

Bisognerebbe riflettere molto su questo. Per quanto mi dispiaccia, ritengo che noi europei possiamo visitare la splendida mostra godendone, anche senza le due opere in questione. Noi Europei, di Musei ne abbiamo una sconfinata vastità e questi conservano un’importante memoria, fino ai giorni nostri, e aprendo al domani, raccontandoci la storia del mondo e la sconfinata bellezza reale e cruda dell’Arte.

Info

  • Palazzo Reale – Milano
  • Piazza del Duomo, 12 – Milano
  • dal martedì alla domenica dalle 10:00 alle 19:30, con eccezione del giovedì, che è aperto fino alle 22:30. Il lunedì è il giorno di chiusura.
  • T:+39 02 884 45 181 (lun-ven dalle h 09:00 alle h 16:00)

art a part of cult(ure) è il magazine online nato con l’intento di promuovere, diffondere, valorizzare l’arte contemporanea e più in generale la complessità della cultura nelle sue molteplici manifestazioni.

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