Il chamber-pop di Nicolas Michaux è ancora affascinante

Non nuovo ai lettori di Kalporz, Nicolas Michaux ha pubblicato a fine 2021 due album via Capitane Records, il nucleo di artisti di Bruxelles di cui egli stesso fa parte. “Amour Colère” e “Les Chutes” seguono il debutto del 2016 “À la vie, à la mort” che il cantautore aveva portato in giro per l’Europa condividendo il palco anche con Tony Allen e Damon Albarn.

Attualmente Michaux si divide tra l’isola danese di Samsø, dove vive con la famiglia, e Bruxelles. “Amour Colère” è stato ispirato proprio dal tempo trascorso a Samsø in contrasto con il desiderio di farsi una carriera musicale in una capitale europea: il disco quindi definisce la vita domestica, che intreccia le maglie di un’esistenza pastorale costruita intorno alla natura, lo scorrere del tempo, il tentativo di trovare posto in un mondo sempre più ossessionato dalla tecnologia e dall’efficienza. Un riuscito ibrido tra British rock dei sixties (quello di The Kinks e The Pretty Things) e lirismo francese condito da tocchi new wave, all’ombra di Marguerite Yourcenar e Pablo Neruda.

“Les Chutes” è invece composto di brani registrati tra il 2017 e il 2021, di cui cinque già presenti in “Amour Colère” ma qui in versione acustica e live: Michaux, da vero e proprio artigiano del suono e delle immagini che questo evoca, presta molta attenzione ai dettagli. L’album si apre con la cupa “Amusement Park” dal suono caldo e profondo, per terminare nel minimalismo di “Choming Out”, lasciando svuotata l’anima dell’artista il cui lavoro non cessa mai di sorprenderci.

Foto in alto di Mayli Sterkendries, Foto in Home di Alessandro Bertoncini