YVES TUMOR, “Heaven To A Tortured Mind” (Warp, 2020)

Sean Bowie, inutile negarlo, è uno dei personaggi contemporanei più intriganti e imprevedibili.
In meno di cinque anni è riuscito a fare tutto e il contrario di tutto riuscendo ad accreditarsi nella scena elettronica e sperimentale con uno spettro sonoro in controtendenza rispetto ai trend, ma al tempo stesso propulsore dei trend stessi. Soprattutto come immagine ed estetica, sempre assolutamente e rigorosamente curata e “stylish”.

Dopo l’esordio self-released “Man Fails Away”, molto vicino agli alienati e alienanti visioni del mondo NON Worldwide, in “Serpentmusic” ha portato sulla PAN di Bill Kouligas sonorità e suggestioni lounge-ambient e analgesiche tra Hype Williams e soundtrack da night 80s. Tutto ciò mentre dal vivo portava in scena delle performance tra BDSM e harsh noise tutt’altro che malleabili e tutt’altro che affini al nuovo clubbing europeo di fine anni Dieci con epicentro tra Londra e Berlino, città dove è stato registrato l’album, con qualche viaggio in quel di Los Angeles.

Poi è arrivata Warp e lo statuario performer originario di Miami e cresciuto in Tennessee che fino a qualche tempo si spacciava per Turin-based ha ancora una volta rimescolato le carte con un album come “Safe In The Hands Of Love” dove era la forma canzone a emergere sorprendentemente, tra momenti dark, colpi di testa emo 3.0, alt-rock e ballad noise-pop emozionanti e a tratti drammatiche.

Tutto e il contrario di tutto, dicevamo. E infatti la seconda parte del tour dell’album che l’ha avvicinato a un pubblico meno underground e meno techno è stata una nuova trasfigurazione: full-band molto glam e un’attitudine rock molto più spiccata rispetto ai cervellotici arrangiamenti in studio, dove si avvaleva tra gli altri di collaborati di lusso come Croatian Amor, James Ferraro, Oxhy, James K e Justin Raisen, alla produzione, che in questo quarto album si avvale di un altro guru della produzione dai toni più dark come Yves Rothman.

“Heaven to a Tortured Mind” è il risultato dell’ultima trasfigurazione di Sean Bowie che abbraccia con più decisione quei torbidi, corrotti e perversi scenari glam-rock che ha portato sul palco nei mesi in cui portava a termine la registrazione del disco. E molto altro.

Degenerato, lascivo, volutamente sopra le righe, a volte in una maniera che può sembrare artificiosa e costruita, alla costruzione del personaggio Yves Tumor si affiancano idee e canzoni che lasciano decisamente il segno. A partire dalle tracce che hanno anticipato: “Kerosene!”, già da oggi uno dei brani più belli dell’anno, “Gospel For A New Century”, apertura paradigmatica e manifesto di intenti del sofferto “heaven” di insieme alla traccia figlia (o gemella) che segue (“Medicine Burn”). Il soul nella sua accezione più primitiva trova una selvaggia linfa funk-psichedelica. Si assiste a uno di quelle inebrianti derive psicotiche molto cari ad Ariel Pink (“Superstars”, “Hasdallen Lights”) e fragorose tempeste di chitarre molto heavy e synth torbidi che sembrano presi dalla stagione 1977-1984. Un’epoca che ispira anche le ubriacanti fughe artsy del post-punk degli albori, nei sax dissonanti di “Identity Trade” e in quei groove A Certain Ratio/Gang Of Four di “Strawberry Privilege” e “Asteroid Blues”. Tutto e il contrario di tutto, nel modo giusto.

Le voci femminili, quella della meteora R&B del Queens Diana Gordon nel duetto di “Kerosene”, quella dell’ammaliante Kelsey Lu in “Romanticist” o della indie punk-rocker di Brooklyn Julia Cumming dei Sunflower Beam (“Dream Palette”, “Strawberry Privilege”) instillano un calore più levigato al pathos inquieto e angosciante delle esplosive digressioni à la Yves Tumor. Ne guadagna in armonie e variazioni al tema anche grazie ad altre comparse di questa ambiziosa opera di Yves Tumor, stagione 2020, come le elusive producer elettroniche Pan Daijing (nell’opening track) e Clara La San o il promettente artista di New Orleans Hirakish alle backing vocals, entrambi presenti nella disturbata ode a Prince conclusiva, “A Greater Love”.

Yves Tumor ha traviato ancora una volta tutti. E mentre si cercherà di dare una chiave di lettura a questa svolta. siatene certi, lui ne avrà già trovata un’altra.

84/100