FKA twigs, “MAGDALENE” (Young Turks, 2019)

Di Tahliah Debrett Barnett ormai è stato detto tutto.
In meno di un decennio è diventata l’espressione più alta di quel filone che per comodità è stato definito “avant-pop” per il merito di aver dato alla dimensione pop un respiro contemporaneo e proiettato al futuro e alla ricerca musicale
Sono passati cinque anni dallo sconvolgente “LP1”, raccolta di tracce accattivanti benché complesse che sono presto entrate a buon diritto nell’immaginario collettivo.
FKA twigs è l’oggi nella sua estetica e nelle sue scelte stilistiche, sempre al passo da quando a partire da scenari vagamente trip hop, bass e destrutturati ha ridefinito gli stilemi dell’R&B britannico. Perché come sempre è Londra con le altre metropoli multiculturali inglesi a dare freschezza e innovazione alle nuove tendenze musicali. E lei più di ogni altro artista ne rappresenta la sintesi. “MAGDALENE”, dopo una lunga e faticosa gestazione più o meno spoilerata da periodici training di pole dance postati da twigs sui social, ha dalla sua una pletora di collaborazioni da capogiro: Nicolas Jaar co-produce la maggior parte dei brani, la superstar che ha reso la trap un fenomeno di costume globale, Future, è l’unico featuring, ma tra gli altri produttori figurano Daniel Lopatin (aka Oneohtrix Point Never), Koreless, Benny Blanco, Jack Antonoff, Cashmere Cat, addirittura Skrillex.
Con loro altri re mida urban come Sounwave e Kenny Beats, ma, nonostante tutto, l’inconfondibile sound di twigs non si snatura. Persino in una delle tracce che hanno anticipato l’album, l’emozionante e inquieta “holy terrain ft. Future” che potrebbe essere stata scritta da e per chiunque, ma ai primi sinuosi vocalizzi si resta impietriti. La stessa sensazione che si prova nel vedere per la prima volta una delle sette meraviglie. Nei quasi quarantaminuti di “MAGDALENE” si passa dall’alienazione, ll’estasi mistica di brani da risposta alle ultime elegie di Arca (“thousand eyes”, “mary magdalene”, “daybed”) all’annichilamento di canzoni come “cellophane” dove twigs è meno oscura che in passato ed entra nell’olimpo delle cantautrici contemporanee grazie a quei climax che lasciano senza fiato.
In “home with you” e “fallen alien” stravolge le regole del pop elettronico contemporaneo come solo lei. È ancora lei? Basta ascoltare “mirrored heart” e “sad day”, ideale colonna sonora della fine del mondo, per averne conferma. Non c’è mai qualcosa di troppo e l’equilibrio tra soluzioni minimali e momenti più esplosivi ed epici è tale da lasciare quasi atterriti.

Il decennio può finire qui. “MAGDALENE” è il suo sigillo, il capolavoro dell’artista più rappresentativa di un decennio difficile e drammatico, non solo oltremanica.

92/100