I BROCKHAMPTON sono sopravvissuti alla fama


“There is no such thing as truth. It’s bullshit. Everyone has their own truth and life just does whatever the fuck it wants”. Lo diceva laconicamente la Tonya Harding interpretata da Margot Robbie in “Tonya”, il film del 2017 che racconta l’ascesa al successo e la veloce caduta dall’Olimpo di Tonya Harding, discussa campionessa americana di pattinaggio sul ghiaccio, vittima di abusi domestici e accusata di essere il mandante morale dell’aggressione alla sua rivale Nancy Kerrigan.

La vita di Tonya – già complicata – è stata una piroetta tra le medaglie d’oro sul ghiaccio e le imputazioni in tribunale dei giudici e delle famiglie americane che davanti alla tv l’additavano di essere stata scorretta, mantenendo però quella sospensione di giudizio concessa solo alle celebrità.

I BROCKHAMPTON si erano già dimostrati affascinati al mondo e ai riferimenti del mondo delle celebrità e non è dunque un caso che abbiamo riproposto metafore sulla celebrità in “iridescence”, loro ultimo lavoro. “Iridescence” è un album che ha tante sfumature diverse, tante quanti i colori che intravediamo confusi quando la luce sbatte su una bolla di sapone o nella goccia di benzina che cade quando facciamo rifornimento controllando le notifiche sullo smartphone. Una di queste sfumature del disco è certamente la celebrità, i problemi che ne derivano e la risonanza che assumono i problemi non direttamente connessi alla celebrità.

Come quando questa estate è esploso il caso Ameer Vann. Il membro dei BROCKHAMPTON, che impersonificava l’anima rap più tecnica e cruda del collettivo, dopo ripetute accuse di abusi, è stato allontanato dal progetto, qualche giorno dopo che Jaden Smith annunciò la firma del collettivo con RCA con uno snippet autorizzato che poi è andato perso nella girandola dei dischi annunciati e cestinati. I prolifici BROCKHAMPTON si son potuti permettere di cestinare o rimandare alcuni dei progetti su cui stavano lavorando, come “Puppy”, “Team Effort”, e “The Best Years of Our Lives”, quest’ultimo addirittura presentato in diretta tv nazionale al The Tonight Show di Jimmy Fallon. Il gruppo non trovava la quadra per due motivi. Tutta la trilogia “SATURATION” rappresentava un’eccezionalità per il genere: il rispetto delle categorie a rischio discriminazione, come omosessuali e minoranze etniche. L’essere accostati a uno scandalo sessuale avrebbe potuto danneggiare questa unicità dei BROCKHAMPTON. Inoltre, come motivo secondario, il leader Kevin Abstract ha spesso raccontato delle discriminazioni ricevute durante la sua crescita, e uno dei pochi compari che l’hanno supportato fu proprio Ameer Vann neo-cacciato dal gruppo. Kevin Abstract, ormai maturo ma ancora debole, si è trovato dunque senza la sua spalla non soltanto musicale ma anche nella vita.

Nei giorni in cui i BROCKHAMPTON davano l’annuncio della separazione con Ameer Vann, il collettivo si trovava in tour. A partire dalla data del Boston Calling vicino ad Harvard, il gruppo inizia a saltare le strofe di Ameer in un imbarazzo e dolore crescente, fino al punto in cui, disperati dalla situazione, Joba non riesce più a cantare la sua parte e mentre piange viene abbracciato da Dom McLennon. In quel momento i BROCKHAMPTON, immobili, fanno la prima semina di “iridiscence” e decidono di cancellare le restanti date del tour americano.

Il primo germoglio emerge in diretta tv, negli studi di Jimmy Fallon, con un pezzo che avrebbe dovuto appartenere a “The Best Years of Our Lives”. È “Tonya”, l’unico bocciolo dell’estate travagliata dei BROCKHAMPTON che resisterà fino ad entrare in “Iridescence”. Il pezzo è una perfetta sintesi di tutto il percorso che stanno svolgendo i BROCKHAMPTON, e sebbene sia stato “recuperato” da progetti scartati, rappresenta l’intero tema musicale e artistico del progetto.

Andiamo per ordine. L’assenza di Ameer Vann implica un diverso equilibrio di rilevanza dei membri nel progetto BROCKHAMPTON: Bearface, in secondo piano nel periodo SATURATION, ha l’onore e l’onere della prima strofa del pezzo che segna il ritorno ai palcoscenici del collettivo. Il racconto continua da dove si era fermato, da quel pianto al Boston Calling. Bearface canta malinconicamente: “We were sat outside on the Harvard floor with our feet in dirt and our hearts in awe”. Dopo la strofa di Bearface c’è il ritornello di Serpentwithfeet, musicista non parte del collettivo. Tuttavia, la sua presenza indica una volontà del gruppo di essere meno autoreferenziale e di aprirsi maggiormente a collaborazioni esterne, come nel caso del già citato Jaden Smith, necessarie per cambiare aria dai pensieri cupi della loro BH Factory. Infatti la maggior parte di “Iridiscence” sarà registrata – e per certi versi ideata – nei mitici studi di Abbey Road. Dom McLennon e Merlyn prendono sempre più spazio, per coprire il buco lasciato da Ameer.

Il fatto che il pezzo sia una sintesi del disco e del tema della celebrità post-separazione spicca ancora di più nella strofa di Kevin Abstract. Dedica l’intero suo slot in “Tonya” al tema della celebrità. Quante volte canticchiamo barre di rapper che si lamentano della fama senza effettivamente essere in grado di calarci nella parte e comprendere come possa essere un male essere riconosciuti, specialmente quando bisogna gestire situazioni spinose come quella di Ameer Vann, oltretutto sopra un palco. Kevin rappa che scambierebbe la fama per poter partecipare a un barbecue in qualche posto sperduto del suo Texas senza gli occhi invadenti di chi lo conosce e giudica.

Nelle barre successive Kevin spiega il titolo della canzone. Racconta: “My ghost still haunt you, my life is I, Tonya”, esplicitando la metafora. Kevin, sineddoche per i BROCKHAMPTON, è Tonya Harding, la campionessa di cui parlavo. Gli occhi e le attenzioni benevole si son trasformate in rabbia e paura. Kevin ha paura che il suo progetto faccia la fine di Tonya, masticata e risputata dall’attenzione pubblica. Una sensazione quasi claustrofobica, testimoniata dalla metafora che usa, descrivendosi dentro a un aereo che decolla e da cui non riesce a uscire.

Tonya Harding verrà per sempre ricordata nel mondo del pattinaggio per essere stata la prima donna a completare un triplo axel, una piroetta in aria a 1080 gradi. Un trick particolarmente complesso che comporta un immenso rischio per l’atleta e può portare a una gloriosa vittoria o a una triste sconfitta, qualora il trick non riuscisse. Il triplo axel è anche una grande metafora sulla fama. Tutti ti guardano quando prendi la rincorsa e coi pattini fendi l’aria mentre i flash e gli occhi lucidi riflettono sul ghiaccio. Tutti tengono il fiato quando salti e contano con te: una piroetta, due piroette, tre piroette. Ma niente di questo conta quanto il modo in cui tocchi il ghiaccio dopo questa preparazione, se completi il trick o meno. “Iridescence” è un progetto complesso, masticato e sputato ma riuscito. Nonostante una gestazione che sembrava a tratti un’operazione a cielo aperto. Un rischio dopo un altro con nuovi equilibri da testare all’eterna ricerca di integrità dopo aver buttato progetti ben avviati. “Tonya” è nato fuori da “iridescence”, ma lo rappresenta a pieno: un triplo axel perfettamente riuscito.


(Niccolò Murgia)