ALBERT HAMMOND JR., “Francis Trouble” (Red Bull Records, 2018)

Io e Albert Hammond Jr. abbiamo un legame profondo che dura dal 2001. Lui non lo sa, e probabilmente non lo saprà mai, ma ho ascoltato “Is This It” (e non solo) degli Strokes, fino a consumarlo, come si consuma avidamente qualcosa per cui si ha un addiction. In “Francis Trouble” i punti di contatto con gli Strokes non mancano di certo, ciononostante Hammond Jr., ci regala un album equilibrato, gradevole e con un sound molto raffinato.

Il quarto album di Albert Hammond Jr. è un disco molto personale che esplora una parte di Albert mai venuta alla luce, che riguarda la morte del suo gemello morto al quinto mese per un aborto spontaneo. All’età di 36 anni, venuto a conoscenza di ulteriori circostanze relative la morte di Francis, e con la sua musica che stava prendendo una direzione diversa, Albert percepisce che quel cambiamento può essere l’emanazione di qualcosa che lui e il suo gemello Francis, si erano scambiati nei pochi mesi trascorsi insieme nella pancia della loro madre. Il numero 36 in questo progetto assume infatti un significato particolarmente forte: a 36 anni Albert scopre nuovi aspetti circa la morte di Francis che ancora non conosceva, il 9 Aprile è la sua data di nascita (9 per 4 fa 36) e non a caso l’album duri in tutto 36 minuti.

A partire dal brano che apre l’album in pure Rock’n’roll style, “DvsL”, voce graffiata che a tratti ricorda la rabbia espressa da Roger Daltrey in My Generation accompagnata da schitarrate alla Arctic Monkeys. “Far Away Truths”, uno dei due singoli estratti, cattura sin dalle prime note con un refrain da loop, fresca nel sound e dai vaghi rimandi pop rock alla Killers (per cui peraltro Hammond Jr. sta aprendo i concerti del tour USA).

“Francis Trouble” ha un suono sicuramente più scanzonato rispetto al precedente “Momentary Masters”, anche l’altro singolo che anticipa l’album – “Muted Beatings” – ci riporta come prima cosa alle origini musicali di Albert, un brano limpidamente strokes-style che crea la stessa aspettativa. C’è spazio per dare sfogo a tutta la nostra aggressività con “ScreaMER”, una indie rock song, che va a posizionarsi nel mezzo tra Kinks e Babyshambles. “Tea For Two” è pezzo dalla ritmica scandita principalmente dalle chitarre che sovrastano i tamburi, accompagnato nella parte finale da un malinconico sax che fa da sottofondo alle parole “nothing lasts forever”. Davvero molto bella “Rockys Late Night”, qui Albert ricorda nelle linee vocali Casablancas, mentre un tappeto synth ci trascina in atmosfere notturne.

L’album di AH Jr. è riuscito e, nonostante lo spettro della band madre aleggi ancora su di lui, possiamo affermare che con questo ultimo lavoro ha raggiunto la sua maturità artistica come solista. Certo non è facile prendere le distanze dal sound che si è contribuito a creare, ma giudizi e paragoni alla fine lasciano il tempo che trovano. Citando Albert che cita Bowie: “Quello che la musica dice può essere anche serio, ma come mezzo la musica non dovrebbe essere analizzata o presa troppo seriamente. Dovrebbe essere trasformata in una parodia di sé stessa. La musica è la maschera che il messaggio indossa, ed io, l’artista, sono il messaggio.”

E noi possiamo dire con assoluta certezza che, grazie a Francis Trouble, Albert Hammond Jr. la maschera l’ha tolta davvero.

75/100

(Simona D’Angelo)