La Nyholm usa la Fotografia come fosse sia una pittrice di scene di famiglia in un interno, sia una regista perché crea un immaginario che attinge all’Arte, al Teatro e a certo Cinema più colto, misterioso e surreale.
Crea, così, immagini di quotidianità, ove è inserita lei stessa e/o consanguinei e amici fotografati in casa con un carattere di normalità e volutamente di rappresentanza, oltre che alquanto simbolico; ciò ricalca una tipica ritrattistica presente nella Storia della Pittura che è da lei tradotta per raccontare “tradizioni sociali e di appartenenza a un gruppo”.
Molto efficace ed esteticamente accattivante il registro che ha scelto per questa narrazione: nordico, appunto, quindi un po’ glaciale e magico, inafferrabile nella trama, evocativo e straniante, anche vagamente allarmante.
Anche perché sulla mise-en-scène, puranche credibile, cala in una sorta di congelamento spaziotemporale irreale e sintetico, in ogni fotografia almeno un soggetto guarda dritto in camera, producendo un effetto noto in Teatro in quanto tecnica di coinvolgimento diretto del pubblico per renderlo più critico – e ben definito da Bertold Brecht – sfondando quella che in gergo si chiama quarta parete, ovvero l’immaginaria divisione tra attori e spettatori.
Questa esibizione del personaggio fotografato che sa di esserlo, e ci guarda, non cerca la sfida poiché, tale soggetto, algido e sfuggente, comunicando con l’esterno dell’opera, in ultima analisi, ci convoca per trasformarci in affascinati testimoni di narrazioni visive “intime che tutti noi conosciamo bene” e in cui possiamo identificarci scovando luci e ombre di una tranquilla, ordinata e ordinaria normalità. Loro ma anche nostra.
Per verificare tutto questo c’è un’interessante, essenziale e ben calibrata mostra, assai godibile, a cura di Claudio Composti, che ha portato l’artista – nel 2012 segnalata a Paris Photo da Christian Caujolle per la sezione Giovani Talenti – a Roma nella personale La quarta parete (Enti promotori: Fondazione Terzo Pilastro; Artist Proof; mc2gallery; Roma Capitale) da Visionarea Art Space (spazio espositivo nato da un’idea dell’artista Matteo Basilé e dall’Associazione Amici dell’Auditorium Conciliazione) di Via della Conciliazione 4, Roma. Fino al 3 marzo 2018; ingresso gratuito. Orari: 10.00 – 22.00
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