Cinque domande a His Electro Blue Voice

È passato poco più di un mese dalla pubblicazione di ‘Mental Hoop’ (Maple Death/Iron Lung Records), il nuovo LP di His Electro Blue Voice (HEBV), progetto che gira attorno alla persona di Francesco Mariani e che sin dagli inizi ha ottenuto riscontri importanti nel nostro paese, ma soprattutto all’esterno e negli Stati Uniti d’America, fino alla pubblicazione nel 2013 di ‘Ruthless Sperm’ per la mitica Sub Pop Record, e oggi nel roster della Maple Death di Jonathan Clancy.

In vista della loro apparizione a Inverno Fest #3, il festival organizzato da No Glucose il 16-17 febbraio al Covo di Bologna (info), lo abbiamo contattato via e-mail per approfondirne la conoscenza.

1. Comincerei, se non ti dispiace, parlando del tuo ultimo disco, ‘Mental Hoop’. Ci dici qualcosa sulle diverse fasi di lavorazione del disco? A partire magari proprio dalla scrittura. Se hai lavorato attorno ad un concept particolare e se il risultato finale ti soddisfa pienamente e coincide con quello che era il tuo intento iniziale. So che non hai una formazione stabile. Hai lavorato da solo alle fasi di registrazione?

HEBV. Non ho mai pensato di fare un concept album. Detto questo da sempre i testi girano attorno uno con l’altro verso un unico tema, cioè me stesso, dove difficilmente trovo spazio per storie altrui. Dal 2009 faccio i demo con un multitraccia digitale e così propongo l’ idea. Per ‘Mental Hoop’ non ho fatto ascoltare quasi a nessuno i provini in fase di lavorazione prima di entrare in studio. Il mio obbiettivo era riuscire a fare tutti i pezzi senza avere un confronto, scomodare o chiedere nulla a nessuno, guadagnandomi una sorta di autonomia e indipendenza strettamente artistica, utilizzabile nell’immediato e per il futuro. L’unica cosa importante era non mentire a me stesso rimanendo genuino nella scrittura, ma non credo di esserci riuscito fino in fondo sai, la stanchezza ha preso il sopravvento e ho ascoltato anche qualche consiglio. Diciamo che al novanta per cento posso ritenermi soddisfatto del risultato finale.

2. Posso chiederti che differenze ci sono tra ‘Mental Hoop’ e ‘Ruthless Sperm’ e gli altri tuoi lavori precedenti. Hai lavorato al nuovo disco in continuità con quanto fatto in passato oppure possiamo considerare ‘Mental Hoop‘ come il termine di un processo diverso da quelli che ti hanno portato a realizzare i lavori precedenti?

HEBV. Tutto è accaduto spontaneamente. Qualche passo di lato, obliquo, avanti, indietro o quello che è. Mental Hoop non è un album che cerca di lasciare del tutto il passato alle spalle, così come non lo è stato Ruthless paragonato ai primi singoli. Magari lo sarà il prossimo. ‘Tartlas’ lo è stato, o meglio è stata la dimostrazione del sapere maneggiare certi elementi, rispolverarli e portarli in una nuova dimensione atmosferica. A parte qualcosa di differente nel suono causa cambio studio di registrazione l’immaginario è più o meno immutato con l’aggiunta di qualche picco di violenza in più. Mi sono ritrovato a voler giocare su qualcosa che aveva ancora potenzialità e margini di lavorazione senza risultare ripetitivo, riaffermando lo stile anni 10 di HEBV. Quello che non c’è sono i doppioni, come già accadeva in RS le canzoni non sono molte proprio per evitare di fare più brani che alla fine ti dicono la stessa cosa con le stesse identiche soluzioni.

3. Tra le varie influenze al sound degli His Electro Blue Voice non ho mai letto menzionare i Telescopes. Secondo me l’ultimo disco in alcuni momenti riprende quelle atmosfere caotiche tipiche e caratteristiche del gruppo di Stephen Lawrie, che considero tra quelli storici il gruppo che più di tutti abbia portato lo shoegaze ai livelli più estremi. È una band che rientra tra i tuoi ascolti e con cui senti di avere affinità? Si può considerare questo mio accostamento in qualche maniera fondato? Giustamente rivendichi sempre l’indipendenza del tuo progetto, ma se ti chiedessi di nominarmi qualche artista o gruppo con cui senti un feeling particolare, chi menzioneresti?

HEBV. Credo che nessun componente di HEBV sia mai stato appassionato di Telescopes. Non mi dispiacciono, ma se senti risultati comuni sicuro ci sarò arrivato tramite altri ascolti. Dovrei sentire i momenti specifici che ti hanno portato a questo paragone. Intanto che ti rispondo mi sono messo su il loro primo LP ‘Taste’ per capire meglio il paragone. La affinità maggiori le trovo con ‘Spit Dirt’,la seconda traccia di ‘Ruthless Sperm’, con quel piglio garage della prima metà o nel quasi finale di Ice Skull per via dell’ effetto wah-wah. Per quanto riguarda feeling con band o artisti non saprei proprio. Mi sembra una cosa troppo intima dove vorrei o dovrei conoscere di più i lati umani di vari personaggi. Se invece intendevi semplicemente classiche influenze musicali dico la personale versione di punk rock di Greg Sage, i Flipper, Christian Death, Stooges, Warsaw, Brian Eno, HC, krautrock e psychedelia noise rock in generale dai 60 ai giorni nostri, Shit & Shine, Vampire Rodents, melodie 80’s prese da Smiths, Field Mice o Feelies. Alla fine non sono più neanche i singoli gruppi a cui rifarsi, diventa un mischione di ascolti con cui giocare. Se il tuo lavoro richiama subito senza via di scampo dall’inizio alla fine qualcun altro non ci siamo. Mi è capitato di ritrovarmi a rivoltare riff northern soul o in maniera rudimentale metodi usati nelle produzioni rap o drum and bass adattandoli a quello che mi serviva. Non è nelle mie corde alla lunga essere quadrato o conservatore, se riesco a prendere in giro o sporcare strutture in generi ben definiti mantenendo un certo gusto per me è un successo.

4. Praticamente l’uscita di ‘Ruthless Sperm’ ti ha regalato i famosi (meritati) quindici minuti di gloria. Senza nulla togliere alla qualità del tuo lavoro in generale, pubblicare su Sub Pop diciamo che ha attirato una certa attenzione. Come sei entrato in contatto con loro e che cosa ti ha lasciato questa esperienza? Va detto che in realtà avevi già collaborato con altre etichette internazionali molto importanti come ad esempio la Sacred Bones Records che peraltro penso abbia nel roster alcune realtà che considero affini al tuo progetto. In ogni caso mi sembra quasi come se tu cercassi in qualche maniera di tenerti slegato dalla scena musicale italiana. È una scelta deliberata o una casualità? Pensi di essere più attenzionato e seguito qui in Italia o all’estero?

HEBV. A fine 2005 abbiamo registrato qualche canzone. Si è deciso di spedire decine di cd-r con copertina fatta a mano sverniciata spray, contenete Fog e Das. Solo due etichette si dimostrarono interessate. La barese Small Voices e S-S Records di Sacramento. Tra attese varie alla fine l’ha spuntata l’americana e dopo poco più di un anno il 7″ è uscito. Da li è partito il passaparola statunitense. Qualche mese dopo Caleb di Sacred Bones ci scrisse su MySpace “volete fare un 7″?” punto. Io non sapevo neanche chi fosse SB, avevano fatto tipo tre dischi. Abbiamo registrato le due canzoni per l’occasione e via. Le basi per ricevere attenzioni da Sub Pop credo siano nate in quei mesi nonostante il contatto si sia creato 4 anni dopo tramite una mail arrivata da loro per complimentarsi. Altri 7″ e 12″ con etichette americane (Bat Shit, Brave Mysteries) o con l’italiana Holidays hanno ribadito semplicemente l’ esistenza di HEBV e che il gruppo continuava a fare canzoni ogni tanto. Nel 2010 avevamo pronto un 12″ per Troubleman Unlimited di Mike Simonetti che ha chiuso bottega proprio sul più bello quando avevamo già le grafiche pronte e qualche anno dopo un 7″ con Amphetamine Reptile poi sfumato per tempistiche o nostra fretta dato che stavamo pensando al primo LP.

Dopo il primo singolo abbiamo avuto la fortuna di essere sempre stati cercati. C’è stata una sorta di magia dove ogni sei mesi ci scrivevano e facevamo due, tre canzoni che venivano stampate. Se qualcuno deve parlare di noi in Italia nella maggior parte dei casi è perchè siamo italiani. Se il gruppo greco sconosciuto firma per un’etichetta cool, a meno che il gruppo poi esploda non vedo che interesse abbia la stampa italiana nel parlarne. Posso capirlo, il genere è di stra nicchia, se poi vai pure a macchiarlo resta solo ai colossi nerd dire la propria. La nostra esperienza dice che in America se non suoni dal vivo o se non vai in tour qualcuno interessato alla tua musica che ti da una possibilità lo trovi comunque più facilmente, almeno all’ inizio, poi sta a te vedere se crescere in un certo stadio discografico o meno. Alla fine c’è il disco fisico e c’è la musica, registrata o no. Sono cose ben separate, non per forza devono sempre incontrarsi per creare qualcosa di unico e decifrabile. Quello che mi ha lasciato l’ esperienza con Sub Pop è che ho acquisito nozioni di prima mano e non per sentito dire di cosa può accadere durante il percorso e come poter o saper gestire certe opportunità. Ma come puoi dire di no all’unica etichetta che ai tempi si è realmente interessata a te per pubblicare il primo LP basandosi solo su potenzialità o meriti artistici con una fan base praticamente inesistente?

5. Praticamente – nonostante i vari collaboratori – His Electro Blue Voice è quella che si potrebbe almeno concettualmente definire come una one man band. Come scegli i tuoi compagni di avventure? Come porterai e presenterai questo nuovo disco dal vivo? Hai in programma un tour nel prossimo futuro? Hai già in cantiere qualche cosa di nuovo?

HEBV. In HEBV ha suonato gente già amica o a cui piaceva il gruppo. L’importante poi è la disponibilità e l’attitudine per questo taglio. Da fine 2013 alla batteria c’è Andrea Cantaluppi e al basso Nicola Ferloni da ormai 3 anni. Oltre ai concerti imminenti sto pensando ad un nuovo album. La mia sensazione è che servirebbe un nuovo disco ora, talmente le attenzioni del pubblico me compreso siano a volte superficiali. Il disco è uscito da un mese e mi sembra sia passato un anno. Forse anche perchè è stato proprio registrato alla fine del 2016 e avere il controllo totale della cosa risulta alla fine pure stressante. Devo dare in parte ragione a Paolo Mongardi batterista di Zeus, Fuzz Orchestra etc… etc… che mi aveva avvisto dei problemi in cui mi sarei potuto cacciare psicologicamente facendo tutto da solo. Forse dovrei prendermi una pausa e non pensare più alla realizzazione di musica per un po’ sfogando energie altrove. Ma nel frattempo ci sono date in via di definizione tra cui un tour con HAVAH all’ estero. Ci saranno pezzi nuovi e pezzi vecchi, un po’ di tutto e un po di niente. Sarebbe bello divertirsi e basta con serenità.

Emiliano D’Aniello