alt-J, “Relaxer” (Infectious, 2017)

Si fa davvero fatica a spiegare l’esagerato clamore suscitato dagli alt-J, oggi, nel 2017, dopo che la band di Leeds ha fatto di tutto per deludere le alte aspettative derivanti da quel gioiellino che fu il loro esordio discografico, quell’ “An Awesome Wave” che nel 2012 sorprese per la sua miscela perfetta di sonorità contemporanee frullate in modo inedito e originale, sicuramente riconoscibile al primo ascolto. Infatti, se è vero che il primo album riuscì a folgorare le attenzioni di molti, il seguente “This Is All Yours” registrò una brusca frenata per il trio inglese, svelando una preoccupante carenza di idee. A distanza di tre anni, arriva questo “Relaxer”, anticipato dal consueto, pretestuosissimo, condimento di hype & nulla confezionato alla perfezione – in questo caso, visual e video ispirati ai videogame anni ’90, molto simili agli screensaver dei primi Windows.

Ad anticiparne l’uscita è stato il primo estratto “3WW”, composto da un suono intangibile, inafferrabile, etereo, talmente bizzarro nella costruzione e nella struttura melodica da incuriosirci al primo ascolto. Dentro quel brano infatti c’è buona parte degli elementi musicali che hanno reso le prime canzoni degli alt-J immediatamente riconoscibili dopo il primo ascolto (come per altro insegna questa riuscitissima parodia): una composizione di strofe e riff obliqua e distorta e imprevedibile, dissonante come le litanie vocali del frontman Joe Newman. Sulla stessa scia di “3WW”, e per gli stessi motivi, anche i due singoli successivi “In Cold Blood” e “Adeline” hanno contribuito ad approcciarsi a questo terzo lavoro con moderato ottimismo: c’era la speranza che “Relaxer” potesse rappresentare una piacevole sorpresa, facendo tornare i tre ragazzi inglesi ai livelli di ispirazione degli esordi.

E invece no. O almeno, nulla di nuovo. Nulla di orribile, nulla di estremamente sbagliato, nessuna delle iperboli negative che letto altrove. “Relaxer” è la prova tangente che il primo vero difetto degli alt-J è forse proprio quel loro primo album, che ha gonfiato in maniera spropositata l’hype nei loro confronti, costringendoli ad un precedente difficilmente replicabile. Forse è giunto il momento di ritarare il nostro metro di giudizio.
In questo senso – se si esclude “An Awesome Wave” – allora “Relaxer” segna addirittura qualche lieve passo avanti rispetto al suo trascurabilissimo predecessore “This Is All Yours”. Dei tre brani estratti abbiamo già detto, ma oltre ad essi si registra qualche altro episodio più che sufficiente: “Deadcrush” è sostanzialmente un mancato singolo di lancio, “Last Year” ci accarezza l’orecchio e l’ultima “Pleader” riesce a giocare con una costruzione barocca senza stancare. In mezzo c’è pure spazio per una cover di “The House Of The Rising Sun” che incuriosisce se non altro per la totale destrutturazione del pezzo originale.

In molti insomma erano ad aspettare un fragoroso tonfo che quindi, almeno per chi scrive, non è accaduto. O meglio, non è accaduto ora: fare peggio di “This Is All Yours” era praticamente impossibile. Non si poteva cadere più in basso, e “Relaxer” fa quel tanto che serve per arrivare alla sufficienza. Ma stiamo parlando, purtroppo per gli alt-J e per chi li ha amati, di briciole.

60/100

(Enrico Stradi)