JUSTICE, “Woman” (Ed Banger, 2016)

woman-album-cover-justice-300x300Ci aspettavamo il ritorno dei Justice da un bel pezzo, c’è chi se lo aspettava dal 2011, anno di uscita di “Audio, Video, Disco”, e chi, come me, se lo aspettava, invece, dal 2007 di “Cross”, il loro album di debutto che sconvolse trasversalmente l’intero mercato discografico e che ha tracciato, poi, la strada per intere generazioni a seguire.

Del duo francese composto da Gaspard Augé e Xavier de Rosnay, icone indiscusse della french touch deviata verso sonorità electro rock e, tra i principali artefici assieme a Daft Punk e Simian Mobile Disco del ritorno massiccio di platee fino all’ora disconnesse verso lo scenario dancefloor, come non ricordare il loro mantra “D.A.N.C.E.” e quell’interscambio di magliette colorate che prendevano via via forma, o il pugno allo stomaco “We are your friend” girato in un campo nomadi non si sà dove ancor’oggi (miglior video agli MTV Awards 2006).

Et voilà!, eccoli finalmente con il nuovo album “Woman”, uscito sulla loro cara Ed Banger in accoppiata con Because Music.
Woman, titolo icastico, è un inaspettato racconto d’amore (privo di quella rabbia graffiante, intensa, che sà lasciare il segno, timbro dei primi Justice.)
L’album viene anticipato dal singolo “Safe And Sound”, marcatamente disco funky, orchestre e cori 80s, che rimandano molto ai lavori di veterani della disco music come Bee Gees o The Jacksons, “Pleasure” prosegue sullo stesso filone ottanta/novanta disco funky con l’aggiunta di una ventata di allegria con il vocal choir “Use imagination as a destination”, nel terzo capitolo “Alakazam!” si affaccia la loro impronta electro rock che culmina in un brano strumentale cinematico.
La coppia “Fire” e “Stop”, due parentesi vocali e feel good disco preludono ad un synth elettronico pulsante con cui prende forma “Chorus”, un crescendo sensoriale che poi si annulla, all’improvviso, in favore di un coro etereo che placa gli animi che sin lì sembrava stessero per esondare; in “Randy” si assiste ad una virata electro pop romantica con il featuring vocale di Morgan Phalen dei Diamond Nights, “Heavy Metal”, altro brano strumentale, evoca una insolita marcia funebre disco con un organo che riprende Thunderstruck degli AC/DC seguita dalla sirena ingombrante di “Love S.O.S.”, chiude “Close Call”, un tappeto ambientale struggente che suona come un addio.

Da quel magico 2007 di “Cross”, dei Justice si è perso ogni traccia.

40/100

(Matteo Mastracci)