La seconda giornata di Beaches Brew è quella per molti più attesa, quella delle chitarre, quella di due succosissime esclusive italiane e quella di due degli act del momento più esplosivi del pianeta, Ty Segall & the Muggers e gli australiani Royal Headache. Un sole molto West Coast accompagna tra le dune dell’Hana-Bi sei band. Si parte dai newyorkesi Dirty Fences e i loro anthem di scuola Ramones, per proseguire sull’eccentrico songwriting voodoo dalle tinte country-western degli Abigails dell’inquietante crooner ex Growlers Warren Thomas. Gli Audacity sono tra i protetti di Ty Segall che ha prodotto il nuovo album della band di Fullerton. Il loro è un sound tipicamente Burger Records che scalda la serata prima dei tre act più attesi. I Royal Headache non sfoderano subito quel furore punk dal forte impatto emotivo, ma si ambientano bene sulla volata finale che accende anche i presenti meno avvezzi al genere. I White Fence del veterano Tim Presley sono una garanzia, tornano a Beaches Brew a tre anni di distanza da quella seconda edizione da festival di nicchia e non possono deludere. La situazione e la platea di Beaches Brew è cambiata e davanti alla superband dell’instancabile Ty Segall si assiepano in spiaggia migliaia di affezionati pronti a dare tutto, come in un grande evento estivo. Affiancato da Mikal Cronin, al basso e al sex, da King Tuff alla chitarra, da Emmett Kelly (The Cairo Gang) e dai due Wand Evan Burrows e Corey Hanson, Ty festeggia il suo ventinovesimo compleanno proprio a mezzanotte davanti al mare dell’Hana-Bi.
Torta in faccia, stage diving, una sedia rotta e tanto intrattenimento. Per una notte molto lunga anche a spettacolo finito, tra bevute prolungate, gli sfoghi esistenziali del frontman dei Royal Headache e tanto altro. Una notte che proietta Beaches Brew oltreoceano.
Foto di Chiara Viola Donati (Instagram: @chiaraviolenta)
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