È arrivato al terzo disco il side-project di Alex Bleeker, ai più conosciuto come bassista dei Real Estate, e forse solo ora possiamo iniziare a smettere di considerarlo alla stregua di un esperimento o passatempo. Perchè? Perchè sebbene Bleeker e i suoi Freaks facciano musica dalla fine degli anni 2000 – come poi del resto i Real Estate – fino ad ora hanno faticato a trovare il giusto equilibrio tra continuità espressiva e produzione convincente. Ci sono quindi voluti due dischi prima che si arrivasse ad un prodotto come questo “Country Agenda”, che finalmente dimostra di stare in piedi da solo.
Come ci hanno insegnato i precedenti lavori, la produzione di Bleeker coi Freaks si avvicina e di molto al sound della tradizione rock americana, quel roots rock che si allarga nell’immaginario iconico e musicale tra folk, country, Neil Young, Fletwood Mac, Grateful Dead. Anche “Country Agenda” percorre questa strada, e anzi come già il titolo preannuncia, si pone l’obiettivo di regalare all’ascoltatore un prodotto definitivo, senza derivazioni, quel tipo di disco che ci si aspetta al terzo lavoro di Bleeker.
Le dodici canzoni che ascoltiamo sono quindi una sorta di omaggio alla tradizione: in alcuni momenti il legame è talmente forte da apparire quasi un divertissement (“Honey I Don’t Know”, spensierata réprise di una ballad blues, con tanto di piano), in altri l’ispirazione non sfocia nell’imitazione, e Neil Young e Grateful Dead appaiono come spiriti benauguranti (ad esempio in “Portrait”, in “Turtle Love”, in “U.H.M.”, e in “California”). “The Rest”, infine, ha il merito di condensare in pochi minuti tutto quello che c’è da sapere riguardo a questo album e a quelli che sono venuti prima.
Senza clamori ma anzi con un’apprezzabile modestia, questo “Country Agenda” sembra registrare il momento decisivo riguardo questo side-project: molto probabilmente infatti d’ora in poi considereremo Alex Bleeker & The Freaks una band vera, non più un personale passatempo del bassista dei Real Estate.
65/100
Enrico Stradi
La pellicola si concentrerà sui primi anni di carriera del cantautore statunitense
Arancioni Meccanici, 7 ispirazioni tra Funk, psych e (vapor)wave
Waxahatchee alla Maroquinerie di Parigi: quando country, folk e rock si incontrano
“Niente specchi in camerino”, la storia delle canzoni potenti, laceranti, oneste di Chris Cornell
Gli articoli di Kalporz sono disponibili con licenza Creative Commons CC BY-NC-ND 3.0 IT