Andrea Chimenti, Ex Chiesa di S. Giovanni, Prato, 6 dicembre 2014

In un freddo sabato di dicembre all’Ex Chiesa di S. Giovanni, uno degli edifici più antichi (XII sec.) di Prato, a pochi passi dal Castello dell’Imperatore, avviene una piccola magia, di quelle che dovrebbero accadere più spesso: Andrea Chimenti, leader carismatico dei Moda prima (negli anni ottanta) ed artista a 360 gradi (tra teatro, musica e cinema) poi, suona: piano, chitarra e voce.

È un concerto intimo, a farla da padrone è la musica, quella con la m maiuscola e fuori moda, quindi senza tempo. E così le poesie di Giuseppe Ungaretti (Vanità, San Martino del Carso, Cori descrittivi di stati d’animo di Didone, Natale, Il Compleanno), musicate splendidamente, superano lo scoglio del ventesimo secolo, perché in fondo sono più attuali che mai, con “testi adatti ai giorni nostri”.

E se gli Einstürzende Neubauten raccontano la prima guerra mondiale nel loro ultimo album “Lament”, Chimenti, nel suo piccolo, per ricordare “l’anniversario della Grande Guerra passato in sordina” ripropone San Martino del Carso, parte integrante dello spettacolo e del disco omaggio al poeta di Alessandria d’Egitto, “Porto Sepolto”. La poesia dei testi incontra l’eleganza, la gentilezza dei tratti sonori di piccoli quadretti musicali: scarni (solo piano o chitarra) ma ricchi, nell’interpretazione, di una profondità esecutiva rara.

In sala non vola una mosca, non potrebbe essere altrimenti, in religioso silenzio le note scorrono come cascate di parole: trovano spazio la bella cover di “Vorrei incontrarti”, classico del Sorrenti “prog” di “Aria”, album che “faceva sognare” Chimenti nel 1975 durante le lezioni di disegno dal vero; “Ti ho aspettato (I waited for you)”, brano scritto insieme a David Sylvian; non mancano due o tre canzoni dell’ultimo album “Tempesta di Fiori”, tra cui la splendida canzone d’amore, “Bellissima”, sulla quale Chimenti scherza col pubblico raccontando come il nipote gli abbia confessato di considerarlo ”il pezzo più stupido composto da suo zio”. Sorprendono poi scelte inaspettate come quella di (ri)tirare fuori “Mipneyma”, pezzo cantato in ebraico, e ripescare qualche ramoscello da “L’albero pazzo” (“Era il momento”, “Maestro strabilio”).

Tra gli applausi del pubblico Chimenti si dirige verso l’angolo del banchetto. Si tratta di un grande ritorno di una delle più belle voci del panorama della musica italiana. Si spera che il 2015 sia foriero di nuove date live, di sicuro ci sarà un album nuovo, “Yuri”, compagno concettuale del romanzo omonimo, uscito quest’anno.

Scaletta:

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(Monica Mazzoli)

9 dicembre 2014