BOMBAY BICYCLE CLUB, “So Long, See You Tomorrow” (Island Records, 2014)

bombay-bicycle-club-so-long-see-you-tomorrow-678x678I Bombay Bicycle Club li avevamo lasciati in mezzo al guado: l’esordio di pura matrice indie-rock, il secondo album folk, e il terzo che fa un po’ questo e un po’ quello in attesa di capire in che direzione riprendere a camminare.
Ci sono voluti tre anni per capirlo, e forse non è un caso che i Bombay Bicycle Club ci tengano a far sapere che la copertina di questo ultimo “So Long, See You Tomorrow” sia ispirata alle cose che faceva Eadweard Muybridge, pioniere della fotografia in movimento: “So Long…” è un album che già al primo ascolto suona diverso da quello che eravamo abituati a sentire dal quartetto nord-londinese. Diverso sì, ma non troppo: più che un cambio radicale nel suono, quello che succede ai Bombay Bicycle Club è proprio una naturale evoluzione verso l’elettronica e il pop. Un’evoluzione che ormai è sempre più diffusa nel mare magnum della miriade di protagonisti dell’ indie, e anzi se proprio bisogna fare i precisini si può anche postillare un certo ritardo sulla tabella di marcia: c’è chi c’è già arrivato, e sono in tanti.

Il rischio di restare fuori dal cerchio che conta quindi c’è, e i Bombay Bicycle Club forse sanno di correrlo. Proprio per questo “So Long, See You Tomorrow” è un disco tanto di impatto quanto calibrato, in ogni sua forma. È un disco che si attacca, e facilmente, ma che non si sgonfia subito dopo: insomma è buono.
Anticipato dall’uscita dei singoli “Carry Me” e “Luna”, che già ad orecchio destavano un po’ attenzione per i ritmi più vivaci e i suoni più elettronici di prima, scopriamo che in realtà i due pezzi in questione nascondono un album che è tutto più carico e colorato rispetto a quello a cui eravamo abituati.
“Overdone”, la prima traccia, trasforma una cantilena semi-orientale in una decisa composizione rock-pop di chitarre e batterie suonate forti. “It’s Allright Now” è il pezzo che regala invece gradevoli aperture all’elettronica, seguendo l’ormai consueto filone dei ritmi tribali e jungle tanto di moda. E così “Home By Now” e “Whenever, Wherever”, giochini riusciti contaminati anche con il pop da radio. E ancora, come già detto, “Carry Me” e “Luna”, che servono a convincerci del fatto che sia questo proprio suono ben mescolato tra pop ed elettronica la scelta definitiva compiuta dai ragazzi di Londra su dove andare a parare.

Poco prima degli ultimi due pezzi di chiusura, suonati decisamente più tradizionali e forse piazzati lì per fare pace coi fan che non gradiranno “So Long…”, c’è invece il vero pezzone del disco, “Feel”, il gioiellino di questi ultimi Bombay Bicycle Club: la base elettronica è decorata con pizzi e merletti decorativi a metà tra il tribale e l’orientale. Ne esce una cosa colorata e divertita adatta anche per il Carnevale, che arriva giusto tra poco.

Bravi ragazzi.

74/100

(Enrico Stradi)

28 gennaio 2014