SALUTI DA SATURNO, “Dancing Polonia” (Goodfellas, 2013)

saluti-da-saturno-musica-streaming-dancing-polonia1-e1378477156696(Spoiler alarm: questa recensione contiene le parole “SECONDO” e “CASADEI“. Scriverle su una webzine musicale di grande buon gusto, cioè questa, è una specie di atto sovversivo).

Se c’è un errore strategico che un musicista può fare di questi tempi è definirsi un cantautore: porta una sfiga pazzesca.
L’ultimo disco di “Saluti da Saturno” si chiama “Dancing Polonia” ed è un bel disco. E quindi in questa recensione non ce la sentiamo di portare male: perciò eviteremo accuratamente di scrivere la parola “cantautore”. Anche se ce ne sarebbe bisogno.

Saluti da Saturno nella vita di tutti i giorni è Mirco Mariani. “Dancing Polonia” esce dopo “Verdazze” del 2012 e “Parlare con Anna” del 2010, ed è dedicato a Ornette Coleman e a Secondo Casadei (!!!).
Terzo disco quindi, in cui la proposta musicale cerca di evolversi ed arricchirsi: grazie alla collaborazione con Arto Lindsay e Paolo Benvegnù, rispetto agli album precedenti il suono si fa più pieno, caldo, corposo. Restano le tastiere, restano i fiati, resta il theremin, ma tutto diventa più vintage, autentico, artigianale: “Venere” è una canzone di zucchero, “Sete” e “Le Luci della Sera” sono canzoni innamorate. Qua e là episodi divertenti, come nella title-track o in “Un Giorno Nuovo”, piccole orchestrine free jazz che svelano un’influenza caposseliana ancora viva dopo il primo album (era sua la voce in “Casa”, “Luce” e “Letami”). In mezzo, anche il tentativo di fare qualcosa di più forte: in “Ombra” Mariani prova a cimentarsi nel rock, ma si interrompe non appena comincia a convincere, peccato.

“Dancing Polonia” è dunque un album variegato, in cui Mirco Mariani ha provato a fare tante cose. Ed è un album pop, di quel pop gradevole e non banale, buono anche dopo i primi ascolti, ben suonato e ben strutturato. Un album pop sincero di cui andare fieri.

65/100

(Enrico Stradi)