JACUZZI BOYS, “Jacuzzi Boys” (Common Law Records, 2013)

JacuzziBoys_LP2Il primo ascolto ha diffuso nell’aria essenza “garage” all’acqua di rose. Tanto potrebbe bastare a voi che leggete questa webzine a girare pagina (pardon, ridurre a icona). I successivi ascolti, da buon amante del genere, hanno fatto sprigionare altri colori, altri sapori e hanno dato un’altra chiave di lettura alla morbidezza di questo terzo omonimo lavoro del trio di Miami; rallentare per donare un tocco di delicata psichedelia. Esperimento riuscito? In parte, non completamente, ma qualora foste in astinenza da psycho-pop, potreste trovare questi 38 minuti davvero piacevoli.

Considerando che “No Season” del 2009 era tirato e divertente e il successivo “Glazin” datato 2011 leggermente sottotono, dopo aver ascoltato “Jacuzzi Boys” posso affermare che non si scende e non si sale. Si sterza. Perché se la tripletta posta in apertura con “Be My Prism”, “Black Gloves” e “Double Vision” potrebbe trarre in inganno il naso che fiuta profumo di rock appassito o passatista, il pop Young-iano di “Heavy Horse”, il sole che tiepido avvicina i surfisti alla spiaggia con la delicata “Dust” e la new-wave scheletrica di “Domino Moon” alzano il tiro e fanno guadagnare al gruppo un posto nel calderone del revival di matrice garage/punk.
Che poi loro preferiscano starsene ai bordi e non approfittare dell’onda è solo questione di carattere. O di stile.

60/100

(Nicola Guerra)

3 ottobre 2013