MASSIMILIANO MARTINES, “Meccanismo Estetico” (Edizioni Liquido Records/Venus, 2012)

Massimiliano Martines è artista a tutto tondo. Cantautore, poeta, attore teatrale. Ha gestito ritrovi culturali e caffè letterari.
Ascoltare Martines significa lasciarsi prendere da un mix di sensazioni musicali, che spaziano dal misticismo introspettivo a fragranze esotiche, da tensioni punk a cori di bambini. Ma in tutto c’è un sottofondo comune, quello dell’avversione al nichilismo, nel migliore stile musicale cantautorale italiano. In generale Martines è incazzato, incazzato col mondo e con se stesso, col nichilismo imperante e la necessità di trovare una strada per uscire fuori da certi vortici di appiattimento psicofisico.

Riesce a prendere l’ascoltatore per l’orecchio, il più delle volte. Perché non si può fare a meno di seguire i testi delle canzoni. Sarà per questo che anche il Club Tenco si è mosso per inserirlo nella rassegna “Il Tenco ascolta”. In generale Martines cerca sempre di trovare una via originale per esprimersi. “Meccanismo Estetico” (Edizioni Liquido Records/Venus) è un disco di 10 brani, tutti diversi tra loro. A tratti sembra di rivivere sensazioni di una certa musica rock-elettronica-alternativa degli anni ’80, sullo stile di Decibel, LutyChroma o Gaznevada (“Frutti di stagione”, brano d’apertura), in altri momenti sembra invece schitarrare fino a scomporre il brano in un sonoro inno alla ribellione. Ci sono anche momenti più intimi, come nella title track, che è quasi il manifesto della poetica di Martines, almeno in musica: “Incoerente è il nostro tempo, Meccanismo Estetico/ E il presente quando mai ti è appartenuto/ perché vuoi apparire e non più esistere”, fino ad esplodere in un “Il futuro è stato ieri/questo presente non rianima”.

Insomma, un Martines che mette tutti di fronte allo specchio, dove per una volta l’immagine non è quella che si proietta artificiosamente, ma quella che lui riesce a vedere, con la penna e con la chitarra. Con la parola e la musica, sì, nella migliore tradizione cantautoriale.
Un bel disco, da ascoltare. Ci si aspetta forse un tratto di uniformità maggiore, ma sicuramente non mancano le basi per un grande sviluppo artistico di questo cantante salentino trapiantato a Bologna.

65/100

(Piero Ianniello)

12 novembre 2012

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