A.A.V.V., “Our Latin Thing (Nuestra Cosa)” (Strut, 2011)

“Our Latin Thing” è un documentario del 1971, diretto da Leon Gast, filmato al Cheetah Club di New York City. Gli appassionati lo ricordano come “Nuestra Cosa”, lo spettacolo più importante della Fania Records d’inizio anni ’70. Dentro è nascosto il meglio della musica salsa e della cultura ispanica americana di quegli anni. La Strut festeggia insieme con la Fania i quarant’anni dell’evento con la riedizione in Dvd e due cd live. Una celebrazione infernale di danze e musiche bollenti, dirette dalla Fania All Stars, il supergruppo dell’etichetta newyorkese. I nomi chiamati in causa sono quelli dei più grandi interpreti del genere: Ray Barretto, Santos Colon, Willie Colon, Bobby Cruz, Cheo Feliciano, Larry Harlow, Hector Lavoe, Ismael Miranda, Johnny Pacheco, Ricardo Ray, Per “El Conde” Rodriguez, Roberto Roena, Adalberto Santiago e Bobby Valentine.

Le immagini e i suoni fortemente urbani dell’opera raccontano di gioia e miseria, di una ritualità afro-caraibica che è riuscita a tradurre dalla cattività newyorkese una nuova energia, elettrica, e stimoli esplosivi. I musicisti sono disordinati e ispirati, suonano spesso a occhi chiusi e ridendo, miscelando linguaggi opposti, giocando con il Jazz, il Soul e la spontaneità Son. Gli accenti latini sono presi dai ritmi guaracha, rumba e guaguanco. La forza d’esecuzione è puro R&B. Un grande spettacolo, ricco d’improvvisazione e talento. Il pezzo migliore è naturalmente il classico “Anacaona” con la potente voce di Cheo Feliciano. Di grande impatto anche il romanticismo tropicale di “Quítate Tú”, dove risuona una felice fusione tra Salsa e Latin Jazz.

Nel disco due c’è più spazio per le canzoni, anche se l’orchestra è sempre pronta a impazzire e lasciarsi trascinare da assolo infiammati e ossessive ritmiche di bongos e conga. Il piano strappa spesso accordi jazz, imponendosi come lo strumento principe del genere. È questo un importantissimo documento per il movimento salsa e la musica tropicale in genere. Potente e divertente. E soprattutto suonato come si deve. Con tutta l’anima di El Barrio, la Harlem ispanica, dove cultura portoricana, cubana e italiana si contaminavano con lo spirito americano controculturale e festaiolo degli anni ’70. E buon compleanno alla cosa loro, nostra, latina.

70/100

Giuseppe Franza

25 gennaio 2012

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