NEON INDIAN, “Era Extrana” (Mom&Pop/Static Tongues, 2011)

Alan Palomo ha fatto strada a due anni da “Psychic Chasms”. Tour in ogni dove, soprattutto negli States, un EP, a dir poco allucinato, scritto coi Flaming Lips e una maturazione del suono per il promettente compositore che vira dai panorami tra naif e seghe in the bedroom dell’esordio. Il ventitreenne di Denton vola dal Texas a Helsinki e trasfigura gli standard chillwave un po’ come i suoi colleghi più validi nei rispettivi ultimi LP, Washed Out e Toro Y Moi, andando a pescare in sonorità electro più contemporanee, ma non solo. “Fallout”, il singolo di lancio mandava dei segnali piuttosto lampanti in direzione di una perversa attrazione per il synth-pop. Nella sua accezione meno patinata e pulita.

Per intendersi Palomo continua a far suonare di merda le sue suite irresistibili, ma emerge un suono più complesso e pensato. L’intro “Heart:Attack” proietta dagli sfigati panorami domestici allo spazio Neon Indian e il suo secondo lavoro. Le sonorità più ingenue di “Psychic Chasms” sopravvivono solo in “Arcade Blues” e nell’ipnagogia gotica della titletrack strumentale. Un brano invece che sarebbe paradigmaticamente glo-fi quale “Hex Girlfriend”, o la stessa “Polish Girl”, sbarazzina e ballabile sono gradevolmente deturpate da disturbanti distorsioni che sconfinano nei momenti più rumorosi del twee. Sa far alzare i bpm costruendo architetture synth-pop potenzialmente electro (“Suns Inrupt”) e figlie degli Eighties quanto i revivalist DFA. Sa stupire ancora per la carica visionaria di altri brani, come in “The Blindside Kiss”, un baccanale a bassa fedeltà figlio degli Xiu Xiu. Meno gameboy e più shoegaze, sembra a tratti il motto di questo “Era Extraña”. Restano i synth più delle chitarre a fare la canzoni, resta la voce svampita e impalpabile da eterno teenager con qualche rotella fuori posto, muta il primo impatto, senz’altro meno immediato.

“Halogen (I Could Be A Shadow)” rievoca i primi Simple Minds e atmosfere di quell’epoca d’oro dando un effetto nintendo ai Jesus & Mary Chain. Improbabili trait d’union tra M83 e Prince, la solita ironia nei titoli e nei giochi di parole dei testi, rimandi e riferimenti sempre naif, ma è altrettanto dura evitare di essere rapiti.

In ognuno di noi ci sarà stata una “Hex Girlfriend” con l’acca (hex = malocchio, incantesimo), un fallout, e il trittico “Heart:Attack” / “Heart:Decay” / “Heart:Release” è una facile allegoria per molte situazioni. Che forse in ognuno di noi ci sia inconsapevolmente un po’ di Neon Indian?

80/100

(Piero Merola)

6 Ottobre 2011

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