ATOMIKA KAKATO, “Old Wave Prophets” (Lo Scafandro, 2011)

Quello in questione è più che altro ed innanzitutto, fin dal titolo che più sibillino davvero non si potrebbe, un dischetto per archeologi instancabili della new wave. Archeologi armati di picchetto che abbiano però nello zaino anche una buone dose di umorismo e sappiano stare allo scherzo, almeno quando è fatto con un certo gusto.

Gli Atomika Kakato, assoldati nella nuova scuderia de Lo Scafandro del veterano Fabrizio Tavernelli, realizzano infatti un piccolo ed equivoco carnevale viareggino di caricature post-punk da tasca, nel quale, partendo da un’ossessione duraniana di fondo (che non può non destare una certa, allarmata, curiosità nel citato archeologo di cui sopra) prende corpo un vorace blob di citazioni che si riversa copioso e mistificante nelle più disparate direzioni di sviluppo canzonettaro, toccando Talking Heads, OMD, Human League ed XTC.
Quando parte una cover plastificata di “Hello I Love You” dei Doors, che immobilizza le movenze del Re Lucertola nei synth impallettati di un birignao neoromantico (con tanto di cut-up patafisico da “Quattro Amici Al Bar”) il parallelismo coi Devo scatta all’istante, soprattutto ad osservare le tute da scienziati pazzi radioattivi e il fare marionettesco-robotico che contraddistingue i quattro.

A fronte dell’indubbia competenza e di un certo innegabile mestiere (non ci troviamo del resto di fronte a predatori di primissimo pelo), a mancare è forse proprio una personalità vera e tangibile che sappia lasciarsi intuire dietro il minuetto instancabile di maschere usa e getta che ogni canzone toglie e indossa nel giro di qualche accordo. Della serie: quando l’innamorato si annulla totalmente nell’oggetto del proprio amore.

55/100

(Francesco Giordani)

17 marzo 2011

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