“Do The Joy”, una roba tipicamente da Air

Ogni volta che le note degli Air ricacciano fuori la testolina dalle finestre del loro mondo, succede sempre qualcosa. Dentro.

Il 6 luglio 2009 è stato il D-Day, “D” come lettera iniziale di “Do The Joy”, primo estratto del nuovo album che il duo francese – bontà loro! – ha permesso di scaricare gratuitamente in cambio dell’iscrizione alla loro newsletter. Per l’album se ne parla per Ottobre, il 2 per la precisione. Si chiamerà “Love 2”, e il profumo è immediato: un titolo da filmetto di serie Z degli Anni Settanta, una specie di sequel sfigato di “Paradise”, un secondo capitolo senza budget, insomma. Di un album mai esistito, per di più. Una roba tipicamente da Air.

“Do The Joy” parte con una sfumata all’incontrario, di solito una volta andava di moda invece la “sfumatura finale”, si chiudeva con quei calando nella dissolvenza del fruscio di una cassettina o del disco; difficile invece che un pezzo iniziasse (ed inizi tutt’oggi) così. Forse non è una versione definitiva. Mah. O forse è una delle scelte “genialate” dei due di Versailles: se nei prossimi due anni ascolteremo inizi del genere nel pop latu sensu, sappiamo da dove hanno preso spunto.

Un basso saturo fa da apripista ad un moog ondulante che avrebbe benissimo potuto essere usato in “Moon Safari” e a poco a poco si schiudono tutti gli elementi air-centrici: pianoforti rhodes, strings sintetici, vocoder e una ripetizione-mantra di “do-(the joy)-do-do-do” che riporta subito al “run-run-run-run-run” di “Run”, appunto. Alla fine parte anche un arpeggiatore e non manca più nulla, nell’universo degli Air perfettamente ricostruito, ancora una volta in maniera impeccabile. La batteria umana (di Joey Waronker) potrebbe riportare alle “Vergini Suicide”, le parti al vocoder forse un po’ di più “10.000Hz Legend”, in definitiva non si sa ancora da che parte andrà questo “Love 2”.

E per fortuna. Abbiamo ancora tempo per arrovellarci, per pregustarlo, per prepararci ad amarlo.
Dentro.

(Paolo Bardelli)