Intervista ai Perturbazione

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Ci sono dischi fra i tanti, e ci sono dischi che segnano. “Pianissimo Fortissimo” segna, interpella, muove sentimenti. Tanto che è ancora qua in questo in 2008 e tanto che l’intervista a Tommaso e Cristiano dei Perturbazione, fatta al Calamita prima dell’esibizione dello scorso maggio, si basa pedissequamente su quell’album. Una citazione per testo, rigorosamente in ordine di tracklist, per domanda. Andiamo a vedere se “Pianissimo Fortissimo” si è materializzato nella vita, e veniamo invece a scoprire che tra l’abbandono del bassista Stefano Milano, la figlia di Tommaso e il matrimonio di Cristiano, forse è la vita che si è materializzata nei Perturbazione.

“Pianissimo Fortissimo”, primavera 2007. Un anno in più, non cambia niente o è cambiato qualcosa?

C: Il 13 aprile del 2007 è uscito il disco, il 13 aprile 2008 è cambiato il governo. Qualcosa è cambiato! (risate) Beh, già il fatto che siamo in giro acustici rispetto all’anno scorso è un cambiamento che non è casuale, è anche un po’ coatto perché il bassista in questo momento è negli Stati Uniti e…

T: …per ora ha mollato il gruppo, poi magari un giorno torna.

C: Il batterista invece è molto impegnato a Milano e tutto quanto…

T: …in realtà gli abbiamo chiesto noi, visto che Stefano non c’era al basso, di trovarci in forma ridotta. Un anno in più cambia un casino, è stato durissimo, siamo un po’ esplosi nell’estate perché Stefano è stato il detonatore di tutta la serie di scazzi che sono venuti al pettine, probabilmente di tanti e tanti anni passati a guardare troppo spesso avanti dimenticandosi di vivere il presente, sempre proiettati chissà non lo so. Era iniziato bene il rapporto con la EMI ma è andato peggiorando e quello ha contato in tutti i casini. Siamo lì in una fase in cui stiamo cercando di non pianificare nulla dopo anni di marketing e pianificazione. Chi lavora con noi fatica perché siamo ingestibili e imprevedibili, però noi siamo felici così, vediamo come vanno i sentimenti. Abbiamo scritto 6 pezzi, non finiti, che però a lavorare così, take it easy, stanno uscendo bene.

C: Diciamo che con la EMI abbiamo messo il naso fuori, non ci è piaciuto e ci siamo richiusi in casa.

Sono stati dei palchi luccicanti quelli del tour “Pianissimo Fortissimo”?

C: Il tour è stato molto bello in realtà, anche se dipende dal punto di vista. Per noi erano abbastanza luccicanti, forse non per la gente che lavorava con noi a livello discografico.

T: Le persone importanti dell’etichetta non sono mai venute a vedere i concerti. Per quello poi ti domandi perché ci stai lavorando insieme. Ieri sera a Milano mi chiedevo chissà chi ci sarà, Milano è strana… alla fine c’erano duecento persone, tutti erano contenti. Non è assolutamente scontato che tu vai a suonare e c’è qualcuno che segue, che ascolta volentieri, che ti cerca, che viene apposta. Quindi per me sono sempre stati dei palchi luccicanti. L’anno scorso in estate a Bologna in Piazza Verdi è stato bellissimo, all’Estragon pure… suonare in Emilia è sempre una roba figa perché c’è un pubblico attento. Avvenendo tutte quelle cose nel frattempo era poi emozionante il senso di precarietà, si suonava e a settembre non si sapeva bene cosa sarebbe successo.

C: Forse è più giusto dire che i palchi sono sempre stati luccicanti, eravamo noi che non sempre avevamo l’argento vivo addosso. Un’altra cosa importante è che il tour l’avevamo fatto con una violoncellista sostituta, che è stata bravissima, però era la prima volta che eravamo smembrati sul palco.

T: Mancava Elena e si sentiva molto, emozionalmente e musicalmente. E’ su Marte quando le parli a che ora si suona ma sul palco c’è eccome, e suona col cuore.

Se è vero che ognuno di noi è un libro fra tanti, che libro sono stati i Perturbazione in questo anno?

T: A Gennaio è nata Emma, mia figlia, e da allora sto cercando di finire un libro di uno scrittore norvegese, “Il fratellastro” di Lars Christensen. Un libro comune di tutti che ha fatto il giro in furgone è invece “Fun Home” di una fumettista lesbica americana, Alison Bechdel, è una graphic novel. Per me infine “Full Of Life” di John Fante, che è la storia di un uomo e di sua moglie e di come diventano genitori.

Chissà perché la gente sul successo ha una teoria, se tocca a qualcun altro c’è un secondo fine. Il successo è toccato ai Baustelle…

T: Sono contento per i Baustelle, ma non ho la minima idea di come ciò accada. Ogni tanto qualcuno fa la propria cosa e riesce ad avere il termometro giusto della società che si muove, diventando una linea che la incrocia. E una canzone diventa un simbolo, che poi non è detto che rimanga o che fra 10 anni si troverà terribilmente invecchiata. A un artista però non conviene farsi queste domande, cercare di razionalizzare questo processo.

Perché manca sempre un pezzo ai Perturbazione per essere non felici ma conosciuti al grande pubblico?

T: Mi sono domandato tanto perché si fa di tutto per entrare in un sistema in cui poi diventi nauseante, e non ho ancora trovato la risposta. Quando vai in un negozio, poi dal tabaccaio, torni a casa e accendi la radio e senti per tre volte la stessa canzone anche la canzone più bella del mondo difficilmente non arriverà a stufarti. Mi domando perché non cambia il sistema di proporre le cose, è giusto fare una selezione, le playlist eccetera, ma arrivare a questo grado di nausea non l’ho mai visto prima. Forse sto invecchiando. Quindi sono un po’ disilluso sul fatto di entrare in quel sistema lì, anche se Gigi probabilmente non la penserebbe allo stesso modo. Personalmente mi spaventa il jet set, l’essere “di successo”, ho paura che cambi la vita e la mia vita mi piace così com’è.

C: In realtà i Perturbazione cercano di essere “di successo”, ma rifuggono le dinamiche che ti portano lì. Esempio emblematico fu, al tempo di “Canzoni allo specchio”, “Se mi scrivi” che era telefonata per un spot a

pubblicitario per cellulari. In realtà non è capitato ma non è una cosa che avremmo voluto.

A casa, a Rivoli, tornate prima che potete?

C: Tommaso non ci torna più perché adesso abita a Torino, Gigi se la porta direttamente dietro, ha la teoria “della tartaruga”. Però sì, torniamo, siamo vecchi, siamo molto domestici.

E invece qual è stato il più bel lampione che si è acceso ultimamente?

T: Per me la nascita di Emma, assolutamente!

C: E io ti potrei dire il fatto che mi sposo a giugno.

Con il governo Berlusconi IV ci apprestiamo a produrre, consumare e credere?

C: Forse a produrre, consumare e crepare. E’ il caso di tornare ai CCCP.

T: …e crepare, sì, così si dorme anche di più!

Capisco il senso di “Controfigurine”, ma non c’è nessuna figa strabiliante della reclame che non vi renda non tristi?

T: (risate) E’ una canzone strana, non l’abbiamo mai suonata dal vivo ed è una di quelle che è invecchiata di più. Forse rischia di essere un po’ moralista il testo. Infatti nel gruppo mi chiamano il “moralizzatore”!

Giugno, dove sarete?

C: Io mi sposo.

T: E io vado al suo matrimonio, finiamo i concerti e disegno – se tutto va bene – un videoclip per My Awesome Mixtape. Poi estate tranquilla, a godermi la bimba e a lavorare un po’ in studio.

(Paolo Bardelli)