I Fleet Foxes sul taxi: Black Cab Sessions

I tassisti ne devono vedere delle belle. Tante e varie. E l’ambientazione del taxi è, per una città come Londra o New York, il luogo più metropolitano che ci sia assieme alla tube. A qualcuno è venuto in mente, e ci ha fatto un format. Si chiama Black Cab Sessions www.blackcabsessions.com  ed ospita gruppi e artisti nei sedili dietro di un nero taxi inglese, girando per la città e suonando. Forse sarà venuto anche in mente che l’auto è il luogo dove si sente meglio la musica: è noto infatti che il mixing definitivo si ascolta spesso in macchina, sempre che si abbia un buono stereo.

Dicevamo: l’ultimo capitolo fino ad oggi delle Black Cab Sessions, il 46esimo, ospita Robin Pecknold dei Fleet Foxes – quintetto di Seattle che è uscito il 3 giugno su Sub Pop con l’album d’esordio dal titolo omonimo (“Fleet Foxes”) – che canta e suona con la sua chitarrina acustica mentre il taxi gira per la zona di ULU, a Londra.

I Fleet Foxes sono stati da subito associati a roba tarda-sixties tipo Crosby, Stills And Nash, e la sensibilità è effettivamente quella lì. I riflettori si sono accesi peraltro per un’altra ragione, ovvero per il 9.0 su 10.00 affibbiato da Pitchfork all’album. Sono la band del momento, hanno fatto il botto. Saranno i Panda Bear del 2008?

(Paolo Bardelli)